Ricerca internazionaleFast food senza danni? La risposta è nel DNA
Covermedia
15.10.2025 - 16:00
Un'enorme ricerca internazionale con la partecipazione della Charité di Berlino dimostra che non sempre dieta o sport determinano la salute del sangue: spesso sono i geni a decidere chi resta in equilibrio e chi sviluppa rischi cardiometabolici.
Covermedia
15.10.2025, 16:00
15.10.2025, 16:25
Covermedia
Mangiano fast food, si muovono poco eppure hanno valori del sangue perfetti. Altri, nonostante una vita sana, lottano con colesterolo o glicemia.
Perché? Una nuova ricerca pubblicata su Nature Genetics e condotta da un team internazionale con la Charité di Berlino e il Berlin Institute of Health ribalta alcune certezze: i geni influenzano i nostri valori del sangue più di quanto si pensasse.
Gli scienziati hanno analizzato dati genetici e metabolici di quasi 450.000 persone della UK Biobank, costruendo la mappa più dettagliata mai realizzata del metabolismo umano. Il risultato: 29.824 connessioni tra varianti genetiche e parametri del sangue, distribuite su 753 regioni del DNA, molte delle quali controllano decine di processi contemporaneamente.
Il DNA come regista del metabolismo
Ogni molecola che circola nel sangue – grassi, zuccheri, proteine – racconta una storia sullo stato di salute del corpo. Quando i livelli di colesterolo o glicemia si alterano, il rischio di infarto o diabete cresce. Ma la nuova mappa mostra che le predisposizioni genetiche hanno un ruolo chiave nel decidere come ciascuno di noi elabora i nutrienti, indipendentemente dallo stile di vita.
Uno dei geni più interessanti è VEGFA, coinvolto nella formazione dei vasi sanguigni. Alcune sue varianti, spiegano i ricercatori, modificano la struttura delle particelle di HDL, il cosiddetto «colesterolo buono» che ripulisce le arterie dai grassi in eccesso. Le persone con questa variante mostravano un rischio inferiore del 35% di sviluppare malattie coronariche. In pratica, il loro patrimonio genetico protegge il cuore come un farmaco naturale.
«La mappatura genetica del metabolismo ci aiuta a capire meglio i legami tra geni, sangue e malattie», spiega Martijn Zoodsma del BIH. «Queste connessioni potrebbero diventare i bersagli di nuovi trattamenti personalizzati».
Le mutazioni rare che cambiano tutto
Oltre ai geni comuni, lo studio ha individuato varianti rare con effetti molto forti. Mutazioni nel gene SLC13A5 alzano i livelli di citrato, mentre APOA1 modifica la composizione delle HDL. Il gene JAK2, invece, influisce su oltre 70 parametri metabolici. Queste varianti aiutano a spiegare perché alcune persone mostrano valori «fuori norma» pur seguendo una vita salutare.
Anche il rischio di diabete di tipo 2 è in parte scritto nel DNA. Chi possiede alte concentrazioni genetiche della proteina infiammatoria Glycoprotein Acetyl ha fino al 67% di probabilità in più di ammalarsi.
Verso una medicina davvero personalizzata
Complessivamente, i ricercatori hanno identificato oltre mille collegamenti tra geni e malattie cardiovascolari. Il passo successivo sarà tradurre queste scoperte in strumenti di prevenzione precoce e terapie su misura.
«I farmaci ipolipemizzanti hanno salvato milioni di vite», sottolinea Maik Pietzner del BIH. «Ma comprendere come i geni controllano il metabolismo ci permetterà di prevenire prima ancora che curare».
In futuro, un semplice test genetico potrebbe dunque indicare chi deve davvero preoccuparsi dei propri valori del sangue – e chi, nonostante il fast food, può contare su un metabolismo geneticamente «blindato».