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L'intervista di Bruno Bötschi Mike Müller: «Ho una certa tendenza all'eccesso»
Bruno Bötschi
3.4.2018
L'attore Miker Müller racconta delle sue terapie, parla del suo collega Viktor Giacobbo e spiega come si prepara alle scene a letto.
Teatro del Casinò di Winterthur, poco dopo le 10:00: «'Giacobbo/Müller in Therapie', giorno dedicato alla stampa 1° piano» si legge su un pannello luminoso. Da qualche parte arrivano voci attraverso le pareti. Ma non è Mike Müller che ride? E Viktor Giacobbo? I due sembrano essere di buonumore. E ciò nonostante il duo stamattina incontra i giornalisti ogni quarto d'ora.
Alcuni minuti dopo sono seduto di fronte a Mike Müller. «Scusa, stavo fumando una sigaretta», dice l'attore. È proprio come lo si vede in televisione, solo ancora più alto, il ventre leggermente più pieno, ben vestito (completo nero, camicia bianca). Le mani calme, gli occhi sorridenti. Ci si sente subito bene. Come si definisce qualcuno così? Un gentleman, esattamente.
Signor Müller, oggi facciamo un gioco di domande e risposte: in 30 minuti io Le pongo quante più domande possibili e Lei risponde il più possibile rapidamente e spontaneamente. Se la domanda non è di Suo gradimento, dica semplicemente «Passo».
Mike Müller: Bene.
Olten oppure Zurigo?
Zurigo.
Coniglio di Pasqua o cioccolatino Lindor?
Coniglio di Pasqua. Per nostalgia. Per molti anni ho ricevuto un coniglio a Pasqua. Oggi non succede più, ma sono stato io a fare in modo che nessuno mi regali più un coniglio.
Guardare la televisione con o senza scarpe?
Senza.
Quale sarebbe stato il Suo nome se fosse nato femmina?
I miei genitori una volta me l'hanno detto, ma non lo ricordo più.
Come La chiama Sua madre?
Mike, Michi quando è nostalgica.
Ha un modello?
No.
Queste erano alcune domande innocue e leggere per rompere il ghiaccio. Ora però basta! Si fa sul serio.
È vero che a spingerla sotto le luci della ribalta è il suo essere un «animale da palcoscenico»?
Sì, sì.
Quando si è accorto per la prima volta di essere un animale da palcoscenico?
Presumibilmente a scuola, quando recitai una poesia per la prima volta. Alla scuola cantonale tenemmo una serata con Ernst Burren. Io ero il più piccolo e Burren mi lodò. Per me fu fantastico. Sul palcoscenico però non ci sono solo questi momenti di successo, bensì si tratta soprattutto della situazione in cui, essendo sottoposti a una maggiore tensione, si possono fare delle cose che altrimenti nella vita non si farebbero.
Finora Lei è l'unico attore che incontro per un'intervista a non avere sul proprio sito Internet un'area «Articoli stampa/Media». Nel Suo sito ci sono solo «Progetti», «Biografia» e «Contatti».
È così? Allora, il mio sito Internet per me è un sito di servizio. Quando ho una produzione in corso, inserisco due, tre articoli di giornale, quasi come fosse un archivio. Così so dove trovarli (ride).
Gli attori famosi hanno solitamente un manager. Lei no. Perché?
In Svizzera non serve. In Germania avrei bisogno di un'agenzia, se lavorassi per il cinema o per la televisione. In Svizzera è diverso. Le poche donne che qui si occupano di casting, sono molto rapide nel capire chi si trovano di fronte e lo stesso vale per i produttori. Per la nostra nuova pièce teatrale «Giacobbo/Müller in Therapie» abbiamo un booking, per il mio monodramma «Gemeindeversammlung» faccio da solo.
Un manager potrebbe proteggerla dalle domande stupide e forse anche dalle imbarazzanti scene a letto nella serie TV «Il becchino».
Non credo. Sono cose che comunque devo decidere personalmente. C'è ancora qualcosa che si chiama responsabilità personale. E io me la assumo volentieri. Trovo anche il modo di far passare determinate cose che voglio avere. Se faccio io il booking, sono più vicino all'evento. Mi piace ancora farlo. E voglio anche sapere cosa ci sia nei contratti. Nel mio caso non c'è scritto che il Signore, cioè io, gradisce tre asciugamani rossi, due verdi e quattro bianchi e vuole avere una bottiglia di champagne Roederer Cristal e altre cavolate, perché sono io a dire cosa debba esserci nel contratto.
