Lotta agli estremisti Vögeli: «Il Servizio d'informazione non deve ricevere un assegno in bianco»

Di Alex Rudolf

6.6.2022

Immagine illustrativa.
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KEYSTONE/GAETAN BALLY

Quando si tratta di indagare sugli estremisti violenti, i servizi segreti dovrebbero avere più libertà. Dopo numerosi passi falsi avvenuti negli ultimi mesi, sorge spontanea una domanda: è arrivato il momento giusto?

Di Alex Rudolf

Il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) dovrebbe avere più possibilità per prevenire l'estremismo violento. Alcune settimane fa la ministra della difesa Viola Amherd ha inviato un disegno di legge per la consultazione. Di conseguenza, i servizi segreti dovrebbero essere autorizzati a monitorare i computer e le telefonate di estremisti aggressivi o violenti. Un provvedimento che richiede un'autorizzazione.

Che la protezione della privacy è un bene prezioso in Svizzera lo dimostra l'acceso dibattito pubblico che il tema suscita. L'anno scorso, giova ricordare, la legge sulle Misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT) è stata approvata dall'elettorato con una netta maggioranza di quasi il 60%. In quel momento sono state criticate le formulazioni in parte vaghe del disegno di legge, ma anche l'applicazione cautelativa delle norme.

È il momento giusto per mettere in consultazione tale legge? Il SIC ha già fatto notizia diverse volte quest'anno. Il Consiglio federale ha avviato un'indagine a gennaio perché i cyber-specialisti del SIC avrebbero raccolto informazioni su potenziali aggressori tra il 2015 e il 2020 senza essere autorizzati a farlo.

Workshop sul riconoscimento facciale e l'antisessismo

Anche l'uso di software per il riconoscimento facciale è controverso tra i diversi esperti legali. Oltre a quattro organi di polizia cantonale, anche il SIC utilizza le forze di polizia per verificare se delle persone note stanno entrando in Svizzera.

Il metodo però non è fondato su una base giuridica, secondo Monika Simmler, docente di diritto penale, nel programma «Rundschau» della SRF. Tre ONG hanno già lanciato una petizione contro l'uso di tale software.

In aprile poi s'è saputo che non ci sono questioni aperte solo sulla professionalità, ma pure che la cultura aziendale lascia a desiderare. La SRF ha riferito che i dipendenti hanno dovuto completare un seminario sull'antisessismo perché un gruppo di lavoro interno è giunto alla conclusione che: «Il sessismo pregiudica il buon funzionamento del SIC».

Il SIC dovrebbe effettivamente essere dotata di più competenze? «I casi di sorveglianza illegale sono emersi solo quest'anno, ma è successo molto tempo fa», afferma la consigliera nazionale Ida Glanzmann (Il Centro/Lucerna) che siede nella Commissione della politica di sicurezza (CPS) e sostiene un forte servizio d'informazione.

In Commissione ha più volte riscontrato carenze nelle possibilità investigative del SIC. Quindi ci sono stati regolarmente fatti di cui non si è potuti andare a fondo. «La gente ha riconosciuto questa esigenza con l'approvazione dell'MPT l'anno scorso», afferma Glanzmann.

Dipende da formulazioni precise

Tobias Vögeli vede le cose in modo diverso. L'anno scorso ha fatto parte del comitato contro la legge MPT e della task force sulla politica di sicurezza dei Verdi liberali (PVL). Sebbene sia ancora troppo presto per una valutazione dettagliata, condivide le sue prime impressioni con blue News: «In vista delle violazioni della legge commesse dal SIC, c'è effettivamente un'area di conflitto», afferma.

Il fatto che le nuove competenze siano essenzialmente misure preventive le rende particolarmente delicate. «Perché qui il SIC prende di mira le persone che non hanno ancora commesso nulla». Questo è vero, ma bisogna osservare attentamente la situazione e fare dei controlli funzionanti.

Nell'ulteriore elaborazione della legge, è importante usare formulazioni precise. «Il SIC non deve ricevere un assegno in bianco», aggiunge.

All'epoca dello scandalo delle schedature, i controlli fallirono completamente

Il fatto che alcune misure per ottenere informazioni sugli estremisti violenti siano soggette ad approvazione è legato allo scandalo delle schedature, emerso alla fine degli anni '80. Alla fine della Guerra Fredda, i servizi segreti avevano compilato quasi 900.000 dossier su persone che provenivano principalmente dal campo politico di sinistra. Di conseguenza, il legislatore è stato prudente. Da quel momento il SIC ha bisogno del permesso per ottenere informazioni sulle persone in base alle loro opinioni politiche.

Per Vögeli è chiaro che sono necessari controlli ben funzionanti. «Servono quelli che funzionano meglio di quelli attuali e, soprattutto, quelli che funzionano molto meglio di quelli del passato. Perché allora hanno fallito completamente».

«Gli oppositori dei servizi segreti troveranno un bersaglio da attaccare in ogni progetto», è convinta da parte sua Glanzmann. Tuttavia, lo scopo non è quello di indebolire il progetto in misura tale da ostacolare o rendere inservibile il lavoro del SIC. «Se tutti i requisiti di protezione dei dati fossero soddisfatti, non avremmo più bisogno di un servizio di intelligence».

Se gli oppositori si rivolgessero contro il SIC con delle richieste simili a quelle che hanno fatto contro l'MPT, la protezione degli autori di reati avrebbe un peso maggiore rispetto alla protezione della popolazione svizzera, Glanzmann ne è convinta: «E questo non lo voglio, desidero che si diano più competenze al Servizio d'informazione». Ciò è stato richiesto anche in diverse iniziative parlamentari.

Per Vögeli il referendum non è obbligatorio. «Se il Consiglio federale e il Parlamento hanno il necessario tatto, si può creare un buon modello che unisca sicurezza, prevenzione e libertà».