Diversi Gli insetti stanno per scomparire?

AP

4.10.2018

E’ sempre più raro ritrovare il proprio parabrezza pieno di insetti morti dopo un lungo viaggio. Questa constatazione non è una prova scientifica di per sé, ma se accumulate, una serie di osservazioni simili suggeriscono che l’equilibrio ecologico è in pieno sconvolgimento.

Api, scarafaggi o farfalle – i numerosissimi insetti che un tempo erano associati dall’estate, tanto quanto il gelato e i bagni, si fanno sempre più rari. Anche gli specialisti stanno valutando la gravità dell’abbassamento delle popolazioni di insetti. Nella maggior parte dei casi, alle cifre comparative di cui dispongono, relative ai decenni precedenti, manca la precisione. Tuttavia, la tendenza generale sembra chiara. E ciò potrebbe presto diventare un problema per l’umanità.

Molti insetti sono percepiti come nocivi. Distruggono i raccolti o trasmettono le malattie. Ma questi piccoli animaletti fecondano anche le piante. Essi costituiscono dunque una componente essenziale dell’ambiente naturale. Fino all’80 per cento degli alimenti consumati della popolazione sulla Terra non esisterebbe senza gli insetti.

«Se gli insetti scompaiono, l’insieme dell’ecosistema crollerà», ha dichiarato l'entomologo Doug Tallamy. «Il mondo comincerebbe allora a decomporsi.» Il biologo di Harvard E.O. Wilson spiega che in numerosi luoghi non ci sono praticamente più insetti volanti. Lo scienziato di 89 anni rinvia al cosiddetto «test del parabrezza». Dopo un tragitto di diverse ore tra Boston e lo Stato del Vermont, sostiene di avere trovato soltanto un insetto morto sul vetro anteriore della sua auto.

Ovviamente, un test del genere non è nulla di più che un campione. Per poter giungere a conclusioni fondate, bisognerebbe esaminare un gran numero di veicoli per diversi anni. In più, bisognerebbe prendere in considerazione il fatto che i veicoli attuali sono spesso più aerodinamici dei vecchi modelli – gli insetti tendono dunque a volare al di sopra del veicolo. Ormai, diversi scienziati hanno realizzato i propri «test del parabrezza». E i risultati coincidono quasi sempre con le osservazioni di E.O. Wilson: i finestrini delle auto restano molto più «puliti».

Anche se in numero limitato, esistono analisi più precise. Così secondo uno studio, il Canada e gli Stati Uniti hanno visto il loro numero di coccinelle precipitare del 14 per cento tra il 1987 e il 2006. Dal 1991, un’equipe dell’Università del Nevada osserva gli insetti alla stazione di ricerca biologica di La Selva, in Costa Rica. «Dopo aver sottoposto all’esame della lampada di Wood una trappola usata qualche decennio fa e che un tempo era costantemente piena di insetti, abbiamo constatato che oggi non era più così tanto utile», dichiara il ricercatore Lee Dyer.

Le cause sono molteplici

In Europa sono stati condotti alcuni studi simili. Per la Germania, uno studio presentato lo scorso anno ha rivelato che dal 1989, il numero di insetti era collato dell’82 per cento. Per arrivare a questa conclusione, gli scienziati incaricati dello studio hanno dovuto raccogliere i dati con regolarità in 63 luoghi diversi. Sul fronte internazionale, disponiamo raramente di cifre altrettanto concrete. «Non si sa ciò che si perde quando non si sa quello che si ha», sostiene l'entomologa Helen Spafford dell'Università di Hawai.

Considerata la mancanza di dati precedenti, «non sappiamo esattamente in quale misura stiamo vivendo un’"antropocalipse"», dichiara May Berenbaum dell'Università dell'Illinois. Gli studi isolati sono poco significativi, ma alcuni segni non mentono e suggeriscono che c’è un problema. «Non si tratta di un problema puramente tedesco», precisa David Wagner, dell'Università del Connecticut – che ha studiato l’abbassamento delle popolazioni di falene al nord-est degli Stati Uniti.

Per il momento, tutto indica che le cause di questa ecatombe sono molteplici: perdita degli habitat naturali, monocultura, uso generalizzato di insetticidi per eliminare gli insetti dannosi, specie invasive, impoverimento della diversità vegetale, inquinamento luminoso e traffico stradale, senza dimenticare il cambiamento climatico.

Persino in Groenlandia ci sono meno mosche

Le piante che consideriamo come cattive e che dunque eliminiamo sono indispensabili alla sopravvivenza di numerosi insetti, spiega Doug Tallamy, dell'Università del Delaware. I prati coltivati, al contrario, sono per così dire delle «zone morte». In numerose regioni, le fonti di luce artificiale rappresentano un problema ancora più importante. La luce attira gli insetti, spiega lo specialista. Ciò ne fa non soltanto delle facili prede, ma li incita ugualmente a disperdere le energie di cui hanno bisogno per cercare il cibo.

La scomparsa degli insetti è dunque principalmente legata allo sfruttamento e all’urbanizzazione crescenti della superficie terrestre. Tuttavia, anche lontano da qualsiasi tipo di insediamento umano, il numero di insetti si abbassa rapidamente. L'ecologista Toke Thomas Høye, dell'Università danese di Aarhus, ha studiato la proliferazione delle mosche in Groenlandia, a 500 chilometri da qualunque forma di civiltà. Ha ugualmente osservato un’importante diminuzione del loro numero sul posto – meno del 30% dal 1996. In uno studio, lo scienziato associa in particolare questo fenomeno all’innalzamento delle temperature.

L'entomologo David Wagner, originario del Connecticut, osserva ugualmente questo cambiamento in occasione dei campi estivi per ragazzi ai quali partecipa. Per i giovani, diventa sempre più difficile osservare diverse specie di insetti sul posto, spiega. La giovane generazione alla quale insegna oggi, dunque, presto considererà quest’abbassamento del numero di insetti come assolutamente normale. «Non si rendono conto che rischiamo di andare incontro a una vera catastrofe ecologica.»

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