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Lifestyle Melanie Alexander: «Gli svizzeri quando ballano sono spesso inibiti»
Bruno Bötschi
10.4.2018
Musica e danza l'hanno conquistata fin da piccola. Melanie Alexander ha realizzato il suo sogno, è diventata un'insegnante di ballo – e le piace aiutare uomini e donne svizzeri a superare le loro inibizioni.
Bluewin: Signora Alexander, gli svizzeri sono dei bravi ballerini?
Melanie Alexander: Sì. Credo che in tutto il mondo ci siano persone brave a ballare. L'unico difetto degli svizzeri è che spesso sono un po' inibiti.
Quale può essere il motivo?
Nella nostra cultura il ballo non riveste un ruolo essenziale. Questo non significa che qui in Svizzera si balla peggio che altrove, abbiamo semplicemente un approccio diverso.
In qualità di insegnante, come riesce a far sì che i suoi alunni superino queste inibizioni?
Cerco di stabilire un rapporto paritario con le persone che vengono da me. Non mi piazzo davanti a loro dicendo: «Allora gente, fate un bel 'copia e incolla', muovetevi esattamente come faccio io.» Al contrario, dico ai miei allievi: «Qui siamo in un parco giochi. Non c'è niente di giusto e niente di sbagliato.» Spesso nei miei corsi integro anche movimenti che gli allievi hanno fatto senza accorgersene. Questo mi dà ispirazione perché non voglio essere una semplice insegnante, voglio anche continuare a imparare sempre qualcosa di nuovo. Ed è così semplice liberare i miei allievi dalle loro inibizioni.
La novantaduenne Othella Dallas, direttrice di una scuola di ballo a Basilea da oltre sessant'anni, mi ha detto in un'intervista: «Gli svizzeri sono troppo perfetti. Nel ballo bisogna metterci l'anima, il cuore e la pancia. Non serve a niente eseguire i passi in maniera perfetta se non ci si lascia andare e non si impara a percepire il proprio corpo.»
Sono d'accordo con questa affermazione. Gli svizzeri sono molto metodici, cosa che ovviamente ha anche i suoi vantaggi. Ma chi balla deve seguire il cuore. Un'altra caratteristica degli Svizzeri è voler far tutto subito in maniera perfetta. Quattro settimane fa è venuto da me un signore che desiderava imparare uno stile di ballo particolare. Al termine della prima ora era arrabbiato perché ancora non era migliorato.
E lei cosa ha fatto?
Ho cercato di calmarlo dicendogli che la perfezione non è tutto. Che non doveva avere in mente il possibile risultato finale fin dalla prima ora. E che invece durante le lezioni delle settimane successive avremmo affrontato un viaggio insieme. Spesso sono le pretese a metterci i bastoni tra le ruote. Per questo per prima cosa cerco di trasmettere ai miei allievi un senso di gioia, ad esempio la gioia del proprio corpo. Riuscire a rilassarsi ha un effetto immediato sui progressi.
Che ricordi ha del primo ballo della sua vita?
Ho un ricordo molto intenso durante un campo scuola. Una sera noi studenti dovevamo organizzare dei divertimenti. Uno dei giochi consisteva nel ballare da soli ad occhi chiusi. Un momento indimenticabile. Mentre ballavo, mi sentivo libera, in totale armonia con il mio corpo. Era come se stessi viaggiando in una galassia interiore.
Sul suo sito Internet scrive: «Sono un mix tra Texas e Grigioni, cresciuta a Effretikon.»
Nella vita ho spesso tratto grande vantaggio dall'avere avuto sin da piccola l'opportunità di conoscere culture diverse. Mentre il Texas, la patria di mio padre, è vasto e pianeggiante, con un clima caldo e umido, nel Canton Grigioni, la patria di mia madre, regnano valli e montagne e le persone hanno tutt'altra mentalità. Il modo in cui ballo è la manifestazione di questi diversi influssi.
Il ballo è la sua vita. Non riesce a farne a meno?
In passato era così. Ma ora riesco a sopportare anche il dolce far niente.
Come ritrova la motivazione quando non ha voglia di allenarsi?
Ballo e disciplina sono un tutt'uno. Ma dato che ormai lavoro soprattutto come insegnante e salgo raramente sul palco, non devo più essere in forma come fino a un paio d'anni fa. Se sono stanca, ogni tanto mi prendo un giorno di riposo oppure dormo un po' di più.
Molti studi hanno dimostrato che ballare fa bene alla salute. Può dare sollievo contro i dolori cronici, le difficoltà motorie e persino la depressione.
Non posso che confermare. Recentemente, a un ballo mi sono seduta accanto a un signore anziano. Era piuttosto debole. Per riuscire ad alzarsi, doveva puntellarsi allo schienale della sedia. Ma non appena ha iniziato a ballare, ogni fragilità è stata spazzata via. Sono convinta che il ritmo e la danza siano in grado di unire corpo e anima in maniera salutare. Il ballo aiuta i malati di Parkinson a migliorare le loro capacità motorie, e anche i pazienti con demenza o depressione possono essere curati in questo modo.
