Lifestyle Quando il cervello perde dolcezza: scoperto il legame tra zuccheri e depressione

Covermedia

6.10.2025 - 16:00

Un team internazionale di ricercatori ha scoperto che un'alterazione nel metabolismo degli zuccheri del cervello può destabilizzare le cellule nervose e favorire la comparsa della depressione. La scoperta apre la strada a nuove cure personalizzate per i pazienti resistenti alle terapie tradizionali.

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La depressione, che colpisce ogni anno milioni di persone, potrebbe avere una radice più biologica di quanto si pensasse finora: un'anomalia nel metabolismo degli zuccheri del cervello.

Una nuova ricerca pubblicata su Science Advances ha rivelato che piccole catene di zuccheri, chiamate O-glicani, sono fondamentali per mantenere stabili le connessioni tra i neuroni. Quando questo equilibrio si rompe, anche l'umore precipita.

Lo studio ha individuato un protagonista chiave: l'enzima St3gal1, responsabile di mantenere al posto giusto queste catene di zuccheri. Quando la sua attività diminuisce – ad esempio a causa di stress cronico – le cellule nervose del corteccia prefrontale, l'area che regola emozioni e decisioni, perdono stabilità. Il risultato? I classici sintomi depressivi: apatia, ansia e perdita di interesse.

«Lo stress cronico altera le catene di zuccheri legate alle proteine del cervello e può innescare la depressione», spiega C. Justin Lee, autore principale della ricerca condotta presso il Center for Cognition and Sociality in Corea del Sud.

Dallo stress alla sinapsi: quando il cervello si scollega

Per verificare l'ipotesi, gli scienziati hanno sottoposto topi da laboratorio a tre settimane di stress controllato – isolamento, rumori e stimoli imprevedibili. Gli animali hanno sviluppato sintomi simili alla depressione umana, come ridotta attività sociale e perdita di peso. Ma la scoperta più importante è arrivata quando i ricercatori hanno disattivato artificialmente l'enzima St3gal1: anche senza stress, i topi hanno mostrato comportamenti depressivi.

Analizzando le sinapsi, i ricercatori hanno individuato un'altra molecola chiave: NRXN2, una proteina che funge da «interruttore» nella comunicazione tra neuroni. Quando le sue catene di zuccheri vengono alterate, la connessione tra le cellule nervose collassa.

Ketamina e zuccheri: un legame inatteso

Curiosamente, anche la ketamina, farmaco già usato contro la depressione resistente, sembra agire regolando proprio il metabolismo degli zuccheri nel cervello. Negli esperimenti, ha stabilizzato i livelli di O-glicani e migliorato il comportamento degli animali, suggerendo che il suo effetto antidepressivo potrebbe dipendere anche da questo meccanismo biologico.

Verso nuove terapie personalizzate

Oggi la maggior parte degli antidepressivi agisce sui neurotrasmettitori come serotonina o noradrenalina. Ma molti pazienti non rispondono a questi trattamenti. Intervenire sul metabolismo degli zuccheri offre una via completamente nuova, che potrebbe portare a farmaci più mirati e diagnosi precoci basate su biomarcatori molecolari.

Secondo la coautrice Boyoung Lee, «questa scoperta dimostra che alterazioni negli zuccheri cerebrali sono direttamente collegate all'insorgere della depressione. Comprenderle ci permetterà di sviluppare terapie più efficaci e personalizzate».

Uomini e donne reagiscono in modo diverso

Lo studio ha inoltre evidenziato differenze tra i sessi: i maschi sembrano più sensibili agli squilibri del metabolismo zuccherino rispetto alle femmine, pur mostrando sintomi simili. Un dettaglio che potrebbe influenzare le future strategie terapeutiche.