Lifestyle Covid-19: vaccinare i giovani prima degli adulti ad alto rischio nelle nazioni più povere è «immorale»

Covermedia

28.6.2021 - 16:10

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Il rischio di grave malattia o morte a causa del coronavirus per i più giovani è «quasi pari a zero», secondo Andrew Pollard, direttore dell’Oxford Vaccine Group.

Vaccinare i giovani nei paesi più ricchi prima degli adulti più a rischio nei paesi poveri è gravemente «immorale», secondo Andrew Pollard, direttore dell’Oxford Vaccine Group, che si è occupato dei test clinici per sviluppare il vaccino AstraZeneca.

«L’obiettivo generale di avere un programma di vaccinazione globale durante una pandemia è impedire la morte di altre persone», dice chiaramente lo scienziato al congresso del Regno Unito All-Party Parliamentary Group on Coronavirus.

«Io ho lavorato in Nepal e in Bangladesh, e ci sono colleghi in quei luoghi che affrontano le circostanze più spaventose. Non lavorano in una situazione dove l’NHS può sostenerli».

Dottor Pollard continua: «È moralmente sbagliato ritrovarsi in una situazione dove permettiamo che questo accada, mentre tante nazioni stanno offrendo i vaccini ad una popolazione sempre più giovane, che corre un rischio bassissimo».

Il vaccino Pfizer, nel frattempo, è stato approvato per la somministrazione agli adolescenti in Canada e negli USA, mentre altre nazioni stanno attualmente testando il vaccino per gli under 18.

«La questione principale al momento è cercare di fare in modo che le dosi vadano a chi ne ha più bisogno», aggiunge dottor Pollard. «Questo è un problema globale che influenza le nostre economie e i nostri sistemi sanitari».

Secondo COVAX, l’iniziativa globale per la equa distribuzione dei vaccini, mancano attualmente circa 140 milioni di dosi a seguito di un’interruzione nella distribuzione in India.

Un’«urgenza assoluta», la definisce dottor Pollard, che prevede «milioni di morti tra ora e settembre» se la situazione non cambia immediatamente.

«Non possiamo aspettare fino alla fine dell’anno per prendere decisioni. Dobbiamo rivedere ora la ridistribuzione dei vaccini e il modo in cui le dosi raggiungono i Paesi più poveri, e questo si può fare attraverso Covax», ha concluso l’esperto.