Digitale & Lifestyle Alcol: pericolo anche nelle basse gradazioni

CoverMedia

16.2.2018 - 16:10

Source: Covermedia

Gli alcolici più comuni come la birra e il vino possono rappresentare un grosso rischio per i consumatori.

Scegliere un drink dalla bassa percentuale alcolica può rivelarsi molto pericoloso secondo i ricercatori dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito. Il team, capitanato dalla dottoressa Milica Vasiljevic, ha analizzato le strategie di marketing dietro alla vendita di tali alcolici, scoprendo una tendenza a pubblicizzare gli alcolici «diluiti» (meno forti dei superalcolici) come un’alternativa alle comuni bevande analcoliche, piuttosto che come un vero e proprio drink contenente alcol.

Il team nota che nessuna pubblicità, inoltre, incoraggia il consumatore a bere di meno; anzi, occasioni in cui sarebbe meglio evitare il consumo di alcol come le pause pranzo, gli eventi sportivi, e le escursioni nella natura, sono al centro dei suggerimenti di tanti spot commerciali.

«La grande disponibilità di prodotti alcolici dalla bassa gradazione può potenzialmente ridurre il consumo di alcol se il consumatore sceglie questi prodotti al posto di altri con una più alta percentuale, altrimenti, ciò che accade è che, semplicemente, il consumo aumenta poiché aumentano le occasioni in cui le persone bevono alcol», ha dichiarato la dottoressa.

«I risultati della nostra ricerca indicano che le bevande contenenti meno alcol di ciò che viene considerato normale, come le comuni birre e il vino, possono essere pubblicizzate come sostituti delle bibite analcoliche».

I ricercatori tengono a sottolineare che questo genere di marketing può portare le persone a consumare più alcolici.

«Sarebbero utile svolgere ulteriori ricerche che esplorino i risultati ottenuti includendo altre piattaforme di commercio, che si estendano oltre quelle proprie del Regno Unito, e che analizzino il messaggio inviato ai consumatori dai distributori riguardo ai loro prodotti in Paesi diversi», ha concluso la dottoressa Vasiljevic.

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica BMC Public Health.

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