Lifestyle Farmaci per l’asma: bloccano il cancro alla prostata

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1.12.2017 - 12:37

Hands holding a culture plate testing for the presence of Escherichia coli bacteria by looking at antibiotic resistance.

When: 10 Feb 2015

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**Only for use by WENN CPS**
Hands holding a culture plate testing for the presence of Escherichia coli bacteria by looking at antibiotic resistance. When: 10 Feb 2015 When: 10 Feb 2015 **Only for use by WENN CPS**
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(Cover) - IT Fitness & Wellbeing - Un team di scienziati presso la York University, in Inghilterra, ha scoperto che un farmaco normalmente impiegato per il trattamento dell’asma, denominato AS1517499, può prevenire la diffusione delle cellule tumorali della prostata nelle ossa.

Questo tipo di carcinoma è il più diagnosticato tra gli uomini: sono circa 11mila le morti ad esso dovute solo nel Regno Unito (in Italia circa 8mila) – ovvero una ogni 45 minuti – e diventa letale quando le cellule tumorali si sviluppano anche nelle ossa e al loro interno, nel midollo osseo. In questo caso, il tumore diventa incurabile.

«Abbiamo sempre saputo che i due punti in cui il carcinoma della prostata si diffonde sono le ossa e i linfonodi, ma non avevamo ancora compreso esattamente le ragioni per cui queste sono le aree predilette», ha spiegato il professor Norman Maitland. «Se immaginiamo le cellule del tumore della prostata come “navicelle” che fluttuano nello spazio, e l’unico modo per compiere la loro missione è trovando un “porto spaziale”, possiamo farci un’idea di cosa accade quando una cellula tumorale si muove nel corpo in cerca di una nuova casa. Senza questo “porto spaziale”, la cellula resta lì a fluttuare, senza causare danni».

Statisticamente, quando il tumore si diffonde in uno o più organi diversi (metastasi) il 70% degli uomini decede entro i successivi cinque anni.

«Sappiamo che funziona così nelle cellule dell’uomo, ma ora ciò che dobbiamo scoprire è il giusto dosaggio del farmaco, se allunga i tempi di sopravvivenza o se blocca del tutto la diffusione del tumore», ha concluso il professore.

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Oncogenesis.

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