Svizzera Il parere dell’esperto: «Il caro vecchio Ju volerà ancora tra 50 anni»

Silvana Guanziroli

7.8.2018

L’incidente dello Ju-52, avvenuto sabato scorso, in cui sono morte 20 persone, ha sconvolto l’aviazione svizzera. Tuttavia, gli specialisti non vogliono sentir parlare della fine di quest’aereo da collezione. «Questi aerei sono concepiti per essere particolarmente robusti, spiega Sepp Moser. Potranno ancora volare tra 50 anni.»

Un compito difficile attende gli inquirenti. Sabato, 20 persone hanno perso la vita nell’incidente del Ju-52 sul Piz Segnas. I passeggeri ritornavano da un weekend in Ticino. Per il momento, nulla lascia sperare che l’indagine sarà risolta rapidamente.

Il velivolo coinvolto nell’incidente aveva già 79 anni e non conteneva né la scatola nera né il registratore di bordo. «Attualmente, nulla permette di determinare chiaramente la causa dell’incidente», ha dichiarato lo specialista dell’aviazione e giornalista di Zurigo Sepp Moser (72 anni).

Tuttavia, per il momento Sepp Moser non pensa che bisogna cercare la causa del problema nell’età dell’aereo. «Gli apparecchi della JU-Air sono progettati per essere particolarmente robusti. In più, sono stati manutenuti sempre molto bene», spiega. Lui stesso ha viaggiato a più riprese a bordo di uno « Ju».

«Pilotare uno Ju-52 non è un gioco da ragazzi»

«Non penso che l’usura dei materiali abbia qualcosa a che vedere con quest’incidente. Sono convinto che questi aerei potranno volare ancora fra cinquant’anni. Non esiterò a risalire a bordo di questo aereo quando si ripresenterà l’occasione.»

Ne deriva allora che non si può mettere quest’apparecchio tra le mani di qualunque pilota. «Pilotare un Ju-52 non è per niente un gioco da ragazzi. Si potrebbe paragonare questo esercizio alla guida di un vecchio camion senza direzione assistita. Alla fine del volo, il pilota sente chiaramente gli sforzi fisici e psichici a cui è stato sottoposto.»

Lo specialista dell’aviazione e giornalista di Zurigo, Sepp Moser.
Lo specialista dell’aviazione e giornalista di Zurigo, Sepp Moser.
Keystone

I piloti non hanno scelto di cambiare itinerario

Secondo le prime considerazioni, il velivolo si è schiantato al suolo in verticale, cosa che lascia pensare che l’aereo sia stato vittima di un fenomeno di stallo aerodinamico. Il calore persistente potrebbe essere stato all’origine dell’incidente, anche se Sepp Moser considera che si tratti per il momento di una spiegazione un po’ troppo banale.

«I piloti erano uomini con molta esperienza che sapevano molto bene quali ripercussioni poteva avere il caldo sull’altitudine-densità», spiega. «Infatti, prima del decollo, i piloti hanno l’abitudine di effettuare dei calcoli basati sul meteo, che permettono loro di determinare l’itinerario di volo.»

Per lui, una cosa è chiara: «Se il calore non avesse permesso di sorvolare il Piz Segnas, i piloti avrebbero preferito passare dalla valle del Reno per poter proseguire in seguito la loro rotta verso Dübendorf.» Tuttavia, anche lo specialista dell’aviazione deve suo malgrado riconoscerlo: «Sfortunatamente non possiamo escludere alcuna causa per il momento, neppure l’errore umano.»

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