Digitale & Lifestyle Latte materno: imbattibile contro i batteri

CoverMedia

22.10.2019 - 16:08

Baby 2 weeks old in mother´s arms, asleep after being breast feeded

When: 03 Jan 2016
Baby 2 weeks old in mother´s arms, asleep after being breast feeded When: 03 Jan 2016
Source: Covermedia

Secondo i ricercatori, è possibile aggiungere il composto GML anche alle formule artificiali.

Che il latte materno sia necessario per la salute e lo sviluppo del bambino non è una novità. Ma i ricercatori della National Jewish Health e della University of Iowa, negli USA, hanno scoperto le qualità di un composto particolare, in grado di neutralizzare i batteri «cattivi» e permettere a quelli «buoni» di crescere indisturbati.

Il composto, chiamato GML, è contenuto nel latte materno circa 200 volte in più che nel latte vaccino, mentre non è presente nelle formule del latte artificiale.

Secondo gli studiosi, i bimbi che vengono allattati dal seno materno possiedono di un livello di batteri cruciali per la loro salute generale, come i lactobacilli, i bifidobatteri e gli enterococchi. Sono batteri che servono soprattutto a proteggere il bambino dalle infezioni, sia batteriche che virali.

Secondo i risultati, il composto GML inibisce la crescita di batteri nocivi, come lo stafilococco aureo, causa di infezioni, e il Bacillus subtilis e il Clostridium perfringens, entrambi presenti in varie forme di intossicazione alimentare.

«Gli antibiotici possono combattere le infezioni nei neonati, ma uccidono anche i batteri buoni, oltre che quelli patogeni», ha spiegato dottor Patrick Schlievert, della University of Iowa. «I GML sono molto più selettivi, e neutralizzano solo i batteri patogeni, permettendo alle specie benefiche di sopravvivere. Crediamo che il GML possa avere effetti promettenti se aggiunto al latte vaccino e al latte artificiale, così da promuovere la salute dei bambini in tutto il mondo».

Dottor Donald Leung del National Jewish Health e dottor Schlievert sono attualmente impegnati nell’applicazione del trattamento su un paziente.

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Scientific Reports.

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