Nonostante la forte circolazione del coronavirus – specie della sottovariante BA.2 di Omicron – gli ospedali non rischiano un sovraccarico, anche se nelle prossime settimane il numero delle infezioni aumenterà.
Keystone-SDA, cp, ats
22.03.2022, 15:42
22.03.2022, 15:53
SDA
Lo ha affermato oggi Patrick Mathy dell'ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ai media, spiegando tale fenomeno col buon tasso di immunità tra la popolazione e la minor pericolosità della variante Omicron.
Stando a Mathys è difficile dire quando si raggiungerà il picco e potremo assistere ad una diminuzione dei casi. Gli esperti si attendono ancora molte infezioni – oramai oltre mezzo milione a settimana – fino a aprile inoltrato, dopodiché dovrebbe verificarsi un'inversione di tendenza.
Prima di snocciolare le cifre relative all'infezione, Mathys ha ricordato – in occasione della centesima conferenza stampa – che anche dopo due anni dalla sua apparizione, e la fine di molte restrizioni che ci hanno consentito il ritorno ad una vita quasi normale, «siamo ancora confrontati col Covid». L'effetto della pandemia si fa soprattutto sentire a livello di assenze dal lavoro, per esempio.
Quanto agli effetti sul sistema sanitario, il numero di decessi si attesta in media a una decina al giorno, mentre oltre 100 persone devono recarsi all'ospedale per farsi assistere. Il numero di persone che necessita di cure intensive è di 126 al momento, ha sottolineato. Ad ogni modo, Mathys ha insistito ancora sui benefici della vaccinazione – booster compreso – e la minore virulenza del virus, caratteristiche che si ripercuotono positivamente sull'occupazione dei nosocomi.
Ad ogni modo, Mathys ha assicurato che la sorveglianza proseguirà anche nei prossimi mesi, specie in vista dell'autunno. Il Covid ci ha già dato brutte sorprese, ha spiegato l'alto funzionario. Per questo si continuerà con l'analizzare le acque reflue, eseguire test a campione su diverse categorie di persone e a sequenziare il virus alla caccia di nuove varianti. Il sistema è simile a quanto già si fa per l'influenza col sistema «Sentinella».
Richiamo non necessario ora
Per quanto riguarda le vaccinazioni, per Christopher Berger, presidente della apposita commissione federale, una seconda dose di richiamo avrebbe poco effetto in questo momento.
Uno studio eseguito in Israele sul personale sanitario mostra che una seconda dose di richiamo è solo marginalmente efficace contro un'infezione, ha spiegato. Questo è vero per la popolazione generale e anche per i pazienti più vulnerabili.
La protezione offerta dai vaccini mRNA, con le due dosi di base e una dose di richiamo, è efficace contro le forme gravi della malattia e riduce le ospedalizzazioni. In questo senso l'obiettivo è stato raggiunto, secondo Berger.
Ma con l'arrivo dell'autunno, dobbiamo essere preparati a diversi scenari. È possibile che sia necessaria una seconda dose di richiamo, per esempio per le persone vulnerabili. Si tratta di avere piani di vaccinazione per prendere la decisione al momento opportuno. A detta di Berger, si può confrontare la situazione con la vaccinazione contro l'influenza stagionale.
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