(Cover) - IT Fitness & Wellbeing - Tutti sanno che fare sport regolarmente fa benissimo sia al corpo che alla mente, ma non solo nel momento in cui lo pratichiamo. Secondo i ricercatori della University of Auckland, in Nuova Zelanda, le nostre ossa sono dotate di una «memoria», grazie alla quale gli esercizi fatti in passato possono continuare ad offrire benefici anche dopo il termine dell’attività.
Il team di ricerca ha condotto l’esperimento su 3 gruppi di ratti, ai quali hanno assegnato diversi programmi di dieta e di esercizi, monitorando i segnali di attività generati dal cosiddetto secondo messaggero, ovvero una famiglia di molecole che inviano «messaggi» al midollo osseo.
Ad un gruppo di cavie è stata assegnata una dieta ad alto contenuto di grassi e una ruota per l’attività motoria; ad un altro gruppo una dieta a basso contenuto di grassi, ma senza la ruota. Al terzo gruppo, invece, una dieta regolare e una ruota per gli esercizi. Nei ratti appartenenti al primo gruppo, l’attività fisica ha causato il rifiuto dei geni legati all’infiammazione, una condizione normale per i soggetti che possiedono un’alimentazione ad alto contenuto calorico. Le diete di questo genere, in altre parole, tendono ad incrementare l’attività dei geni che causano infiammazioni, ma l’attività fisica contribuisce a respingerli.
«La cosa più interessante è stata la lunga durata di questi cambiamenti, anche dopo che i ratti avevano terminato l’attività motoria», ha dichiarato il dottor Justin O'Sullivan.
«Il midollo osseo dei roditori era come dotato di una “memoria”, in grado di conservare gli effetti benefici degli esercizi. Questa è in assoluto la prima dimostrazione dell’impatto a lungo termine dell’attività fisica dopo la fase della pubertà. I ratti hanno comunque messo su peso, ma gli esercizi hanno fatto in modo che non ingrassassero come comunemente accadrebbe con una dieta ad alto contenuto calorico».
Alterando il modo in cui le ossa dei ratti metabolizzavano l’energia proveniente dal cibo, gli esercizi hanno cambiato anche i percorsi di energia che contrastano il responso del corpo di fronte alla loro dieta. I ricercatori sperano che questa ricerca possa essere d’aiuto per ridurre il tasso generale di obesità e di diabete, e concentreranno i loro futuri studi sugli effetti dell’attività motoria anche nell’età avanzata.
Lo studio è stato pubblicato nella rivista scientifica Frontiers in Physiology.
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