Lifestyle Bambini «in vitro»: il rischio di obesità aumenta

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1.12.2017 - 12:45

(Cover) - IT Fitness & Wellbeing - I bambini nati attraverso la FIVET (Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer) corrono un rischio maggiore di sviluppare problemi di linea rispetto a quelli concepiti in modo naturale. Lo riportano i ricercatori della Maastricht University, in Olanda, secondo cui gli infanti che iniziano la loro vita in un laboratorio pesano una media di 0.7 chilogrammi in più entro i 9 anni, a causa di un’alterazione genetica.

Si pensa che, non provenendo direttamente dal grembo materno, i neonati FIVET trattengano una maggiore quantità di grassi che, successivamente, porta loro ad essere generalmente più pesanti. L’esperimento ha coinvolto 136 bambini olandesi, nati per l’appunto con la fecondazione in vitro, monitorati dal team di ricerca dalla nascita fino all’età di 9 anni e mezzo.

«Abbiamo rilevato una differenza di peso consistente e anche molto preoccupante, perché i bambini sovrappeso corrono un rischio più alto di diventare obesi da adulti», ha spiegato la leader della ricerca, la dottoressa Heleen Zandstra.

«Crediamo che i bambini FIVET siano più predisposti a sviluppare problemi di natura cardiovascolare, incluse malattie del cuore, più avanti nella vita. A causa della procreazione assistita, può presentarsi un malfunzionamento nel modo in cui il loro organismo conserva i grassi del cibo ingerito».

Tra le cause di ciò le sostanze chimiche impiegate durante questo tipo di fecondazione.

«Questi agenti possono cambiare il modo in cui l’organismo del bambino assorbe le sostanze nutritive, oppure il modo in cui la placenta le trasmette», ha continuato la dottoressa Zandstra. «Ad un’età più avanzata, questo può causare al bimbo – solitamente nato più piccolo della media – di conservare più grassi del dovuto, in modo che il suo corpo si assicuri di averne abbastanza».

La ricerca è stata presentata alla conferenza di Ginevra dell’European Society of Human Reproduction and Embryology.

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