Cosa c'è nei Suoi contratti?
Acqua minerale e frutta. E un pasto caldo per il tecnico che mi segue nel tour.
Quest'uomo di certo non conosce la boria. E va bene così. Altroché.
Come si prepara per una scena a letto?
Esattamente come per ogni altra scena di film. Un film non si gira in ordine cronologico, vale a dire che di solito si girano varie scene in un giorno. Solitamente per la serie TV «Il becchino» ho da due a tre puntate in mente. Perciò quando al mattino mi alzo, so, per esempio che in quel giorno dovrò solo guidare il carro funebre, scendere, guardarmi intorno con aria triste e correre verso una casa. Non è difficile. Una scena a letto naturalmente è una sfida più grande. Ma come ho detto: al mattino so sempre cosa mi aspetta e posso prepararmi di conseguenza. E comunque, l'elemento decisivo in assoluto è buttarsi in una scena all'ultimo momento e avere questa sensazione: Ok, adesso sono carico. Capisce cosa voglio dire?
No.
Non per forza la situazione in cui si recita deve essere pungente, ciò che conta sono le cose che mi vengono in mente. Quindi che io sia vigile, attento. Se sono sveglio, posso recitare con più calma, ma devo essere presente, essere reattivo. E ne «Il becchino» con Barbara Terpoorten è sempre perfetto. Non da ultimo per il fatto che lei ha sempre la battuta pronta al momento giusto.
Una commissaria della serie «Tatort» mi ha svelato che su ogni set cinematografico c'è sempre almeno una persona con l'alitosi. È vero o no?
Può ben essere, ma non so perché sul set di un film le cose dovrebbero essere diverse dagli altri campi della vita.
Profumarsi sul set di un film è una cosa deprecabile?
Lo trovo tremendo. Lo trovo terribile in ogni contesto. Credo che tutte le persone che acquistano un profumo, dovrebbero prima frequentare un corso intensivo sulla quantità di profumo da utilizzare. Il profumo è davvero una cosa meravigliosa. A volte però se si porge la mano a una persona, poi bisogna correre a lavarsi. Detto sinceramente, penso che il fumo di sigaretta sia meno fastidioso di un eccesso di profumo. O anche gli uomini...
... Mike Müller si porta le mani al viso e ride ...
... che dopo lo sport si inondano di litri di dopobarba: terribile! Meglio un leggero odore di sudore che il profumo.
Qual è il profumo preferito da Viktor Giacobbo?
Ce ne sono diversi.
Potrà utilizzare questi profumi il 5 aprile prossimo, in occasione dell'anteprima della pièce «Giacobbo/Müller In Therapie» al Teatro del Casinò di Winterthur?
Assolutamente. Viktor non è di quelli che avrebbero bisogno di un corso intensivo sull'utilizzo del profumo. È in effetti uno dei nostri argomenti preferiti, sul quale di tanto in tanto ci accaldiamo. Viktor è estremamente discreto nell'uso dei profumi.
Si dice che dopo la fine della trasmissione satirica «Giacobbo/Müller» Lei abbia lottato per un anno contro attacchi di fame, illusione di giovinezza e telecamera fobia. Senza successo. Ora finalmente sarete di nuovo insieme sul palco. Lei dovrebbe proprio essere l'uomo più felice del mondo?
Assolutamente. – Seriamente: non è del tutto sbagliato, infatti le prove sono una delle mie occupazioni preferite. Non mi piace provare eccessivamente a lungo o per mesi. Preferisco avere a che fare con qualcosa che si possa interrompere quando non si hanno più idee e si desidera andare a casa o ad allenarsi, senza dover stare ad annoiarsi sul palcoscenico per le prove.
Quante volte provate per il pezzo «Giacobbo/Müller In Therapie»?
Fino a sei volte a settimana, ogni volta dalle 10:00 alle 16:00.
È mai stato da uno psichiatra?
Finora mai.
Quali altre terapie ...
... nella RS sono dovuto andare dallo psichiatra, che mi ha dichiarato «non idoneo». Per fortuna.
A quali altre terapie si è già sottoposto nella Sua vita?
Fisioterapia. Terapia di desensibilizzazione per il raffreddore da fieno ... cazzate, non è servito a niente.
Ha mai fatto qualche terapia per il fumo?
No. Perché prima o poi smetto da un giorno all'altro. L'ho già fatto una volta, ma a un certo punto ho ripreso.
