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Politica La presidente del PLR Petra Gössi: «L’arroganza non fa per me»
Bruno Bötschi
30.4.2018
La presidente del PLR Petra Gössi ci dice perché le sue politiche non piacciono a tutti gli svizzeri, si esprime per la prima volta sul dibattito sul sessimo #MeToo e ci spiega perché continua a proteggere la sua vita privata.
L’ufficio di Petra Gössi: alti soffitti stuccati, sulle pareti sono appesi tre grandi quadri blu, davanti alla scrivania c'è un pollo di metallo. Il giornalista aspetta al grande tavolo nero e beve un caffè.
La presidente arriva con un quarto d’ora di ritardo: Petra Gössi indossa una camicetta a maniche corte chiara ed è raggiante. La sua riunione è durata più del previsto e sembra si sia conclusa positivamente.
Bluewin: Presidente Gössi, oggi faremo un botta e risposta. Nei prossimi 30 minuti le farò quante più domande possibili, alle quali risponderà il più velocemente e spontaneamente possibile. Se non le va bene una domanda, basterà dire «la prossima».
Petra Gössi: Ok.
Cervino o Mythen?
Ovviamente i Mythen. Sono le montagne di Svitto, il mio cantone natale. Sono già stata su entrambi, il grande e il piccolo. I Mythen sono eccezionali tanto quanto il Cervino, solo che non sono altrettanto ben pubblicizzati (ride forte).
Pane o rose?
Il pane lo mangio quasi tutti i giorni. Le rose sono belle da vedere e hanno un buon profumo, ma il pane è più importante.
Angela Merkel o Doris Leuthard?
Doris Leuthard. Vince già con la sua risata.
La parte del giorno in cui si concentra di più?
La parte del giorno in cui non sono concentrata affatto è la mattina appena sveglia. Poi sono sempre concentrata dopo il primo caffè, quando inizio a lavorare (ride).
Qual è stata l’ultima volta che è uscita?
Sabato scorso.
Quante volte alla settimana riesce ad andare in palestra?
Due volte alla settimana e ne vado molto orgogliosa. Mi piace anche fare sport all’aria aperta, faccio jogging e vado in montagna.
È vero che da bambina voleva fare la biologa marina?
Sì. Ho iniziato presto con le immersioni. Nell’acqua si vedono e si sentono cose molto diverse. C’è ancora tanto da scoprire del mondo sommerso. È una cosa che mi affascina.
Ride di nuovo. Petra Grössi sembra soddisfatta di sé e delle sue attività sportive. Per ora le domande erano facili, ora si passa ad un livello superiore: ci buttiamo sulla politica.
Qual è stato il suo primo atto politico? E quando?
Al liceo ero membro del comitato studentesco. Rappresentavo gli interessi degli studenti davanti agli insegnanti.
Poco prima di essere eletta presidente del PRL due anni fa, in un’intervista ha affermato: «Posso usare gli artigli, quando serve». Li ha poi usati?
(Ci pensa su) Recentemente ho avuto uno scontro verbale al telefono con un giornalista. Abbiamo entrambi alzato la voce. Alla fine siamo però riusciti a risolvere il problema tra di noi e la volta successiva è andata molto meglio. Chi vuole unire le persone, deve avere un atteggiamento deciso. È una cosa che vivo molto come presidente di un partito.
Cambio di atmosfera. È la prima volta che risponde ad una domanda delicata. Lo si percepisce: ora deve fare attenzione a quello che dice. Altrimenti domani ne parleranno i giornali.
Ha già scoperto qual è la miglior scusa per evitare le riunioni noiose?
In realtà, non possono più esserci riunioni noiose. Sarebbero delle perdite di tempo e bisognerebbe essere chiari da subito in casi del genere: «Scusate, ma non vale la pena incontrarci».
Di cosa avete parlato durante l’ultima telefonata con il consigliere federale Ignazio Cassis?
Era una domenica pomeriggio, abbiamo parlato di una dichiarazione resa alla stampa.
In linea di massima, lei ama le persone?
Sì, molto, altrimenti non potrei fare politica. Un politico deve amare le persone, indipendentemente dal partito di appartenenza.
Qual è la sua caratteristica?
Dal punto di vista politico intende? Io amo la vita, da sempre. Voglio essere contenta di ciò che faccio: è questo il grande motore della mia vita.
Per quale tematica elettorale deve fare attenzione a non arrabbiarsi?
Non mi interessa molto l’agenda tematica. Un tema elettorale diventa tale solo quando ha fondamento. Mi fanno invece arrabbiare le bugie o le deformazioni. A volte i fatti non hanno più nulla a che vedere con la realtà.
Sul suo successo: a volte non trova sia difficile prendere ancora sul serio i suoi oppositori?
