Lavoro Unia: «La pandemia porta il personale sanitario al limite»

ATS

7.5.2020 - 16:47

Il sindacato Unia chiede di migliorare urgentemente le condizioni di lavoro del personale delle case per anziani, già al limite del sopportabile prima della Covid-19.
Il sindacato Unia chiede di migliorare urgentemente le condizioni di lavoro del personale delle case per anziani, già al limite del sopportabile prima della Covid-19.
Source: KEYSTONE/LAURENT GILLIERON

Nuovo allarme di Unia per il continuo deteriorarsi delle condizioni di lavoro e di salute del personale di case di per anziani e di cura: la Covid-19 rischia di dare loro il colpo di grazia e di aumentare la penuria di questi lavoratori specializzati sottopagati.

In un comunicato odierno il sindacato chiede quindi di migliorare urgentemente le condizioni di lavoro e di riorganizzare il finanziamento del settore.

Due sondaggi condotti nel 2019 – ad inizio anno e in estate, su un totale 1700 persone – mostrano che gli addetti alla cura degli anziani sono già al limite della sopportazione da anni.

Lo stress, il sovraccarico di lavoro e i problemi di salute sono la norma da parecchio tempo, ben prima della crisi dovuta al nuovo coronavirus, scrive Unia.

La pandemia attuale non può che peggiorare le cattive condizioni di lavoro e aggravare i problemi di salute. Questa circolo vizioso deve ora essere fermato, aggiunge il sindacato.

Il 50% pensa di non rimanere nel ramo fino alla pensione

Dall'indagine di Unia – i risultati dettagliati sono disponibili in francese e tedesco (www.unia.ch/enquete-soins oppure www.unia.ch/pflege-umfrage) – risulta ad esempio che il 72% del personale di case per anziani e di cura soffre di problemi psichici a causa del lavoro.

Il 50% afferma di non immaginarsi di rimanere in questa professione fino al pensionamento, soprattutto per problemi di salute.

Pressioni causate dal nuovo sistema di finanziamento

Solo il 4% degli interpellati non ha avuto un problema di salute nei dodici mesi precedenti il sondaggio. Il 28% ha trascorso almeno un congedo malattia di almeno un mese. Per il 50% del personale il periodo legale di undici ore di riposo tra un turno e l'altro non è rispettato da una a cinque volte al mese. Per il 30% oltre cinque volte.

Circa il 90% degli operatori sanitari del settore riferisce di lavorare spesso sotto pressione. Il nuovo sistema di finanziamento delle cure ha introdotto limiti di tempo standardizzati per tutte le procedure. E l'attività è spesso percepita come un lavoro a catena.

Il 27% degli intervistati ha un reddito mensile lordo tra i 3000 e i 4000 franchi, il 38% tra i 4000 e i 5000 franchi e il 20% guadagna più di 5000 franchi. Il 59% del personale di assistenza agli anziani guadagna addirittura meno di 4000 franchi lavorando a tempo pieno.

Già al limite prima della pandemia

E se non bastassero questi e una moltitudine di altri risultati, sottolinea il sindacato, la crisi del coronavirus mostra che il sistema ha decisamente raggiunto i suoi limiti.

Il regime di finanziamento adottato dai politici – scrive Unia – ha comportato una carenza cronica di personale, salari bassi, orari di lavoro difficili nonché un elevato numero di assenze per malattia, e di conseguenza più carico per il personale rimanente. Sono tutti fattori che rendono le case per anziani poco attraenti quali luoghi di lavoro.

«Circolo infernale»

Per fermare questo «circolo infernale» che va avanti da anni, Unia chiede quindi paghe più alte, orari di lavoro più umani, una migliore pianificazione dei servizi e una sana organizzazione del lavoro. Il tutto definito in un dialogo tra il datore di lavoro, il personale e i sindacati.

D'altro canto – aggiunge Unia – occorre anche una riorganizzazione del finanziamento dell'assistenza: per migliorare le condizioni di lavoro è necessario un solido finanziamento basato su criteri di qualità e non solo su una tariffa una tantum. È inoltre necessaria una maggiore formazione a tutti i livelli.

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