Digitale & Lifestyle Contro gli infarti una iniezione di… tè verde

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11.6.2018 - 16:11

Source: Covermedia

Secondo un nuovo studio, un composto contenuto in questa bevanda sarebbe in grado di proteggerci dall’arteriosclerosi.

Il tè verde contiene una sostanza prodigiosa chiamata gallato di epigallocatechina (EGCG), in grado di disgregare e dissolvere sostanze lipidiche e proteine potenzialmente dannose, presenti nei vasi sanguigni. Secondo i ricercatori dell’Università di Lancaster e l’Università di Leeds, nel Regno Unito, la portentosa bevanda potrebbe salvarci la vita, proteggendoci da infarti e ictus. Vediamo come.

Quando le proteine si accumulano nelle arterie si manifesta la cosiddetta arteriosclerosi, che riduce il flusso sanguigno in direzione del cuore. Negli stadi più avanzati della malattia, una proteina chiamata apolipoproteina A-1 (apoA-1) può formare dei depositi amiloidi che si accumulano come placche sulle pareti dei vasi, incrementando le loro dimensioni. Questo «intoppo» per il sangue che scorre nelle arterie aumenta il rischio di infarto o ictus.

A questo proposito il team ha scoperto che l’EGCG, comunemente associata al tè verde, si unisce alle fibre amiloidi dell’A-1, che a loro volta si convertono in fibre più piccole, molecole solubili che non recano danno ai vasi sanguigni.

«I benefici del tè verde per la nostra salute sono già largamente conosciuti ed è da tempo noto che l’EGCG può alterare le strutture delle placche amiloidi associate alla malattia di Alzheimer», ha spiegato David Middleton, professore di chimica presso la Lancaster.

«I nostri risultati indicano che questo intrigante composto può essere efficace anche su diversi tipi di placche che causano infarti e ictus».

Tuttavia, per ottenere questi risultati benefici avremmo bisogno di ingerire enormi – e potenzialmente dannose – quantità di tè verde: per questo i ricercatori sono attualmente impegnati nell’esplorazione di metodi di somministrazione alternativi, come le iniezioni, attraverso cui indirizzare le molecole del composto direttamente alle placche.

L'articolo sulla ricerca è stato pubblicato sul sito ufficiale dell’Università di Leeds.

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