Ho sempre i piedi per terra e tratto tutte le persone con rispetto. Ma a parte questo, cos’è il successo in politica? Abbiamo appena vinto le elezioni, ne sono molto contenta. Ma dobbiamo continuare a darci da fare se vogliamo continuare a vincere. L’arroganza non fa per me.
Il Presidente dell’UDC Albert Rösti ha recentemente affermato, in un’intervista al «Tages-Anzeiger», che «strade congestionate nelle città, carenza di alloggi e rischi sul posto di lavoro sono tutte conseguenze degli elevati tassi di immigrazione». Vero o no?
Ovviamente è necessario trovare soluzioni per problemi come le strade congestionate nelle città. Ma darne la colpa all’immigrazione è semplicistico. Negli ultimi anni, noi svizzeri abbiamo modificato le nostre abitudini per quanto riguarda la mobilità: molte persone hanno due auto. Oggi c’è chi vive da solo in 130 metri quadrati. Prima in 70 metri quadrati si viveva in 5. Oggi abbiamo delle esigenze totalmente diverse. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con l’immigrazione. Senza l’immigrazione, oggi i cittadini svizzeri se la passerebbero peggio. Se la nostra economia è solida e abbiamo un basso tasso di disoccupazione, dobbiamo ringraziare in buona parte l’immigrazione.
L’UCD vuole attirare imprese e stranieri facoltosi abbassando le tasse. Però è lo stesso partito che combatte l’immigrazione nel quadro dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa. Non pensa che si tratti di un atteggiamento un po' schizofrenico?
Effettivamente sono due posizioni che non si conciliano molto. Ma se vuole sapere perché l’UDC si comporta così, lo deve chiedere a loro.
Dato negli ultimi due anni l’UDC ha perso un paio di elezioni e votazioni, alla prossima tornata elettorale proverà con le visite porta a porta. Il PS lo fa già da tanto tempo. Lo farà anche il PRL?
È un tema importante quello di come far arrivare i propri messaggi alle persone. I giovani si interessano a tematiche diverse rispetto alle persone più anziane. Noi nel PRL siamo ben attrezzati. Abbiamo avuto già dei contatti con gli elettori e le elettrici nelle loro case. Ringrazio i singoli candidati del PRL al consiglio comunale della città di Zurigo che lo hanno fatto. È il pane quotidiano della politica, la sua essenza, fa parte del gioco.
A marzo, durante il congresso del partito, ha delineato l’obiettivo per il 2019: «Non dobbiamo piacere a tutti. Non voglio il 100 per cento. Ma voglio superare il PS». Rimane la domanda: a chi vuole piacere?
Voglio piacere a quelle persone che amano vivere in libertà, che affrontano la vita in maniera responsabile e determinata e che non vogliono uno Stato che imponga loro tutto. E voglio piacere a chi dice: sono pronto a risolvere i miei problemi da solo, ottenendo così un senso civico più forte. Sono convinta che solo così la solidarietà tra di noi funzioni al meglio. Non mi aspetto, come invece fa il PS, che lo Stato si assuma questo ruolo. Lo Stato è anonimo e non ha nulla a che vedere con il senso civico.
E a chi non vuole piacere?
Io non voglio piacere a quelle persone che vogliono che lo Stato si occupi di tutti i loro problemi e che decida come debbano vivere la loro vita. Non voglio piacere neanche a chi vuole erigere e isolare i confini svizzeri e a chi non è pronto a guardare al futuro in maniera costruttiva.
Oggi gli svizzeri sono amati all’estero?
La Svizzera ha un’ottima reputazione all’estero. Grazie alla nostra ricchezza, noi svizzeri possiamo viaggiare in tutto il mondo e infatti dappertutto si incontrano svizzeri. Siamo amati.
Qual è il tipico complesso di inferiorità svizzero che le dà ai nervi?
Trovo affascinante che le persone delle regioni montane, che vengono spesso descritte come dei sempliciotti, siano spesso quelle più aperte e innovative.
Nel 2017 in un’intervista al «NZZ am Sonntag» ha affermato: «Solitamente essere sottovalutato aiuta». La pensa ancora così?
Sì, certamente.
Uno sport maschile nel quale è imbattibile?
Mi piace fare sport ma non sono un asso. In generale penso di perdere spesso.
Queste sì che sono domande! Concordo!
È sessista un muratore che fischia ad una donna.
Se lo si fa con humour, può essere simpatico. Ma ovviamente so che ci sono diversi tipi di fischi.
Quanti atteggiamenti maschili vecchio stampo ci sono nella politica svizzera?
