Sessione «Soft law», parlamento va coinvolto di più

ATS

12.3.2020 - 14:17

Il consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI).
Il consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI).
Source: KEYSTONE/GAETAN BALLY

Le Camere federali vanno maggiormente coinvolte in materia di politica estera e di approvazione di «soft law», raccomandazioni internazionali non giuridicamente vincolanti.

Lo chiede una mozione del consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI), approvata oggi dal plenum per 96 voti a 91 e 5 astenuti. Il dossier va agli Stati.

Romano propone di precisare l'articolo 152 della Legge sul Parlamento affinché le competenze di quest'ultimo in politica estera e la sua libertà nelle scelte legislative interne non possa essere scavalcata o limitata da «soft law» adottate unilateralmente dal Consiglio federale.

Secondo Romano, ciò vale soprattutto per quelle convenzioni internazionali con uno spiccato carattere politico, non certo per i testi meramente tecnici.

Nella motivazione del suo intervento, il deputato ticinese ha citato il caso recente in cui il rappresentante svizzero all'ONU ha attivamente promosso l'elaborazione del Patto delle Nazioni Unite sulla migrazione, che poi il governo ha deciso di approvare. In quell'occasione il Parlamento è stato consultato solo a cose fatte.

Per il Ticinese, dopo una pubblica approvazione è difficile per la Svizzera fare «marcia indietro», cioè rifiutarsi di adottare, totalmente o parzialmente, una raccomandazione internazionale. A suo avviso, «è essenziale ribadire che il Parlamento non debba essere messo davanti al fatto compiuto».

Pur essendo consapevole dell'importanza sempre maggiore della questione delle «soft law», il consigliere federale Ignazio Cassis, che chiedeva di respingere la mozione, ha sostenuto in aula che è prematuro avviare ora un adeguamento della legislazione sul Parlamento prima che venga pubblicato il rapporto governativo su questo tema su incarico della Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati.

Il postulato della commissione chiede all'esecutivo di stilare un rapporto proprio sulla «soft law» e di determinare come questo strumento debba essere qualificato giuridicamente e politicamente. Nel testo si discuterà inoltre del coinvolgimento del Parlamento in questo settore nel rispetto della ripartizione costituzionale delle competenze.

Insomma, per Cassis la richiesta formulata dalla mozione è in pratica già stata accolta. Il plenum, tuttavia, ha sconfessato il ministro degli esteri, anche per mantenere alta la pressione sull'esecutivo su un tema giudicato sensibile.

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