Digitale & Lifestyle Problemi di insonnia? Regoliamo il… ciano

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2.7.2018 - 16:11

Source: Covermedia

Questo colore, emanato dal display dei nostri gadget elettronici, può influenzare la qualità del nostro riposo.

L’esposizione al ciano – una vivace combinazione di verde e azzurro – può essere «fatale» per il nostro sonno. Secondo gli scienziati, infatti, la luce che contiene questo colore sopprime la produzione di melatonina – l’ormone che regola il sonno e la veglia – più di ogni altro tipo di luce.

Il team dell’Università di Manchester ha condotto una ricerca sulla luce coinvolgendo una varietà di partecipanti, esponendoli a diverse intensità di ciano: anche se il colore aveva sempre lo stesso aspetto, i volontari avvertivano uno stato di maggiore sonnolenza quando la luce veniva abbassata, e di maggiore veglia quando invece veniva aumentata. Anche il livello di melatonina nella loro saliva diventata più elevato se la luce veniva diminuita.

«Il risultato della nostra ricerca è entusiasmante perché indica che regolare l’esposizione al ciano nella luce, da solo, senza per forza dover cambiare colore, può influenzare la qualità del nostro riposo», spiega il professor Rob Lucas, dell’università inglese.

«Il nostro studio dimostra anche che è possibile impiegare questa conoscenza per creare i display della prossima generazione. Per esempio, i nuovi schermi potrebbero aiutare a dormire i teenager che usano eccessivamente gli smartphone e i tablet, oppure potrebbero mantenere sveglie le persone invece hanno bisogno di usare il computer durante la notte».

Come spiegano i ricercatori, uno schermo convenzionale è composto dai colori primari rosso, verde e azzurro, che combaciano con tre tipi di fotorecettori nei nostri occhi. Aggiungendo un quarto colore, per l’appunto il ciano, i partecipanti si sono sentiti più svegli durante la visione di un film, nei casi in cui la luce veniva aumentata.

«I potenziali benefici dei nuovi display sono tanti: la tecnologia migliora anche la qualità dell’immagine», ha aggiunto la dottoressa Annette Allen. «Un po' come aggiungere sale alle nostre pietanze: non siamo necessariamente consapevoli di ciò che è stato fatto, ma ne apprezziamo l’effetto».

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica specializzata Sleep.

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