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Blog sostenibilità Swisscom Vacanze invernali in montagna, ma sostenibili
Meret Meier, blog sostenibilità
17.12.2018
Trascorrere le vacanze invernali in modo ecologico non è un’ovvietà, ma è possibile. La consapevolezza e la domanda aumentano e di conseguenza anche l’offerta.
Se per voi la sostenibilità e l’ecologia sono importanti nella vita quotidiana, dovreste già informarvi per le vacanze invernali. Non è un mistero infatti che il turismo invernale rappresenti un problema per l’ambiente. Dopo un periodo estivo di tranquillità, d’inverno le montagne vengono prese d’assalto da tantissime persone e vengono tracciate piste e percorsi. Fiumi di auto per ore e ore in coda, cannoni sparaneve che consumano enormi quantitativi di elettricità e vaste aree del paesaggio montano continuamente cementificate per la gioia di sciatori ed escursionisti.
Il cliente può scegliere
Per il cliente non è poi così difficile distinguere le offerte sostenibili da quelle che non lo sono. Le località invernali in continua espansione e che pubblicizzano 250 chilometri di piste non sono certo ecologiche. A cosa servono centinaia di chilometri di piste se a fine giornata se ne riescono a percorrere a malapena 20? Come in molti altri settori, anche negli sport invernali è la domanda a determinare l’offerta; gli offerenti si adeguano progressivamente alle richieste della clientela.
Numerosi appassionati di sport invernali si informano prima nel dettaglio sulle possibilità di raggiungere la stazione sciistica e sull’impegno dell’albergo in termini di sostenibilità. La pressione verso gli offerenti che si ostinano a non cambiare rotta è sempre maggiore. I comprensori che fanno della sostenibilità, dell’ecologia e della protezione del clima la loro bandiera, lo pubblicizzano ampiamente e ci tengono a mostrare chiaramente il loro impegno, anche attraverso associazioni e comunità.
I label fanno chiarezza
Località quali Arosa, Les Diablerets, Disentis e Interlaken promuovono vacanze invernali dolci. Queste quattro mete sono comprese nelle cosiddette Alpine pearls, ossia località di vacanza che promuovono il turismo dolce. Spesso si tratta di località non necessariamente note per gli sport invernali, ma che offrono una forma di turismo ecologica. Per capire se una località è bandita alle auto e se un hotel è ecologico basta verificare l’esistenza di un label.
Nel Cantone dei Grigioni ad esempio le strutture ricettive ecologiche sono munite del label Ibex Fairstay, mentre il label GaST è assegnato ai membri della «Gemeinschaft autofreier Schweizer Tourismusorte» (Comunità delle località turistiche svizzere senz’auto). Il label Ecolabel UE viene assegnato a livello europeo alle imprese del settore alberghiero e para-albeghiero che si contraddistinguono per una visione e un approccio ecologici.
Lasciare a casa l’auto
La voce che pesa di più sull’inquinamento ambientale non sono gli skilift o i contestati cannoni sparaneve, bensì l’utilizzo delle auto private. Percorrere 300 chilometri in auto significa produrre 45 chilogrammi di CO2; la stessa tratta percorsa in treno produce solo 12 chili di CO2. Immaginiamo cosa significherebbe per l’ambiente se gli oltre 15 milioni di turisti invernali viaggiassero in treno anziché in auto.
L’Associazione traffico e ambiente (ATA) ha esaminato le località di vacanza valutando l’aspetto della mobilità ecologica: in testa alla classifica ci sono Zermatt, Saas Fee, St. Moritz, Engelberg, Grindelwald e Scuol.
Serve l’impegno dei comprensori sciistici
Oltre agli hotel bio e ai paesi senz’auto, un grande contributo in termini di ecologia può provenire dai gestori di skilift, ferrovie di montagna e piste. Gli skilift e i cannoni sparaneve consumano tantissima energia, ma esistono delle alternative. Ad esempio lo skilift Tenna funziona totalmente con energia solare. Oppure gli impianti di produzione di neve artificiale della ditta Bächler di Emmenbrücke che in presenza della giusta pressione non necessitano di elettricità.
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