Nessuna condanna Segreto bancario e libertà di stampa, tutto rimanga com'è

cp, ats

6.5.2022 - 17:55

Cassette di sicurezza lontane da sguardi indiscreti.
Cassette di sicurezza lontane da sguardi indiscreti.
Keystone

Nonostante le critiche della relatrice dell'ONU sulla libertà di stampa in Svizzera, finora nessun giornalista è stato condannato per aver violato l'articolo 47 della Legge sulle banche (segreto bancario).

Keystone-SDA, cp, ats

Parola della Commissione dell'economia e tributi del Nazionale, secondo la quale non vi è alcun motivo di cambiare la legislazione in materia.

La legge sulle banche è finita nel mirino della relatrice dell'ONU, Irene Khan la quale, in un'intervista pubblicata lunedì dal «Tages Anzeiger», ha rimproverato alla Svizzera di criminalizzare il giornalismo.

La trasmissione di certi dati bancari è punibile fino a tre anni o con una multa. Ciò indipendentemente dal fatto che l'informazione sia di interesse pubblico o meno, stando alla Khan. A suo avviso, ciò scoraggia i giornalisti ad usarli e porta all'autocensura. Per paura di un procedimento penale, Tamedia ha deciso di non partecipare a un'inchiesta internazionale sul Credit Suisse («Suisse Secrets»).

Viste la critiche delle Nazioni Unite e l'eco internazionale di questa inchiesta, precisa una nota odierna dei servizi parlamentari, la CET-N ha sentito una rappresentanza dell'Associazione svizzera dei banchieri ed esperti di criminalità economica e di diritto dei media.

Nella successiva discussione alcune proposte di interventi volti a rafforzare la libertà di stampa su questioni concernenti la piazza finanziaria mediante una modifica della legge sulle banche sono state respinte. Secondo la maggioranza, non vi è la necessità di legiferare in materia perché, per quanto riguarda la prevenzione del riciclaggio e di altre attività di criminalità economica, nel corso degli ultimi anni le banche svizzere si sono ulteriormente sviluppate e sono ora conformi agli standard internazionali.

Con un adeguamento della legge sulle banche vi è il rischio di favorire l'esposizione di privati alla condanna pregiudiziale da parte dell'opinione pubblica. Stando alla CET-N, nella prassi non è finora mai stato condannato alcun operatore dei media per aver violato l'articolo 47 della legge sulle banche.