Lifestyle Donne e allattamento: cala il rischio di sclerosi multipla

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1.12.2017 - 13:37

(Cover) - IT Fitness & Wellbeing - È scientificamente risaputo che l’allattamento presenta una varietà di benefici per le mamme che lo praticano e, soprattutto, per i loro piccoli in via di crescita. Ma una nuova ricerca effettuata presso l’istituto Kaiser Permanente in California, mette in luce un altro importantissimo fattore legato all’allattamento, ovvero una riduzione del rischio di sviluppare la sclerosi multipla del 50%.

Questa malattia, che colpisce il sistema nervoso centrale causando un ampio spettro di sintomi, affligge oltre 100mila persone solo nel Regno Unito (all’incirca la stessa cifra in Italia). I segnali più comuni sono problemi di vista, affaticamento, equilibrio e disturbi nei movimenti delle braccia e delle gambe.

Al momento non esiste una cura per la sclerosi multipla, né è totalmente chiaro ciò che scatena l’attacco del sistema immunitario nei confronti degli strati che avvolgono e proteggono i nervi, alterando così i «messaggi» che viaggiano lungo di essi.

«Tra i numerosi benefici dell’allattamento, sia per la madre che per il bambino, vi è anche una netta riduzione delle probabilità di sviluppare la sclerosi multipla per la madre», ha dichiarato la leader dello studio Annette Langer-Gould.

Durante la ricerca il team ha preso come campione 397 donne a cui era stata di recente diagnosticata la malattia, e altre 433 in salute. A tutti i partecipanti è stato chiesto di compilare un esteso questionario relativo alle loro gravidanze e all’allattamento. Secondo i risultati, nella fase di allattamento avviene un’alterazione positivamente del livello di estrogeno, l’ormone femminile che, nelle donne incinte e in quelle che continuano ad allattare, resta molto basso. Di conseguenza, il rischio viene drasticamente ridotto, per la precisione del 53%.

«Questo studio rappresenta un’ulteriore prova del fatto che le donne in grado di allattare i propri bambini dovrebbero essere incoraggiate a farlo», ha aggiunto la Langer-Gould.

La ricerca è stata pubblicata per intero nella rivista scientifica Neurology.

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