Dopo più di due mesi di conflitto a Gaza, di cui non si intravede la fine, emergono le prime significative crepe tra Israele ed il suo alleato di ferro, gli Stati Uniti.
Keystone-SDA
12.12.2023, 21:51
SDA
E' Joe Biden a fotografare una relazione sempre più complicata con Benyamin Netanyahu, che non arretra di un passo sulla linea della guerra a tutto campo contro Hamas. «Non vuole la soluzione a due Stati», ha denunciato il presidente americano, osservando che «Israele sta perdendo il sostegno del mondo». Un avvertimento che giunge non a caso mentre l'Assemblea generale dell'Onu vota una nuova risoluzione per un cessate il fuoco nella Striscia nel crescente isolamento internazionale dello Stato ebraico (e di Washington).
Biden ha parlato di Israele ad un evento elettorale a Washington. Quindi in un ambiente, quello dei democratici, più sensibile alle sofferenze della popolazione palestinese sotto le bombe. Ma il messaggio del presidente americano è suonato perentorio, e soprattutto molto duro nei confronti di Netanyahu, come mai successo prima.
«Questo è il governo più conservatore nella storia di Israele», ha sottolineato Biden, richiamando il leader israeliano alla necessità di una «decisione difficile da prendere»: ossia, «rafforzare e cambiare» il suo esecutivo per trovare una soluzione a lungo termine al conflitto israelo-palestinese. Biden non lo ha detto in chiaro, ma evidentemente pensa ai falchi di ultradestra che sostengono i coloni, per i quali non può esserci nessun accordo tra pari con i palestinesi.
Lo stesso Netanyahu, tuttavia, ha ribadito per l'ennesima volta che la sua posizione non cambia. «Gaza non sarà un Hamastan e nemmeno un Fatahstan», ha spiegato, chiudendo ad ogni ipotesi di un futuro controllo della Striscia da parte dell'Anp. Fino a condannare gli accordi del '93 tra Rabin e Arafat da cui nacque un primo embrione di autogoverno palestinese: «Non permetterò che Israele ripeta l'errore di Oslo», il suo avvertimento.
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