AmbienteAgricoltura svizzera deve fare maggiori sforzi e più in fretta
mp, ats
31.10.2022 - 17:31
Ridurre il numero di animali da reddito e il consumo di carne sono i mezzi più sicuri affinché l'agricoltura svizzera raggiunga gli obiettivi di diminuzione delle emissioni inquinanti, stando a un rapporto di esperti. Le nuove tecnologie non bastano.
Keystone-SDA, mp, ats
31.10.2022, 17:31
31.10.2022, 17:32
SDA
La strategia climatica a lungo termine della Svizzera mira a una riduzione di almeno il 40% dei gas ad effetto serra (GES) provenienti dall'agricoltura entro il 2050, rileva il rapporto della Commissione federale d'etica per la biotecnologia nel settore non umano (CENH) presentato oggi a Berna.
Tale obiettivo è inferiore a quello imposto ad altri ambiti, il che conferisce all'agricoltura uno «statuto speciale» ingiustificato da un punto di vista etico, criticano gli autori.
L'agricoltura deve fare maggiori sforzi per diventare più «verde». Sarebbe opportuno che dia il suo contributo alla stessa stregua degli altri settori al fine di lottare efficacemente contro il cambiamento climatico, anche se ha per missione di garantire la sicurezza alimentare del Paese. È «estremamente urgente» che si adatti, sottolineano gli esperti.
Nuovi metodi
Si tratta in particolare di sviluppare metodi di produzione che possano contrastare la «volatilità climatica», ovvero l'alternanza tra una siccità estrema e precipitazioni eccezionali. La CENH «non esclude» che le biotecnologie applicate alla selezione vegetale possano contribuire all'adattamento delle piante coltivate ai cambiamenti climatici. Ma il loro potenziale è difficile da valutare per il momento.
L'urgenza climatica è tale che sarebbe imprudente puntare troppo sulla genomica o le tecnologie che rimuovono in modo permanente il CO2 dall'atmosfera (NET). Tali tecnologie, rileva il rapporto, suscitano «riserve legittime» quanto alla rapidità del loro sviluppo.
Per raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette e rispettare gli impegni presi dalla Svizzera per limitare il riscaldamento del pianeta a 1,5 gradi entro la fine del secolo (Accordo di Parigi), le NET devono essere sviluppate al più presto.
Ma ciò non basterà, mettono in guardia gli autori del rapporto. Occorre dapprima vigilare affinché la quantità di GES da compensare tramite queste tecnologie sia «la più piccola possibile».
Meno animali, meno carne
Per far ciò, nell'agricoltura, «nulla può dispensarci dal ridurre considerevolmente il numero di animali da reddito su scala mondiale e nazionale», sostiene la CENH. Occorre pure coltivare maggiormente vegetali destinati all'alimentazione umana e ridurre il consumo di carne e di latte.
Tali restrizioni si impongono anche nel caso in cui sarebbe possibile, grazie all'ingegneria genetica, diminuire le emissioni di gas ad effetto serra provenienti dall'allevamento, proseguono gli esperti, secondo i quali di fronte all'urgenza climatica, occorre puntare sulle tecnologie esistenti.
Sia quel che sia, «non sembra possibile» ridurre a zero le emissioni di GES, pur rinunciando completamente al possesso di animali da reddito e all'importazione di prodotti di origine animale, avvertono ancora gli specialisti. I concimi e lo sfruttamento del suolo genereranno in effetti sempre emissioni residue, che dovranno essere compensate da NET se si vuole raggiungere l'obiettivo dello «zero netto».
Critiche dall'Unione dei contadini
Le critiche al rapporto non si sono fatte attendere. Secondo l'Unione svizzera dei contadini (USC), gli esperti fanno delle raccomandazioni poco lungimiranti: la riduzione del numero di capi di bestiame non serve a nulla per il clima, se il consumo non cambia. Si vuole fare dell'agricoltura un capro espiatorio.
Negli ultimi 40 anni, le mandrie sono diminuite del 20% e il numero di bovini di un quarto, ha ricordato l'USC su twitter. L'agricoltura rappresenta soltanto il 15% delle emissioni di gas ad effetto serra. È un peccato, secondo i contadini, che si voglia indebolirne la posizione.
Critiche anche sulle selezioni vegetali
Dal canto suo, l'associazione «Le varietà di domani» non condivide la posizione della commissione federale che nega il potenziale delle nuove selezioni vegetali per un'agricoltura sostenibile. Deplora inoltre il fatto che gli esperti abbiano rinunciato a una valutazione etica, si legge in una nota odierna.
Secondo l'associazione, gli ambienti mondiali della ricerca sono del parere che le nuove tecniche di selezione fanno parte delle misure efficaci per adattarsi ai cambiamenti climatici. Consentono infatti di modificare il patrimonio genetico delle piante in modo semplice e preciso, senza per questo introdurre geni estranei.
L'associazione chiede quindi al Consiglio federale di presentare entro il 2024 un progetto di regolamentazione per i nuovi metodi di selezione vegetale. «La varietà di domani» conta tra i suoi membri Migros, Coop, Denner e associazioni quali i contadini bernesi, della frutta svizzera (Fruit-Union Suisse) o produttori di cereali.
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