Digitale & Lifestyle Cibo e psiche: più sapore se mangiamo con le mani

CoverMedia

20.2.2020 - 16:08

Happy friends having French fries and pizza at home

When: 04 Jun 2017
Credit: Giorgio Fochesato/Westend61/Cover Images
Happy friends having French fries and pizza at home When: 04 Jun 2017 Credit: Giorgio Fochesato/Westend61/Cover Images
Source: Giorgio Fochesato/Westend61/Cove

Usando le dita, la percezione del gusto delle nostre pietanze aumenta.

Se abbiamo l’abitudine di mangiare con le mani, il galateo non sarà dalla nostra parte, ma i ricercatori della Stevens University di New York sì.

Secondo una nuova ricerca effettuata dal team americano, pare infatti che consumare il nostro cibo con le mani incrementi le nostre percezioni sensoriali, trasmettendo al cervello un sapore più gradevole ed appagante prima ancora che il cibo raggiunga la bocca.

Questi effetti, tuttavia, sono stati osservati solo nelle persone che seguivano una determinata dieta, mentre quelle che non avevano un particolare programma alimentare da seguire non hanno trovato il cibo più saporito senza l’uso delle posate.

Uno degli studi ha coinvolto 45 partecipanti a cui è stato chiesto di tenere tra le dita un cubetto di formaggio prima di mangiarlo. Per fare ciò metà dei volontari hanno impiegato uno stuzzicadenti, mentre l’altra metà ha usato le dita.

Il gruppo che normalmente possedeva più autocontrollo verso il cibo, aveva ritenuto che il formaggio fosse più saporito rispetto all’altro gruppo, che non aveva notato alcuna differenza.

In un secondo esperimento, i ricercatori hanno suddiviso un gruppo di 145 studenti in due sottogruppi: ad uno hanno chiesto di seguire una dieta, mentre i rimanenti partecipanti potevano mangiare qualsiasi cosa volessero. A questo punto, a tutti i partecipanti è stato offerto uno snack, composto da 4 piccoli donut (ciambelle tipo fritti, farciti): il primo gruppo ha gradito di più il dolce dopo averlo mangiato con le mani.

«La risposta dei sensi è più forte», spiega la professoressa Adriana Madzharov. «È un effetto interessante, come un cambiamento così piccolo possa cambiare il modo in cui la gente valuta un prodotto alimentare».

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Journal of Retailing.

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