GiustiziaLa SEM ha respinto a torto il visto umanitario a un'attivista siriana
mp, ats
6.4.2022 - 18:32
La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha respinto a torto un visto umanitario a una siriana impegnata nella difesa dei diritti umani. Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha accolto un ricorso del marito che vive in Svizzera. I giudici ritengono che la donna sia seriamente minacciata in Libano, dove risiede attualmente.
mp, ats
06.04.2022, 18:32
SDA
Il marito aveva ottenuto l'asilo in Svizzera nel gennaio 2020. Lo stesso anno, la SEM si era opposta alla sua domanda di ricongiungimento famigliare. Tale decisione era stata confermata nel marzo 2021 dal TAF. Nella sua sentenza, la corte aveva evocato tuttavia la possibilità di un visto umanitario.
L'ambasciata svizzera a Beirut prima e la SEM in seguito avevano tuttavia respinto la concessione del visto. In una sentenza pubblicata oggi, il Tribunale amministrativo federale ha annullato la decisione della Segreteria di Stato della migrazione e ordinato di concedere il documento alla donna.
Profilo ad alto rischio
I giudici sangallesi concludono che la minaccia che pesa sull'interessata sia sufficientemente accertata. In quanto attivista e sposa di un militante, la Siriana presenta un profilo ad alto rischio che, contrariamente all'apprezzamento della SEM, si distingue «nettamente» da quello di altri rifugiati siriani in Libano.
Nel Paese dei cedri, la donna ha assunto funzioni dirigenti in seno a un'ONG che aiuta i rifugiati siriani. Assieme al marito, aveva stretto amicizia da anni con l'editore libanese Lokman Slim. Critico del movimento sciita Hezbollah, Slim era stato assassinato nel febbraio 2021.
Minacce e convocazioni
Dal canto suo, l'attivista non è stata soltanto minacciata da sconosciuti ma anche convocata dalla polizia e dai servizi segreti. Inoltre, sono venuti a cercarla sul suo luogo di lavoro a numerose riprese.
I locali dell'ONG sono stati perquisiti nell'ottobre 2020 da sconosciuti armati. Nel 2021, per mesi la donna non è uscita di casa, si è nascosta e ha cambiato più volte domicilio.
Nella sua decisione la SEM non contestava il fatto che la Siriana presentasse un profilo ad alto rischio, ma riteneva che la minaccia che pesava su di lei non fosse stata dimostrata. Nemmeno un documento che attestava le funzioni dell'interessata in seno all'ONG, una lettera del centro di presa a carico delle vittime di tortura, con la quale si indicava che correva un rischio diretto, o ancora il certificato di un ospedale dove era stata tratta per attacchi di panico non avevano convinto la Segreteria di Stato della migrazione.