Un anno di pandemia Coronavirus: Berset, federalismo va protetto e non criticato

ev, ats

24.2.2021 - 14:01

Alain Berset risponde alle critiche dei partiti di destra: "La cultura politica svizzera deve essere preservata e non incrinata". (foto d'archivio)
Alain Berset risponde alle critiche dei partiti di destra: "La cultura politica svizzera deve essere preservata e non incrinata". (foto d'archivio)
Keystone

Il federalismo è stato regolarmente messo alla prova durante la crisi del coronavirus iniziata un anno fa. Per il ministro della sanità Alain Berset è uno degli aspetti negativi della pandemia. «La cultura politica svizzera deve essere preservata e non incrinata».

«Cercare di mettere i membri del governo gli uni contro gli altri o cercare di personalizzare le decisioni prese non è svizzero. Non è così che funziona da noi», sottolinea il consigliere federale in un'intervista a Keystone-ATS, affrontando le recenti critiche dei partiti di destra. PLR e UDC non usano mezzi termini contro il ministro socialista.

«La nostra forza è la nostra cultura politica. Sono i governi collegiali», continua Alain Berset. È del resto grazie al lavoro dei Cantoni e della Confederazione che la Svizzera può superare la crisi.

«Nei momenti di forti tensioni, il Consiglio federale è presente. Funziona come un'autorità collegiale», insiste il friburghese. Un esempio recente: i due ministri UDC, Guy Parmelin e Ueli Maurer, sono venuti in aiuto del loro collega durante l'ultima conferenza stampa.

Mancanza di preparazione

Tornando sul primo anno di pandemia Berset nota che la Svizzera non era così male preparata. «Avevamo imparato le lezioni dalla SARS nel 2003 e dall'influenza causata dal virus H1N1 nel 2009, e istituito la legge sulle epidemie dal 2012-2013».

«Era la migliore preparazione. Altrimenti, la situazione sarebbe stata molto più difficile», spiega il consigliere federale. Il testo definisce in maniera più precisa la ripartizione dei compiti tra Cantoni e Confederazione.

Ciononostante, la Svizzera non era completamente pronta a una crisi di questa portata. Berset riconosce una certa mancanza di preparazione. «Ma non solo da parte della Confederazione. I Cantoni, gli ospedali, i cittadini: tutti sono stati presi alla sprovvista».

Sono mancati mascherine e respiratori artificiali. «È stato necessario correggere uno a uno i problemi legati alla natura imprevedibile della pandemia». Altri sono ancora in sospeso. Come la digitalizzazione di certi servizi. Il ministro spera che la crisi permetta di fare un salto di qualità in questi ambiti.

Messa alla prova durante la crisi, anche la legge sulle epidemie ha mostrato le sue lacune. «Non prevede un sostegno finanziario», nota Berset. Ma le aziende, che non sono responsabili della situazione, ne hanno bisogno. La legge dovrà quindi probabilmente essere adattata. E un bilancio andrà tracciato alla fine della pandemia.

Corsa salutare

Personalmente, il ministro è stato molto provato. «Ho raggiunto limiti fisici che non avevo mai toccato prima, lavorando sempre. Giorno e notte e anche nei fine settimana. Ci sono stati momenti estremamente difficili». Come il giorno in cui il Consiglio federale ha dovuto chiudere le scuole. «Non lo auguro a nessuno».

La salvezza è venuta dalla corsa. «Ho la fortuna, grazie allo sport, di conoscermi abbastanza bene da sapere come fare a non perdere il passo». Il consigliere federale assicura che ora sta meglio. «Ma sarò molto felice quando tutto questo sarà finito», ha detto.

«Ho imparato molto durante la pandemia», aggiunge. Proprio come il resto del paese. «Se una situazione simile dovesse ripetersi tra 10 o 15 anni, sapremo come reagire».

La Svizzera in ogni caso è sulla buona strada per piegare l'attuale epidemia. «Le prospettive sono buone, soprattutto grazie alla vaccinazione». E per Berset, la speranza è quella di potersi godere in estate una buona birra sulla terrazza di un ristorante.

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