BERNA
Non è ancora stata determinata con certezza, anche se si fa già il nome della Russia, la provenienza dell'isotopo radioattivo Rutenio 106 (106Ru) rivelato nell'aria a sud delle Alpi.
Il 106Ru è stato identificato anche in diversi Paesi dell'Europa orientale e meridionale (Repubblica Ceca, Austria, Polonia e Italia).
La notizia del rilevamento di questo isotopo in Ticino per il tramite della stazione di Cadenazzo risale all'inizio di ottobre, indica oggi l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), specificando che le concentrazioni di questa sostanza non sono pericolose per l'uomo. Da allora le concentrazioni di questo radionuclide sono in diminuzione.
In Svizzera le concentrazioni nell'aria si sono rivelate più basse rispetto ad altri Paesi colpiti dalla contaminazione. Il valore massimo, misurato tra il 2 e il 3 ottobre in Ticino, è ammontato a 1'900 micro-Becquerel/m3.
Si tratta di un valore di 350 volte inferiore al limite d'immissione nell'aria fissato per questo radionuclide a 667'000 micro-Bq/m3 dall'Ordinanza sulla radioprotezione. Nessuna traccia di 106Ru è stata invece misurata nell'aria raccolta durante il medesimo periodo nelle altre stazioni di misura situate in Svizzera a nord delle Alpi.
Le cause all'origine di queste tracce sono ancora sconosciute, precisa l'UFSP. Calcoli dell'Ufficio federale di radioprotezione tedesco e dell'Istituto francese per la radioprotezione indicano però con alta probabilità che l'origine della contaminazione sia da ricercare nella regione a sud degli Urali.
Al momento non sono disponibili informazioni dalla Russia emesse dalle istanze competenti in materia. Anche l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA), informata dei risultati delle misurazioni, non ha ancora preso posizione sul tema.
Visto che è stato misurato esclusivamente del Rutenio 106, è possibile escludere un incidente di una centrale nucleare. Il 106Ru viene utilizzato in medicina per il trattamento tramite irradiamento dei tumori dell'occhio. Un impiego meno frequente è quello all'interno di batterie con radionuclidi, utili all'alimentazione di satelliti.
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