Salute Allerta scienza: un nuovo farmaco contro gli infarti

CoverMedia

18.3.2019 - 16:10

Three dimensional view of human heart.

When: 21 Nov 2014
Credit: Stocktrek Images/Cover Images
Three dimensional view of human heart. When: 21 Nov 2014 Credit: Stocktrek Images/Cover Images
Source: Stocktrek Images/Cover Images

I ricercatori stanno sviluppando un medicinale che agisce sul tessuto danneggiato, causa di attacchi di cuore.

Il progresso in ambito scientifico apre continuamente le porte a nuovi orizzonti, dandoci speranza nella lotta contro le malattie più gravi. In questo caso particolare, parliamo di quelle cardiovascolari.

Un team di ricerca dell’Imperial College London (ICL), in collaborazione con l’associazione umanitaria inglese British Heart Foundation (BHF), è attualmente impegnato in laboratorio nello sviluppo di una nuova pillola che, secondo i primi test clinici, sarebbe sorprendentemente in grado di ridurre il rischio di infarti: la percentuale, secondo i risultati, è del 60%.

Come spiegano i ricercatori della BHF, l’azione del farmaco blocca i segnali chimici dannosi che si producono quando il flusso di sangue nel cuore viene interrotto. Il rilascio di questi segnali è dato da un deficit di ossigeno, che a sua volta causa la morte dei tessuti e dunque un’insufficienza cardiaca pericolosa per lo sviluppo di ictus e infarti.

Il nuovo medicinale coinvolge una proteina chamata MAP4K4, che si attiva nel tessuto umano a seguito di un infarto e causa dei danni irreparabili al cuore e ad altre aree del tessuto organico.

Gli scienziati sperano che il nuovo trattamento aumenterà la percentuale di sopravvivenza ad un evento cardiaco di gravi dimensioni, riparando il tessuto danneggiato e proteggendo l’organo vitale da ulteriori complicazioni.

«Trovare un farmaco che possa limitare i casi di morte del muscolo cardiaco durante e dopo un infarto, impedendo il declino verso una condizione di insufficienza cardiaca, è un obiettivo che la ricerca ha da decenni», ha dichiarato professor Metin Avkiran, direttore medico associato dell’ente BHF. «Nonostante vi sia stato un buon numero di farmaci promettenti in passato, non abbiamo ancora trovato quello che può essere utilizzato in una routine clinica».

Ogni anno, solo nel Regno Unito, gli arresti cardiaci causano più di 200mila visite ospedaliere. Questa cifra equivale ad una visita medica ogni 3 minuti. In Italia vengono colpite invece circa 120mila persone all’anno.

La ricerca, finanziata dalla BHF, Medical Research Council e Wellcome, è stata pubblicata nella rivista scientifica Cell Stem Cell.

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