Recentemente, il settimanale tedesco «Spiegel» ha pubblicato un articolo sugli aspetti positivi del ballo. Il titolo recitava «Il groove divino». È vero oppure no?
Non sono una grande fan della parola «divino». Ma se è usata per indicare che quando si balla si è collegati con il resto del mondo, allora sono d'accordo con questa affermazione. Ballare è ciò che mi permette di vivere appieno il presente. Mentre ballo, dimentico il passato e ho meno timore del futuro. Il ballo crea consapevolezza in modo naturale, poiché mi insegna empatia e serenità, le prospettive cambiano e a volte riesco persino a riflettere sui miei pensieri e sentimenti. Per molte persone il mondo oggi corre troppo in fretta. Il ballo aiuta a rallentare.
Quanto è importante per lei il palcoscenico e quanto gli applausi del pubblico?
Ho iniziato con il pattinaggio artistico e sono diventata una ballerina professionista solo a 24 anni. Un motivo in più per apprezzare ogni singolo momento passato sul palco. Ci sto ancora molto volentieri, ma non per questo mi dispiace che accada meno spesso.
Nel 2010 il suo palcoscenico è diventato il mondo intero: il marchio di abbigliamento italiano Benetton l'ha scelta tra 65'000 candidati e candidate per una campagna di moda a livello planetario. All'improvviso in ogni grande città sono spuntati cartelloni giganti con le sue lentiggini e i suoi capelli afro.
Avevo saputo da un'agenzia che Benetton stava cercando nuovi volti. Siccome mi hanno sempre detto che ho la tipica faccia da pubblicità di Benetton, mi sono presentata alle selezioni. Credo di avere affrontato la cosa con una buona dose di ingenuità. Tuttavia, sono stata ovviamente molto contenta e orgogliosa di essere scelta per la campagna.
La danza è un'arte effimera. Questa caducità la rattrista?
No. L'aspetto più bello del ballo è che spesso mancano le parole e non si riesce a descrivere come ci si sente quando si danza. Ballare è qualcosa di magico.
Vuole essere una ballerina perfetta?
Perfetta no. Ma vorrei riuscire a emozionare il pubblico quando ballo.
Quanto conta per lei il luogo in cui balla?
Apprezzo molto i luoghi in cui il pavimento mi permette di ballare senza farmi male. Ho già avuto modo di esibirmi in bellissimi teatri parigini e anche in edifici occupati. Ma il motivo per cui ballo è più importante di dove avviene lo spettacolo o di quante persone ci siano a guardarmi.
Vive a Zurigo da anni: qual è il posto che preferisce per ballare in città?
Ho dei ricordi meravigliosi del progetto che ho condotto insieme al Theater HORA, la nota compagnia teatrale svizzera per persone con disabilità mentali. Dopo aver visto il talento e l'entusiasmo degli attori e delle attrici, ho subito deciso di girare un video insieme a loro.
Dove vorrebbe assolutamente ballare in Svizzera?
Sogno di poter ballare sul Monte Verità sopra Ascona in una mite pioggia estiva. Questo posto, in cui all'inizio del XX secolo è stata fondata una piccola comunità di solitari anticonvenzionali, ha qualcosa di speciale e sono curiosa di provare la sua energia.
Le capita ancora ogni tanto di ballare tutta la notte? Sì, mi capita spesso. I love it. Per le notti lunghe preferisco la musica elettronica. È bello che alcuni DJ cerchino un approccio sensibile anche in questo genere di musica. Ormai non è più tutto solo rumore.
A che DJ si riferisce?
DJ Stephan Bodzin ha cominciato studiando musica classica. E nei suoi set utilizza queste conoscenze. Mi piace molto. E mi piace anche quando i DJ utilizzano dei veri strumenti musicali, creando un ponte tra elettronica e suoni naturali, come fa il DJ Milo Häflige. Questo mi trasmette l'energia per ballare tutta la notte.
Ha un motto preferito?
Il combattente non-violento indiano Gandhi deve aver detto una volta: «We must become the change we want to see.» Cioè non dobbiamo limitarci a sognare un mondo migliore, ma dare il nostro contributo personale, senza aspettare che siano gli altri a compiere il primo passo.
La serie di interviste: «Wir sind die Schweiz»
La Svizzera è una nazione in cui si vive volentieri, in cui quasi tutto funziona ed alcune cose sono persino perfette. Nella nostra serie di interviste «Wir sind die Schweiz» (Noi siamo la Svizzera) incontriamo alcuni connazionali per scoprire il loro punto di vista sul nostro Paese. Ultimamente abbiamo parlato con il fumettista Sven Hartmann e la cantante di jodel Nadia Räss.
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