In politica ci sono ancora i vecchi modelli di genere. La politica rispecchia la società, non c’è alcuna differenza. Mi viene in mente un aneddoto che ho vissuto in prima persona nel 2004 dopo essere stata eletta nel consiglio cantonale di Svitto. Dopo la prima seduta, si è avvicinato un vecchio membro del consiglio e mi ha detto: «È bello avere una donna in Parlamento. Chissà se ora nelle pause avremo anche delle torte fatte in casa». Questa frase gli venne dal cuore, la trovai una cosa molto bella.
Oltre ai complimenti poco riusciti, in Parlamento ha mai subito degli abusi? Ovvero delle azioni che le hanno fatto pensare che ci si erano spinti troppo oltre?
No, non ho mai avuto questo tipo di esperienze.
La convivenza tra uomini e donne sta migliorando o peggiorando?
Aggrotta la fronte. Bisogna sapere che Petra Gössi non ha ancora fatto dichiarazioni sul dibattito sul sessismo #MeToo. Se c'è una cosa che deve chiarire questa intervista, è proprio il suo silenzio su questo tema controverso.
Si complica. In particolare nella sfera pubblica. Penso che la discussione intorno al movimento #MeToo non risolva la situazione, ma faccia sì che oggi molti uomini si chiedano: «Posso ancora farlo? O sarà interpretato male?».
Che cosa pensa del dibattito in corso sul sessismo con l’hashtag #MeToo?
Tra uomini e donne non ci devono essere né molestie né violenza, non c’è assolutamente nulla da aggiungere. Il dibattito #MeToo è importante. Quando però delle rappresentanti famose del dibattito danno l’impressione di essere delle povere donne inermi che non sono in grado di reagire, c’è qualcosa che stona.
Perché le donne che ambiscono al potere vengono attaccate per delle futilità?
Le donne sono forti. È più semplice accanirsi su delle futilità che discutere con loro seriamente.
Il 51 per cento dell’umanità è composto da donne. Da un punto di vista puramente matematico, perciò, le donne possono prendersela solo con loro stesse se non sono rappresentate adeguatamente nei consessi che contano. È vero o falso?
Falso. Ma una cosa è vera: le donne ci devono credere. Lo vedo anche in politica. Gli uomini che si candidano sono sicuri di sé, anche se non sono dei politici di professione. Le donne invece tendono a farsi più domande: «Lo posso fare? Ne sarò capace?». La politica è learning by doing e le donne sono brave tanto quanto gli uomini in questo. Però per una donna conciliare figli, lavoro e politica è praticamente impossibile. Figli e lavoro ok, figli e politica ok, lavoro e politica anche. Ma è difficile avere conciliare tutto.
E per gli uomini?
Da questo punto di vista, per gli uomini è spesso più semplice, perché sono le mogli che si occupano dei figli e tolgono loro questo peso dalle spalle.
Da presidente del PRL guadagna tanto quanto il suo predecessore Philipp Müller?
Non so quanto guadagnasse. Come presidente di partito non si guadagna molto, non si accetta questo incarico per soldi. Invece come membro del Consiglio nazionale sono molto ben pagata.
Il principio della parità salariale tra uomo e donna è fissato nella Costituzione federale e nella legge sulla parità. Ciononostante le differenze salariali in Svizzera sono elevate. Nel nostro Paese le donne guadagnano in media il 20 per cento in meno. Perché le donne lo accettano?
Da dove ha preso questi numeri? Da quanto ne so io, si tratta di un’inspiegabile differenza salariale del cinque per cento. Spesso le donne non osano chiedere. Devono ancora imparare meglio come lottare per i propri interessi. Ma ciò non basta: è importante che il datore di lavoro riconosca l’importanza della parità salariale e che le donne vengano parimenti sostenute.
Wow. Qui siamo chiaramente al politichese. Dipende dalle domande? Non ci arrendiamo.
È interessante che nei lavori dove puntano sul loro aspetto, le donne ne hanno sempre da guadagnare. Le modelle guadagnano molto più dei modelli, lo stesso vale per il porno.
Sono d'accordo con lei per quello che riguarda la moda. Al contrario, non so risponderle per ciò che riguarda l'industria del porno.
Aborto: sì o no?
Entro quanto concesso dalla legge, sì.
Prostituzione: sì o no?
Sì purché si rispetti la legge e gli uomini e le donne possano decidere liberamente. Non è accettabile che ci siano persone costrette a prostituirsi né è accettabile il traffico di esseri umani. Sono cose che condanno fermamente.
Liberalizzazione delle droghe: sì o no?
Su questo tema ho adottato a lungo un approccio restrittivo. Ora però vedo le cose un po' diversamente, ma rimango comunque contraria alla liberalizzazione.
Populismo significa anche dire quelle supposte verità che possono suonare orribili. Le chiedo di commentare le frasi seguenti che spesso si sentono in Svizzera: «In Svizzera non si può essere orgogliosi della propria patria».
