Ticino Merlani: «Al derby almeno 14 positivi, di cui 9 casi Omicron». Pedevilla: «Richiamo per tutti entro il 9 febbraio»

sam

20.12.2021

Nella foto da sinistra, Giovan Maria Zanini, farmacista cantonale e Giorgio Merlani, medico cantonale.
Nella foto da sinistra, Giovan Maria Zanini, farmacista cantonale e Giorgio Merlani, medico cantonale.
archivio Ti-Press

Per aggiornare sulla campagna di vaccinazione e sulla situazione epidemiologica legata al Covid in Ticino, le autorità cantonali hanno organizzato per questa mattina una conferenza stampa da Bellinzona.

sam

20.12.2021

Ad aprire la conferenza stampa è stato il medico cantonale Giorgio Merlani, il quale ha fatto il punto della situazione odierna. Nel fine settimana sono stati registrati 667 casi positivi, il che - ha affermato - si tratta di un nuovo record. Vi sono inoltre state altre 104 ospedalizzazioni e 5 decessi a causa del Covid.

In terapia intensiva, questa mattina, c'erano 19 pazienti (20 fino a ieri sera): 14 di essi sono persone non vaccinate. Quelle immunizzate sono persone anziane, fragili, a cui sono diminuiti gli anticorpi.

Secondo Merlani «questi dati mostrano un aumento continuo, una crescita simile a quella della seconda ondata. Si tratta di una situazione in continuo cambiamento. E questo a causa da una parte delle varianti, ma anche per le contromisure prese da Berna. Ma la situazione è chiara e preoccupante».

«Se vogliamo fare un confronto con le ondate precedenti, in questa fase sembra che il Ticino sia meno toccato dal resto della Svizzera. Ma ciò non è una consolazione e non possiamo stare tranquilli, basti considerare che nell'ultima settimana abbiamo raddoppiato i casi rispetto al weekend scorso», ha fatto notare il medico cantonale.

Merlani: «La pressione sale, anche sulle strutture sanitarie»

Il medico cantonale ha anche spiegato che in questo momento c'è una grande diffusione del virus anche tra i giovani e questo soprattutto per colpa della variante Delta, che si diffonde velocemente, ma meno tra gli anziani e le persone vaccinate.

Con queste premesse, ha affermato Merlani, anche se in Ticino c'è un andamento più cauto e oscillante, il trend è a salire, così come anche la pressione, «anche perché non ci vogliamo permettere di dover smantellare le attività sanitarie e ospedaliere per prenderci cura solo dei pazienti Covid. Attualmente il dispositivo è già stato potenziato per questi pazienti, ma viene garantita una presa a carico per tutte le patologie».

Per questi motivi, il medico cantonale ha spiegato che - come noto - è stato chiuso temporaneamente il pronto soccorso dell'Ospedale italiano di Lugano e ha fatto sapere che, entro stasera, verrà chiuso anche il punto di primo soccorso dell'ospedale di Faido. «Questo per poter muovere personale e materiale in modo da poter rinforzare le terapie intensive».

A Faido, al posto del punto di primo soccorso, verrà aperto un checkpoint dove potersi presentare in caso di sintomi e potersi così sottoporre al tampone. Questa struttura resterà aperta almeno fino al 7 gennaio.

Finora almeno 14 positivi in curva, di cui 9 casi di Omicron

Il medico cantonale ha poi focalizzato la sua attenzione su Omicron, spiegando che pian piano si inizia a sapere qualcosa di più su questa nuova variante. Ma le certezze, ha aggiunto, sono poche: «A noi preoccupa la rapidità di diffusione». 

Stando a informazioni del laboratorio dell'Ente ospedaliero, si può stimare che nel giro di una settimana la quota dei contagi associati alla variante sia passato dal 5 al 40% in Ticino.

Alcuni casi, come noto, sono ormai già presenti sul territorio cantonale, uno dei quali era stato riscontrato in una persona presente in curva durante il derby di hockey alla Gottardo Arena. Per questo, l'Ufficio del medico cantonale aveva disposto un depistaggio (chiamato «operazione curva») e chiesto ai presenti di sottoporsi a una test.

Delle 2000/2500 persone che potrebbero esserci state quella sera in curva (tra cui tifosi d’Oltralpe), almeno un 10% ha deciso di rispondere all'appello del medico cantonale ed effettuare il tampone presso i checkpoint, ma vi è stato un grande flusso anche nelle farmacie, per cui i dati sono ancora in aggiornamento. «Abbiamo notato con piacere un grande senso di responsabilità».

Venerdì hanno fatto il test 195 persone che erano presenti in curva e 12 sono risultate positive. Sabato in 21 e due sono risultate positive. «Al momento abbiamo la conferma intermedia, che sei 12 positivi di venerdì, in 9 casi si tratta di Omicron». A dimostrazione, appunto, della rapidità di diffusione di questa variante.

«Prudenza, prudenza, prudenza»

Quindi, prima di concludere il suo intervento, Merlani ha chiesto a tutti di fare molta attenzione, soprattutto in questo periodo di festa, durante il quale si incontrano molte persone. Il medico cantonale ha quindi ricordato i comportamenti ormai noti (distanza, mascherina, lavare le mani) e soprattutto l'imporanza della vaccinazione, «che non è assoluta come protezione, non è uno scudo che non ci fa ammalare, ma è certo che riduce i decorsi gravi».

Il messaggio del medico cantonale è quindi: «Prudenza, prudenza, prudenza».

Zanini: «In aumento le persone che decidono di farsi vaccinare»

In seguito, a prendere la parola è stato il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini, il quale ha spiegato che nelle ultime 2 settimane il numero di vaccinazioni in Ticino è salito molto. «Siamo tornati ai numeri che abbiamo avuto tra metà maggio e metà giugno, quando c'è stato il picco di immunizzazioni. Siamo oggi a un totale di 563mila dosi somministrate».

