«Sono pronto a correre il rischio del contagio, ma voglio giocare». Il croato , nato a Rheinfelden (AG), Ivan Rakitic scuote il calcio, non solo quello spagnolo.
La Liga sta per decidere se e come riprendere il campionato, c'è l'ok del governo Sanchez agli allenamenti individuali delle squadre di calcio da lunedì. Ma anche tra Madrid e Barcellona corre il dubbio: quale è il rischio di contagio giocando? E di chi, tra l'altro, la responsabilità?
La domanda era stata sollevata in Italia dall'Associazione dei medici del calcio guidata da Enrico Castellacci, dottore azzurro campione del mondo 2006, e messa nero su bianco nella lettera dei 17 responsabili sanitari dei club. E in qualche modo rilanciata dalle domande dell'Associazione italiana calciatori al tavolo per il protocollo: che succede se si riprende e c'è un nuovo positivo. Al di là di eventuali nuove quarantene parziali, lockdown totali o sto definitivi, c'è anche un profilo di responsabilità.
Tutto scritto nell'art. 42 del Cura Italia, hanno chiarito gli esperti, che equipara il contagio da Covid-19 all'infortunio sul lavoro, responsabili sul piano civile e anche penale sono i dirigenti, medico compreso per l'attuazione di tutte le misure previste. Per questo, non basterebbe una «liberatoria» dei giocatori simile a quella che sarebbe invalsa per gli allenamenti in Germania, ..- anche se in modo informale, e senza conferma della Bundesliga, dove è vigente una non scritta regola di «volontarietà» per le sedute di preparazione.
Dunque, il discorso di Rakitic è emozionale, più che legale. «Io voglio tornare a giocare, per ridare alla gente quel che ho ricevuto e non solo dal punto di vista economico – ha spiegato il centrocampista vicecampione del mondo – Quando torneremo in campo dovrà esserci la massima sicurezza. Ma sappiamo che sicuri al 100% non lo saremo mai, noi come tutti gli altri lavoratori che sono rimasti al loro posto per noi in questi mesi e come tutti quelli che torneranno nei prossimi giorni. Un addetto a un supermercato non rischia meno di me, anzi forse di più. Il calcio è un movimento economico – ha concluso Rakitic – Mi ha impressionato leggere quanti milioni di persone siano coinvolte, e so che il calcio professionistico 'sostiene' il resto dello sport in Spagna. Ma l'aspetto che mi pare passi in secondo piano è la passione delle gente, e bisogna ricominciare a coltivarla».
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