Non condivido assolutamente questa opinione e non penso sia vera. I cittadini svizzeri sono estremamente orgogliosi del loro Paese e lo esprimono con gioia e orgoglio. Non importa dove mi trovi, in Svizzera o all’estero: io affermo sempre fieramente di essere svizzera.
«In certe stazioni svizzere ci sono quasi solo immigrati»
Mi sembra un’affermazione dettata dalla rabbia. Non è il colore della pelle che ci dice se un uomo è buono o cattivo. Da noi a Muotathal c’è il «Dott. Einzig» (il signor Unico), che ha la pelle scura. È molto orgoglioso di vivere nel Muotathal, si sente a casa. A Muotathal si è davvero integrati quando si ha un soprannome.
«Con gli uomini arabi stiamo portando nel Paese una massa di antisemiti e omofobi»
Chi viene in Svizzera deve essere pronto a integrarsi. Non c’è posto in Svizzera per chi non rispetta i nostri valori.
Grazie. Basta politica. Ora passiamo al privato.
Si fa delle domande esistenziali?
Sì sempre. Così riesco a capirmi al meglio e a comportarmi di conseguenza. E riesco a vivere con gioia.
Che cosa è sacro per lei?
Dormire abbastanza, il caffè la mattina e muovermi nella natura.
La sua parolaccia preferita?
Ehm...probabilmente vai al diavolo.
Finalmente. La risata è tornata.
Che libro ha ora sul comodino?
«Im eigenen Namen, in eigener Verantwortung» di Martin Grichting. In questo libro, il vicario generale della diocesi di Coira si chiede se la Chiesa cattolica debba avere diritto di parola sulla politica quotidiana. Io penso chiaramente che questo non sia il compito della Chiesa.
Dove possiamo trovare una Petra Gössi completamente rilassata?
Nel suo letto.
Protegge molto la sua vita privata. Perché?
Vogliono arrivare a casa, chiudere la porta e pensare: questo è il mio regno. A nessuno interessa sapere cosa succede nel mio bagno. Come politico sono sempre al centro dell’attenzione. Per poter essere a mio agio con le persone, ho bisogno della mia privacy.
Quando si è fatta filmare guidando un trattore per la televisione SRF ha ricevuto – la cito – «tantissime reazioni positive, come mai prima».
Capisco che alle persone faccia piacere conoscere più da vicino e nella vita di tutti i giorni qualcuno che è sotto i riflettori. Non è un problema per me. Va bene, fa parte del gioco. Ma non voglio assolutamente mostrare il mio privato.
Se avessimo mezza giornata, cosa mi mostrerebbe della sua terra natale?
I Mythen.
Dove preferisce andare: dal medico o dal parrucchiere?
Dal parrucchiere. Mi fanno un massaggio alla testa e quando esco sono sempre soddisfatta.
Petra Gössi prepara la cena. Cosa c’è da mangiare?
Apro il frigorifero, prendo uno yogurt e un pezzo di formaggio e taglio un pezzo di pane.
Un bilancio dopo due anni di collaborazione con l’UDC.
Lavoriamo bene su quei temi sui quali le nostre posizioni si incrociano e ci scontriamo quando le opinioni divergono. Fa parte della politica. Se la pensassimo sempre allo stesso modo, non ci resterebbe che pensare a una fusione.
Un parere sul PPD?
Lavorerei volentieri con il PPD. Ma deve diventare un partner affidabile che faccia una chiara politica per i cittadini.
Un parere sul PS?
PS e PRL hanno proprio un DNA diverso. Solitamente io non concordo con il PS e solitamente il PS non concorda con il PRL. Ma la collaborazione funziona e questo è l’importante.
Per finire, giochiamo al grande test dei talenti: cara Petra Gössi, le chiedo di attribuire un voto da zero (il minimo) a 10 (il massimo differenti definizioni. La prima: lei è una buona perdente?
Sono un'ottima perdente. Otto.
Attrice.
Non sono brava a recitare. Due.
Cuoca?
Sei. Ci sono un paio di piatti che so fare bene. Mi piacciono il pesce e le verdure e faccio ottime pizze. Ma non so fare le salse, non sono proprio capace.
Oratrice?
Sei. In questo campo si può sempre migliorare. Tutto dipende dalla situazione da quanto il tema mi è vicino. Riesco a far venir fuori la mia personalità e a far ridere ogni tanto le persone? A volte molto, a volte per nulla.
Chi è Petra Gössi
Petra Gössi è Presidente del PRL dall’aprile del 2016. La giurista 42enne viene dal Cantone Svitto e lavora come consulente legale, fiscale e aziendale a Zurigo. Era capogruppo parlamentare del PRL nel parlamento di Svitto e nel 2011 è stata eletta nel Consiglio nazionale. Non è sposata e non ha figli.
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