Studio Sette sensi per una memoria super: così il cervello impara meglio

Covermedia

17.10.2025 - 16:00


Secondo uno studio del Skolkovo Institute of Science and Technology di Mosca, il cervello potrebbe memorizzare molte più informazioni se avesse accesso a sette sensi anziché cinque. Una scoperta che unisce neuroscienza, matematica e intelligenza artificiale.

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Quanti stimoli può elaborare il cervello umano prima di andare in sovraccarico? La domanda accompagna la ricerca scientifica da decenni, e riguarda tutti noi: imparare, ricordare, comprendere.

Una nuova ricerca del Skolkovo Institute of Science and Technology (Skoltech) di Mosca offre ora una risposta sorprendente.

Il cervello, spiegano i ricercatori su Scientific Reports, raggiunge la sua massima efficienza quando elabora informazioni provenienti da sette diversi canali sensoriali. Non cinque, come da tradizione, ma sette. Il risultato nasce da un modello matematico che simula il funzionamento della memoria per capire come nascono, si modificano e svaniscono i ricordi.

Nel modello, ogni ricordo è rappresentato da un gruppo di neuroni – un «engramma» – che si attiva quando viviamo un'esperienza. Un concetto come «banana» non viene registrato come un'unica immagine, ma come una combinazione di sensazioni: colore, odore, sapore, forma, consistenza. In termini matematici, è come collocarlo in uno spazio a cinque dimensioni, ognuna legata a un senso.

Quando i ricercatori hanno aumentato il numero delle dimensioni, il risultato è stato chiaro: con sette canali sensoriali, il sistema di memoria simulato raggiungeva la massima capacità di immagazzinamento. «Abbiamo dimostrato che la quantità di engrammi distinti nel cervello tocca il suo picco quando lo spazio mentale ha sette dimensioni», spiega il professor Nikolay Brilliantov di Skoltech AI.

Secondo gli autori, questa cifra non è casuale. Con meno di sette canali si perdono dettagli, mentre oltre questa soglia le informazioni si confondono, rendendo più difficile distinguere un ricordo dall'altro. Il numero sette rappresenta quindi un punto di equilibrio perfetto tra stabilità e precisione.

Brilliantov sottolinea che l'analogia con i sensi umani è soprattutto simbolica, ma affascinante: «Forse un giorno potremmo sviluppare nuovi sensi, come la percezione dei campi magnetici o della radiazione. In ogni caso, i nostri risultati hanno implicazioni pratiche per la robotica e l'intelligenza artificiale».

Il modello aiuta anche a capire come il cervello bilancia memoria e oblio. Le tracce mnemoniche più attivate si rafforzano, mentre quelle inutilizzate si dissolvono o si fondono con altre, fino a creare una struttura stabile nel tempo. Curiosamente, la scoperta richiama la «magica sette» del psicologo George Miller, che già negli anni Cinquanta aveva osservato come il cervello riesca a trattenere in media sette elementi contemporaneamente nella memoria a breve termine.

Le implicazioni vanno oltre la biologia. Se le macchine imparassero a elaborare stimoli attraverso sette canali – visivi, sonori, tattili, termici, cinetici e altri – potrebbero migliorare le proprie capacità di apprendimento. Sistemi d'intelligenza artificiale progettati in questo modo riuscirebbero a collegare dati in modo più efficiente, riconoscendo schemi e contesti con una precisione più «umana».

Anche per l'apprendimento umano il messaggio è chiaro: più sensi coinvolgiamo, meglio ricordiamo. Integrare immagini, suoni, movimento e tatto rende l'esperienza più completa e le informazioni più durature.