Moda Riccardo Tisci: «Dovevo prendermi una pausa»

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25.3.2019 - 13:08

PARIS, FRANCE - JANUARY 27: Riccardo Tisci attends the party for Dasha Zhukova' cover for Wall Street Journal on January 27, 2015 in Paris, France.  (Photo by Victor Boyko/Getty Images Wall Street Journal)
PARIS, FRANCE - JANUARY 27: Riccardo Tisci attends the party for Dasha Zhukova' cover for Wall Street Journal on January 27, 2015 in Paris, France. (Photo by Victor Boyko/Getty Images Wall Street Journal)
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Dopo 15 anni a capo di Givenchy, il 44enne racconta il suo anno sabbatico: «Volevo stare con mia madre, viaggiare, e guardare serie su Netflix»

Fra i nomi più altisonanti della moda mondiale c’è Riccardo Tisci.

Il 44enne è diventato direttore creativo di Burberry nel 2018 succedendo a Christopher Bailey, ruolo che lo stilista ha accettato interrompendo il suo anno sabbatico dopo 15 anni al timone di Givenchy.

«Erano 15 anni che non mi fermavo: quando nel 2017 ho lasciato Givenchy ho capito che dovevo prendermi una pausa, stare con mia madre, viaggiare, passare le giornate guardando serie su Netflix. Ne avevo bisogno, anche a costo di rifiutare le offerte che intanto mi sono arrivate. E poi, erano tutte sulla falsariga della mia esperienza da Givenchy. Che senso ha rifare qualcosa che ti sei lasciato alle spalle?», racconta Riccardo Tisci a D Repubblica.

In seguito al suo ingaggio lo stilista ha presentato alla settimana della moda di Londra una carrellata di quattro collezioni, svelando che le idee ancora non gli mancano, ma è invece preoccupato per le giovani leve.

«A preoccuparmi è la mancanza di una nuova generazione di creativi con la voglia di sperimentare e osare», ammette Tisci glissando l’argomento Brexit. «Tutti oggi si mettono sulla scia degli altri, senza cercare un approccio proprio: ai miei tempi quando usavi il codice di un altro designer ti massacravano, oggi invece è la norma - rimprovera lo stilista -. Così però non nascono i grandi: dove sono gli Helmut Lang, gli Hedi Slimane, gli Azzedine Alaïa contemporanei? Io non ne vedo. E questo sì che è un problema».

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