Ha altri vizi?
Sì, alcuni. A volte mangio troppo. Sono flemmatico ... sì, no, Lei però mi ha chiesto dei vizi e io credo che essere flemmatico non sia un vizio. Anzi, è persino salutare. È vero, ho una certa propensione all'eccesso. Ma suona civettuolo come «Sono un figo, mi piace fare lo scemo». Detto sinceramente, non ho molti vizi. Potrei vivere in modo un po' più sano.
Da chi preferisce recarsi: dal medico o dal parrucchiere?
Dal medico, anche se ho una parrucchiera molto divertente.
Scoppia a ridere. Sembra che qualcuno si stia divertendo con questo tipo di intervista. Bene: bisogna sfruttare l'occasione!
Quindi, fondamentalmente: le persone Le sono simpatiche?
Sì.
Lei ha 54 anni ...
... si vede? (ride sonoramente)
Ha superato bene la crisi di mezza età?
Naturalmente ci sono sempre delle fasi o dei cicli della vita durante i quali mi chiedo: Quello che faccio sono cavolate? Che questo abbia a che fare con una crisi di mezza età? Non credo. Naturalmente io ho anche il privilegio di svolgere una professione che racchiude numerosi interessi e che mi consente di collaborare con tante persone divertenti. Questo per me è il vantaggio di essere un attore e autore indipendente. Lo svantaggio è la mancanza di uno sviluppo lineare. Nel mio lavoro però a un certo punto si deve capire che non è possibile pianificare. E se talvolta qualcosa non riesce, ciò non dipende sempre da me e quindi si può essere anche un po' «sbattuti». Non mi sembra grave, a meno che non si arrivi davvero a una crisi o a un burnout.
Quando ha incontrato Viktor Giacobbo per la prima volta?
Sarà stato a metà degli anni '90, quando Linard Bardill mi invitò come imitatore di «Peter Bichsel» alla trasmissione televisiva «Übrigens» e lì per la prima volta vidi la redazione del programma «Viktors Spätprogramm». Successivamente incontrai Viktor Giacobbo in mensa.
Fu amore a prima vista?
All'epoca no. Poco dopo, però, quando mi fu chiesto di imitare una volta Bichsel anche durante il «Viktors Spätprogramm», ci divertimmo molto insieme.
Per Viktor Giacobbo è ancora un problema che Lei sia più intelligente di lui?
No, perché si ritiene più intelligente.
Lui ha studiato da tipografo, Lei si è diplomato e poi ha studiato filosofia.
Viktor non si pone problemi di status e neppure io. Neppure io do molto peso alla mia laurea.
Il Suo rapporto in privato con Viktor Giacobbo è come quello di un'anziana coppia?
Sì, talvolta, tranne per il fatto che noi ovviamente siamo molto più veloci di un'anziana coppia. E per il fatto che siamo in un'età in cui si possono meglio tematizzare determinate caratteristiche. Un'anziana coppia prima o poi si trova in un sistema e quello è il punto di arrivo, ma va bene anche così. Nel nostro caso, però, oltre all'importante amicizia privata, c'è anche il livello professionale. Spesso non sappiamo in quale settore ci stiamo muovendo.
Quando litigate alzate la voce o no?
Non alziamo mai la voce, ma ragioniamo con chiarezza e decisione. Naturalmente durante un processo di prova può anche accadere di essere brevemente presi dall'emotività, ma ciò non vuol dire che si debba alzare la voce. Essendo però sottoposti a una certa pressione, è chiaro che i toni non siano sempre identici. Tuttavia per entrambi questo non è un problema.
Quando si è sentito idiota per l'ultima volta?
Stamattina, mentre cercavo il cellulare. Questa è una risposta un po' semplicistica. Vuole una risposta più grossolana?
Ha mai approfittato di una situazione?
Sì.
Qual è la conseguenza peggiore che ha dovuto sopportare a causa di una battuta?
È imbarazzante dire la cosa sbagliata al momento sbagliato. Può accadere sia sul palcoscenico, sia nel privato. Credo sia accaduto a tutti almeno una volta e che si sia pensato: «Ti prego chiudi il becco.».
Signor Müller! Questa però è stata una risposta piuttosto banale. Però per una volta gliela lasciamo passare.
Viktor Giacobbo è l'unica persona al mondo che possa prendersi pubblicamente gioco della Sua pancia?
