Digitale & Lifestyle Tante ore seduti: il rischio per il cuore aumenta

Le persone obese o in grave sovrappeso di un'età superiore a 55 anni corrono il pericolo maggiore.

Non solo problemi di linea: le donne che stanno sedute per tanto tempo durante il corso della giornata mettono a repentaglio anche la salute del cuore. Secondo una ricerca condotta presso la Arizona State University College of Health Solutions di Phoenix, USA, le probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari, in particolare per le donne di un'età superiore ai 55 anni, e che restano sedentarie per più di 9 ore al giorno, sono ancora più alte.

I ricercatori hanno messo a confronto lo stile di vita di oltre 500 donne in menopausa di una media di 63 anni, analizzando inizialmente il gruppo per intero, poi suddividendolo in due: il primo composto da donne di origine ispanica, il secondo non ispanica.

Secondo i risultati, le donne ispaniche rimanevano sedute per 8 ore al giorno, mentre le altre per circa 9 ore. Anche se le ultime passavano significativamente meno tempo sedute senza interruzione, avevano il 5% delle probabilità in più di sviluppare il diabete di tipo 2.

A tutte le partecipanti è stato chiesto di indossare al polso, per due settimane, degli accelerometri, tramite cui i ricercatori potessero monitorare i loro movimenti e il livello di attività fisica.

«I risultati del nostro studio si basano su passate ricerche secondo cui, nei casi delle donne più grandi di età, stare sedute per troppo tempo è associato ad un maggiore rischio di diabete e di malattie del cuore», ha spiegato la professoressa Dorothy D. Sears.

La migliore prevenzione contro questi gravi problemi di salute è aumentare il livello di attività fisica ed evitare il più possibile un comportamento sedentario.

«Tutti i medici dovrebbero incoraggiare i loro pazienti, inclusi quelli anziani, a ridurre il tempo in cui restano seduti, a fare pause durante i periodi più inattivi, e sostituire questo comportamento sedentario con leggere sedute di attività fisica».

La ricerca è stata pubblicata nella rivista scientifica Journal of the American Heart Association.