Digitale & Lifestyle Alcol: non esiste un limite di consumo «sicuro»

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3.9.2018 - 16:08

Foto simbolica
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dpa

Gli esperti confermano che, in nessun caso, bere fa bene alla salute, nemmeno se lo si fa con moderazione.

Tanti di noi pensano che un bicchiere di vino di tanto in tanto non possa nuocere, anzi, che faccia «buon sangue» e dunque possa giovare alla circolazione e alla salute del cuore. Ma in realtà i contro superano di molto i pro, come sostengono gli esperti dell’Institute for Health Metrics and Evaluation presso la University of Washington.

In un’indagine denominata Global Burden of Disease, il team ha analizzato il consumo di alcol in 195 paesi del mondo, da parte di individui di un’età compresa tra i 15 e i 95 anni, tra il 1990 e il 2016.

Di 100mila non bevitori, solo 914 avevano sviluppato un problema di salute associato al vizio del bere come un tumore, o avevano avuto un incidente legato al consumo di bevande alcoliche.

Tuttavia, il rischio di incappare in un problema di salute aumentava nel caso dei bevitori abituali, anche se consumavano solo una bevanda alcolica al giorno (4 in più). Se ne consumavano due, il numero saliva a 63, mentre si aggiungevano 338 persone se gli alcolici consumati giornalmente erano 5.

«Passati studi indicano che gli effetti dell’alcol possono essere preventivi in alcuni casi, ma ora abbiamo scoperto che il rischio di salute associato all’alcol sale significativamente con l’aumento del consumo», ha spiegato dottor Max Griswold, leader dello studio.

«La forte associazione tra il consumo d’alcol e il rischio di cancro, infortuni, e malattie infettive, supera di gran lunga gli effetti potenzialmente protettivi di questa sostanza verso le malattie del cuore, secondo il nostro studio. I rischi aumentano con l’incremento di un solo drink al giorno, e aumentano ancora con il consumo di più bevande».

Nel mondo, si pensa che una persona su 3 beva alcol: questo consumo, a sua volta, è associato a circa un decimo di tutte le morti negli individui di un’età compresa tra i 15 e i 49 anni.

La ricerca è stata pubblicata per intero nella rivista scientifica The Lancet.

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