No. Fondamentalmente possono farlo tutti, ma mettiamola così: questa battuta ormai è vecchia. Ciò vuol dire che col passare del tempo deve migliorare, affinché possa continuare a far ridere. E questa è la parte difficile.
In quali circostanze è stata realizzata la fotografia della Sua pancia nuda, che Viktor Giacobbo ha mostrato per anni nella trasmissione televisiva «Giacobbo/Müller»?
Un sabato pomeriggio passeggiavo in un corridoio con il nostro produttore; il corridoio era ben illuminato e allora abbiamo fatto questa fotografia. Avevamo pianificato qualcosa per la trasmissione e pensavamo che sarebbe stato bene avere una fotografia. Questa situazione è quindi esemplificativa di come sia nata la trasmissione «Giacobbo/Müller». Non ci era mai venuto in mente di fare una serie televisiva in cui comparisse la mia pancia. Bensì pensavamo: ora lo facciamo per una volta e poi vedremo come andranno le cose. Si trattava di una certa libertà che ci siamo concessi anche in altre occasioni.
La Sua pancia ha un nome?
No.
Rivedremo la fotografia della pancia nel corso della pièce «Giacobbo/Müller in Therapie»?
No.
Perché la vanità non Le appartiene?
Non mi è affatto estranea. Sono vanitoso nel senso che amo realizzare produzioni di qualità. Ciò vuol dire che se sul palcoscenico o in una trasmissione ho un brutto aspetto, ma, nell'insieme riusciamo a dare vita a una buona serata, per me è molto, molto più importante di come io appaia durante la produzione. Come attore ho una grande vanità. Sì, voglio essere buono. È una bella dose di vanità.
Quand'è stata l'ultima volta in cui ha cercato di dimagrire?
Si tratta di un processo permanente, a volte ci riesco pure.
Alcuni anni fa si allenava regolarmente in un centro fitness. Lo fa ancora oggi?
Sì.
Mai provato con un personal trainer?
Sì, ma non spesso.
Il Suo attrezzato sportivo preferito?
L'acqua.
La Sua imprecazione preferita?
Dannazione.
È vero che Lei prepara di gran lunga il miglior pollo alla salsa cocktail?
No (ride). Qualcuno l’ha detto in qualche occasione, o forse l'ho affermato io stesso, ma io dico anche molte sciocchezze. Non preparo il pollo, no, ma faccio un galletto al forno dannatamente buono, secondo la ricetta del mio pescivendolo Momo del mercato coperto di Zurigo.
La donna più potente con la quale è stato a cena?
Mia madre (ride) ... no, a questa domanda non rispondo.
L'uomo più potente con cui ...
Passo.
A più di un anno dalla fine di «Giacobbo/Müller» la televisione svizzera ripropone ancora queste trasmissioni in Internet. Percepisce per questo dei diritti d'autore come gli attori della sitcom americana «Friends»?
No, abbiamo ceduto i nostri diritti su Internet in cambio della possibilità di realizzare un nostro sito Internet per la trasmissione. E comunque: «Friends» è una categoria a sé stante. Di recente ho rivisto la serie TV con la mia compagna ed è dannatamente sorprendente: è una sitcom incredibilmente buona, proprio come «Seinfeld». Buoni personaggi, buoni dialoghi, buone battute.
Quanti soldi ha già guadagnato quest'anno?
Non lo dico. Sì, ora sono un comico indipendente, ma è andata bene.
Mai sognato una carriera all'estero?
No, ma ho sempre lavorato all'estero, in Germania, in Austria. Ma se domani ricevessi una telefonata dei fratelli Coen, volerei ... naturalmente solo dopo aver terminato tutte le rappresentazioni di «Giacobbo/Müller in Therapie» (ride forte).
Quale flop cinematografico Le ha fatto più male: «Tell» o «Das Missen-Massaker»?
Legge le critiche?
Sì.
Le è dispiaciuto che il critico cinematografico Wolfram Knorr su «Weltwoche» l'abbia di recente inserita tra «I peggiori attori svizzeri», commentando: «Dieci attori svizzeri di rilievo. Purtroppo.»
(Ride) Per come considero la rivista «Weltwoche», cos'altro potrebbe scrivere di me? In realtà ci vanno ancora relativamente cauti con me, per tutto quello che ho già detto sulla «Weltwoche». E finché Wolfram Knorr nella scrittura si mantiene a questo livello, non mi importa più di tanto.
Quando ha pianto l'ultima volta?
Quando di recente ho salutato qualcuno.
Cosa considera sacro?
