MediaSSR e media privati pronti a cooperare per transizione digitale
ATS
14.11.2017 - 19:48
I media privati e la SSR devono sedersi allo stesso tavolo per evitare l'indebolimento generale del settore e cooperare nella transizione digitale.
Il direttore generale della SSR Gilles Marchand e Mario Supino, presidente dell'associazione degli editori della Svizzera tedesca Schweizer Medien, sperano di trovare delle soluzioni nel corso dei prossimi mesi.
In una conferenza odierna sull'avvenire dei media a Berna, SSR e Schweizer Medien non hanno voluto insistere sulle loro divergenze di vedute in merito alla portata del servizio pubblico e alla diminuzione del canone radio-tv, o addirittura alla sua abolizione come vorrebbe l'iniziativa "No Billag". Schweizer Medien non ha ancora indicato una parola d'ordine in vista della votazione del prossimo 4 marzo, ma il suo vicepresidente Peter Wanner ha affermato che "un sì non sarebbe una catastrofe".
Marchand e Supino hanno riconosciuto il bisogno di agire per preservare i media in un momento cruciale della loro storia, quello della transizione digitale. Il direttore generale della SSR ha assicurato che questa intende "ridurre il budget di circa 150 milioni di franchi in cinque anni" a causa della diminuzione continua delle entrate commerciali e della fissazione del tetto massimo per i canoni di ricezione, rivisto per il 2019. Il direttore generale ha invitato tutti gli attori in gioco a "un dialogo professionale serio e aperto nonostante un decennio di tensioni", poiché le "collaborazioni sono possibili".
Da ottobre la SSR propone dei video di attualità gratuiti ai media privati, a condizione che non li modifichino e che rispettino il marchio. "Ci sono, attualmente, 23 media svizzeri che hanno deciso di beneficiarne", ha rilevato Marchand.
Supino ha invece proposto un aiuto federale diretto di 100 milioni di franchi all'anno destinato ai media privati, il quale "finanzierebbe il giornalismo e la ricerca nel campo, per sviluppare l'offerta e la sua qualità". Questo sostegno - ha detto - è da preferire rispetto a una nuova legge sui media troppo ambiziosa, che rischia di condurre alla sovraregolamentazione, di minacciare l'indipendenza giornalistica e di impedire l'innovazione.
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