Attualmente è in corso la somministrazione di 70mila dosi di richiamo, ma continua anche la vaccinazione di base. «Abbiamo un numero davvero interessante di prime dosi, soprattutto nelle ultime 6/7 settimane». Al momento, 254mila ticinesi hanno ricevuto almeno una dose, il che equivale all'80% della popolazione vaccinabile.

Per tornare alle dosi di richiamo, sono state somministrate 70mila dosi alle 100mila persone che ne hanno diritto, se si considerano i 6 mesi dalla seconda dose. Quindi oltre il 70% delle persone a rischio dai 65 ai 74 anni sono già state vaccinate o hanno un appuntamento, mentre se si considera la categoria degli over 75 la percentuale sale al 90%.

Al via le prenotazioni per il richiamo da 4 mesi dalla seconda dose

Il Consiglio federale ha comunicato venerdì che, da subito, è possibile fare il richiamo già dopo 4 mesi dalla seconda dose.

Quindi il numero di persone che ne hanno diritto è passato da 100 a 195mila, quota che - ha spiegato Zanini - aumenterà ogni settimana di circa 3mila unità. «Per noi si tratta ovviamente di una sfida molto grande perché le condizioni sono cambiate. Sarebbe come dire a Noè Ponti, quando è già in vasca, che non farà più la gara dei 100 metri, ma quella dei 200».

Ad ogni modo, il Ticino ha iniziato subito i preparativi per il potenziamento  del dispositivo cantonale e quindi fin da subito sono possibili le prenotazioni per il richiamo anche per chi ha fatto la seconda vaccinazione almeno 4 mesi fa.

«Sarà impossibile vaccinare tutti immediatamente visto il cambiamento delle condizioni. Quindi chiediamo comprensione e pazienza ai cittadini», ha affermato il farmacista cantonale.

Richiamo anticipato per combattere la variante Omicron

Zanini ha spiegato che dal punto di vista medico la scelta di scendere ai 4 mesi dalla seconda dose per il richiamo è giustificata da motivi scientifici, soprattuto per combattere la variante Omicron «che buca il vaccino molto di più di Delta. Ma con la dose di richiamo la protezione aumenta in modo notevole».

La somministrazione a 4 mesi invece dei 6, ha tenuto a precisare il farmacista cantonale, non è stata omologata da Swissmedic dal momento che non c'è stata la richiesta dei produttori di vaccini. «Stiamo quindi facendo qualcosa che è solamente raccomandato da una Commissione federale, il che è comunque una garanzia e in linea con quanto stanno facendo anche gli altri paesi. Ma questo comporta comunque la necessità di un consenso informato dalla popolazione».

Infine Zanini ha accennato alla vaccinazione per i bambini dai 5 agli 11 anni, la quale sarà possibile da gennaio. Questo perché ai più piccoli deve essere somministrato un vaccino speciale, con una formulazione pedriatrica. «Tale vaccino ci deve ancora arrivare. Anticipo però che verrà data la priorità ai bambini con malattie croniche o che vivono in economie domestiche con persone a rischio in quanto non possono essere vaccinate», ha concluso il farmacista cantonale.

Potenziamento del disposizioni per le vaccinazioni

Infine, si è espresso il capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione Ryan Pedevilla, il quale ha ricordato che il dispositivo di vaccinazione è garantito da diversi centri sparsi sul territorio cantonale (il Mercato coperto di Giubiasco, che somministra fino al 4 gennaio tutti e 3 i preparati, il Conza di Lugano, il Centro della protezione civile di Tesserete, il Palapenz di Chiasso e da gennaio anche il Mercato coperto di Mendrisio, il centro di Biasca e poi da gennaio di nuovo il Fevi di Locarno).

Ma non solo: ci sono anche 72 farmacie e 78 studi medici che possono somministrare il vaccino di Moderna. «È quindi importante sapere che ci sono varie possibilità per farsi vaccinare o richiedere il richiamo».

Nel fine settimana, ha detto Pedevilla, ci sono state circa 7mila nuove iscrizioni di persone che desiderano ricevere il richiamo, questo ancora considerando i 6 mesi dalla seconda dose. Attualmente sono quindi stati fissati 1500 appuntamenti entro la fine dell’anno e 5500 all’inizio di gennaio.

«Le circa 100mila persone in più che, da oggi, secondo le disposizioni federali, possono richiedere il richiamo non ci permettono di essere da subito disponibili per tutti. Abbiamo però richiamato il sistema attualmente in vigore per quanto riguarda le capacità di vaccinare che è di 25mila somministazioni. E con l’apertura dei maxi centri riusciremo a potenziare il tutto, anche grazie alle farmacie», ha tenuto a precisare il capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione.

Richiamo per tutti entro il 9 febbraio

Pedevilla ha quindi rivolto un appello alle persone che, nell’ambito sanitario, sono autorizzate ad effettuare iniezioni intramuscolari ad annunciarsi. «Questo perché abbiamo anche ricominciato la collaborazione con le scuole sanitarie, ma il grande numero di contagi (quarantene o isolamento) anche tra i vaccinatori rischia di rallentare il tutto. Quindi puntiamo ad avere una riserva di personale formato e capace di intervenire immediatamente per garantire le vaccinazioni».

Se tutti gli aventi diritto vorranno il richiamo e ci sarà disponibilità a muoversi sul territorio in base alla disponibilità di appuntamenti, Ryan Pedevilla stima che fra il 6 e il 9 febbraio tutti gli interessati potranno aver ricevuto il «booster».