Lifestyle Fuoco di Sant'Antonio: associato a un problema di cuore

CoverMedia

1.12.2017 - 13:37

(Cover) - IT Fitness & Wellbeing - L’herpes zoster, comunemente chiamato fuoco di Sant'Antonio, è stato recentemente associato ad un incremento del rischio di sviluppare gravi problemi cardiovascolari. Si tratta di un’infezione della cute e delle terminazioni nervose causata dal virus della varicella infantile (varicella-zoster virus), e si calcola che circa una persona su quattro contragga il virus e manifesti una condizione di herpes zoster almeno una volta durante il corso della vita.

Secondo gli scienziati della Asan Medical Center in Seul, in Corea del Sud, per i pazienti che soffrono del fuoco di Sant’Antonio il rischio di incappare in un infarto o un ictus aumenta del 41%.

«Sebbene questi siano risultati preliminari e richiedano ulteriori studi, per il momento possiamo affermare che i pazienti che hanno contratto l’herpes zoster hanno maggiori probabilità di incappare in problemi legati alla salute del cuore come infarti e ictus», ha spiegato il dottor Sung-Han Kim, presso l’università sudcoreana.

«Dunque è importante che gli specialisti che trattano questa malattia siano al corrente di tale rischio».

A fornire le basi per lo studio è stata la raccolta di dati dell’ente National Health Insurance Service, che ha coinvolto un totale di 519.880 pazienti, monitorati per 7 anni, dal 2003 al 2010. Durante questo periodo vi sono stati 23.233 casi di herpes zoster; in questo gruppo, i fattori legati al rischio di infarti e ictus sono stati ritenuti maggiori ad un anno dallo sviluppo del virus cutaneo e negli individui over 40. Nel gruppo in cui non erano presenti casi di herpes, invece, i casi di ictus e infarti erano distribuiti più uniformemente tra le varie fasce d’età e gli individui.

Anche la pressione del sangue, il diabete, il colesterolo alto e vizi come il fumo e l’alcol sono considerati rilevanti nello sviluppo di malattie cardiovascolari. L’alimentazione e il livello di attività fisica giocano un altro ruolo importantissimo.

Lo studio è stato pubblicato nella rivista scientifica Journal of the American College of Cardiology.

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