Ci sono alcune cose che considero sacre. Ma io sono ateo e quindi per me la santità non esiste. Ci sono però delle cose nella nostra società, come i diritti umani, che per me sono molto importanti, soprattutto le conquiste dell'Illuminismo, che oggi così spesso e velocemente sono gettate nel fuoco dai despoti. Sarebbe una discussione sui valori più interessante di «Ama il prossimo tuo come te stesso». Faccio fatica con queste affermazioni teologiche e credo che un libro del pappagallo «Globi» sia intellettualmente più stimolante di queste massime.
Si pone qualche volta la domanda sul significato dell'esistenza?
Sì. Cosa ci facciamo al mondo, cosa ci faccio io? Questi dubbi interiori li conosco già. Si deve però essere in grado di distinguere: questa domanda al momento è proprio legittima o semplicemente sono di malumore e farei meglio ad andare ad allenarmi coi pesi e poi a prendere un aperitivo, così torna tutto a posto? Ma ci sono anche di questi momenti, in cui ciò non serve.
Oh, ecco che l'intervista ci ha condotto a un livello di riflessione piuttosto elevato. Va bene, ora ci avviamo alla chiusura – con domande a un ritmo più incalzante.
La rattrista il fatto di non avere figli?
A suo tempo me ne sono rammaricato, oggi vivo assolutamente bene senza figli.
Come sta la Sua compagna?
Molto bene.
Il Suo lato segreto, benpensante?
Guardare nello specchietto retrovisore e mettere la freccia per svoltare a destra.
È divertente essere Mike Müller?
Non ho altra scelta.
Quand'è stata l'ultima volta che si è preso una bella sbronza?
Il 31 dicembre 2017.
E ancora una confessione, per cortesia: le Sue esperienze con le droghe?
Ci sono state.
Lei ha 54 anni. Probabilmente metà della Sua vita è già trascorsa ...
... non ne sono certo.
Se così fosse: sarebbe un problema per Lei?
No. Ma mi piace dannatamente vivere.
Ha fatto testamento?
No, ma dovrei farlo quanto prima.
Testamento biologico?
Sì, sì, online e nel portafogli.
È membro di un'associazione per l'eutanasia?
Si, Exit.
E per finire il grande test del talento: caro Mike Müller, giudichi il Suo talento da zero punti, quindi nessun talento, a dieci punti, super talento: Come cuoco?
7.
Fortunello?
7. Ho la sensazione di aver ricevuto grandi colpi dal destino. Si tratta di una grande fortuna. Nella mia vita ho sempre avuto situazioni perfette. Non vedo motivo per cui dire sciocchezze. Ho avuto modo di collaborare sempre con persone buone. Quindi sì, direi di essere stato un fortunello.
Femminista?
Sì. 8.
Si apre la porta. Entra l'addetta stampa. Il giornalista solleva due dita. Ancora due domande. Lei, la signora della stampa, resta in piedi sulla porta aperta per dare risalto alla sua affermazione. Il prossimo intervistatore è già in attesa. Scatto finale!
Macho?
Mi do un sei, suona così bene!
Attore?
Non lo dico. L'attore non deve giudicarsi da solo, sono gli spettatori a doverlo giudicare.
L'intervista è durata esattamente 31 minuti e 27 secondi.
Perfetto. E – Lei ha finito?
Io no, ma le domande sì.
Mike Müller sghignazza. Hahahahaaa.
Informazioni su Mike Müller
Mike Müller, 54 anni, è cresciuto nella regione di Olten. Dopo aver studiato filosofia, ha recitato nel teatro indipendente, si è impegnato presso il Teatro del Casinò di Winterthur ed è stato assiduo ospite del teatro Schauspielhaus di Zurigo e del Theater Neumarkt. Conquista la notorietà presso il grande pubblico con le sue apparizioni televisive, come in «Viktors Spätprogramm» e con i film per il cinema come «Ernstfall in Havanna» o «Mein Name ist Eugen». Dal 2008 alla fine del 2016 ha condotto con Viktor Giacobbo la trasmissione satirica «Giacobbo/Müller». Mike Müller vive a Zurigo.
Nuova pièce: il 5 aprile Müller festeggia al Teatro del Casinò di Winterthur l'anteprima di «Giacobbo/Müller in Therapie» insieme a Viktor Giacobbo, Dominique Müller e Daniel Ziegler. Per l'anteprima e per le successive rappresentazioni ci sono ancora pochi biglietti disponibili.
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