Digitale & Lifestyle Sorridere non indica felicità: ecco perché

CoverMedia

17.9.2018 - 16:11

Source: Covermedia

Per gli esperti del body language, questo gesto non coincide necessariamente con uno stato d’animo sereno.

Se sorridiamo, non significa che siamo felici. Così riporta un team di ricerca della University of Sussex, nel Regno Unito, che ha coinvolto un gruppo di 44 persone esplorando le sensazioni alla base di questo tipico gesto del nostro body language (linguaggio del corpo) in differenti occasioni sociali.

Tutti i partecipanti, di un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, sono stati coinvolti in una serie di eventi sociali attraverso il cosiddetto HCI (Interazione uomo-computer, in inglese human-computer interaction) lo studio dell'interazione tra le persone (utenti) e il computer, con il fine di progettare e sviluppare sistemi interattivi. Durante l’esperimento il team ha monitorato e filmato le espressioni facciali dei giovani, da soli in una stanza, di fronte al computer.

Dopo aver svolto i quiz, i volontari dovevano valutare la loro esperienza scegliendo una scala di 12 emozioni tra cui noia, interesse e frustrazione.

«Secondo alcuni ricercatori, un sorriso genuino riflette uno stato interiore di contentezza o divertimento», ha dichiarato dottor Harry Witchel, esperto di body language. «Tuttavia, le teorie di ecologia comportamentale suggeriscono che tutti i sorrisi sono strumenti impiegati nelle interazioni sociali, teoria che indica anche che la contentezza non è né necessaria, né sufficiente per farci sorridere. Il nostro studio dimostra che, in questi esperimenti con la HCI, i sorrisi non sono causati da una sensazione di felicità. Piuttosto, vengono associati ad un senso di coinvolgimento soggettivo, come un “carburante sociale” che ci fa sorridere, anche quando stiamo socializzando da soli di fronte a un computer».

Statisticamente, dunque, le emozioni maggiormente associate a questa espressione facciale non erano tanto la felicità o la frustrazione, quanto la sensazione di essere coinvolti in qualcosa.

Il team ha osservato che i partecipanti non solevano sorridere durante la scelta delle risposte, mentre erano più propensi a farlo quando il computer dava loro il verdetto su ciò che avevano scelto; curiosamente, essi sorridevano di più quando scoprivano che la loro risposta era sbagliata.

«Questo comportamento può essere spiegato dal modo in cui una persona si sente coinvolta con se stessa, e non da un sentimento di felicità, né di frustrazione», ha concluso il dottor Witchel.

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