Digitale & Lifestyle Teddy Quinlivan: «La moda è come la mafia»

Dopo aver svelato alcuni degli abusi perpetrati nei confronti dei modelli nel mondo della moda, la 24enne americana è stata allontanata dalle passerelle.

Teddy Quinlivan ha paragonato la mafia alla raffinata industria della moda.

Dopo aver parlato apertamente delle aggressioni sessuali a cui modelli sono spesso soggetti nell'industria, la modella transgender, un regular della settimana della moda, è vista da molti operatori delle passerelle come «il fumo negli occhi».

Ad aprile, Teddy ha annunciato pubblicamente che si rifiuta di collaborare con pubblicazioni e marchi che continuano a collaborare con «criminali accusati di aggressione sessuale», dichiarazione che l’ha esposta alla rabbia di personaggi noti nel fashion business.

«Il fatto di aver preso una posizione e di essere impenitente, mi ha resa piuttosto antipatica a diversi nomi che hanno sempre agito scorrettamente e bazzicano nel mondo della moda», ha raccontato Teddy Quinlivan a WWD.

«E dal momento che si tratta di un business molto piccolo, quasi a conduzione familiare, un po’ come la mafia, fare incazzare qualcuno che è amico di altre 10 persone può significare che all'improvviso non lavori più in 10 spettacoli. Ma va bene, non ho bisogno di sfilare per quei 10 spettacoli, perché alla fine della giornata, ho quello che le altre persone non hanno: l’integrità. Sono molto orgogliosa di questo e del fatto che non ho dovuto cambiare me stessa per adattarmi al settore».

La 24enne spiega inoltre come l'abuso nella moda non sia sempre necessariamente di natura sessuale.

«Questa industria non ha regole, in particolare per quanto riguarda i modelli e le giovanissime ragazzine che sono coinvolte. Nella moda l’abuso non è sempre necessariamente di natura sessuale, ma spesso accade in forma estremamente disumanizzante. Ci sono molti posti di lavoro in cui letteralmente stai lì e non ti è permesso nemmeno di parlare».