Mondi sommersi Le meraviglie inesplorate dei grandi fondali marini

DPA

21.9.2018

I grandi fondali degli oceani sono molto meno conosciuti della superficie della Luna: questa è l'opinione corrente. Anche se questo spazio vitale resta largamente inesplorato, è da tanto tempo che viene intaccato dagli effetti dell'inquinamento umano.

E' la curiosità scientifica e non la sete di avventura e di viaggio che spinge Angelika Brandt a prendere il mare, a navigare tra gli iceberg e ad avventurarsi in zone climatiche particolarmente inospitali. Ad oggi, la biologa marina dell'Istituto di ricerca Senckenberg di Francoforte sul Meno ha già partecipato alle 27 spedizioni di ricerca polare ed oceanografica. «Possiamo proteggere solo ciò che conosciamo», sostiene.

Nel suo campo di studi, i grandi fondali, c'è molto ritardo da recuperare: «Circa il 90 per cento di tutti i dati in nostro possesso si riferiscono ai fondali situati fino a 50 metri di profondità», spiega. Circa il nove per cento dei dati di ricerca riguardano i fondali situati fino a 200 metri di profondità. Tuttavia, è proprio al di là di questa soglia che cominciano i grandi fondali, che raggiungono gli 11'000 metri di profondità nella fossa delle Marianne.

I grandi fondali rappresentano più del 60 per cento della superficie terrestre

Un tempo, gli scienziati pensavano che non fosse possibile nessuna vita nel fondo degli oceani, dove l'oscurità è permanente e i rapporti di pressione sono estremi. Soltanto nel 19esimo secolo una spedizione ha permesso di smentire l'affermazione secondo la quale non esiste più vita possibile al di sotto dei 600 metri di profondità. «Si tratta di un ambiente di vita assolutamente normale per gli organismi che non comportano corpi cavi riempiti di gas», assicura Angelika Brandt.

Angelika Brandt fa parte delle più grandi ricercatrici in biodiversità dei grandi fondali del mondo e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Al giorno d'oggi, il biologo marino dell'istituto di ricerca Senckenberg di Francoforte sul Meno ha già partecipato a 27 spedizioni di ricerca polare ed oceanografica.
Angelika Brandt fa parte delle più grandi ricercatrici in biodiversità dei grandi fondali del mondo e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Al giorno d'oggi, il biologo marino dell'istituto di ricerca Senckenberg di Francoforte sul Meno ha già partecipato a 27 spedizioni di ricerca polare ed oceanografica.
dpa

La tazza di caffè in polistirene che i ricercatori hanno rinvenuto agganciata al loro equipaggiamento durante il prelievo di un campione a circa 4500 metri di profondità mostra le ripercussioni che può avere la pressione in alto mare. Le bolle d'aria continue nel materiale sono implose e la tazza è risalita in superficie in versione in miniatura, di due centimetri e mezzo in meno.

I grandi fondali rappresentano più del 60 per cento della superficie terrestre – in termini di superficie, si tratta dunque del più grande ecosistema terrestre. Ma è anche il più inaccessibile. Ed è per questa ragione che resta ancora largamente inesplorato. Per accedere ai grandi fondali, bisogna dispiegare un'enormità di mezzi tecnici.

«Per una spedizione di sei settimane, bisogna sborsare circa 1,5 milioni di euro solo per il viaggio in barca», spiega Angelika Brandt riguardo i costi di un viaggio di ricerca. A volte sono necessarie sei ore per portare un solo campione in superficie.

L'isopode gigante può misurare fino a 47 centimetri

Tuttavia, l'esplorazione di questo ambiente è fondamentale, come sostiene Angelika Brandt: «Per identificare le possibili ripercussioni dei nostri attacchi all'ecosistema.» Oggi, per esempio, si ritrovano materiali plastici anche a grandi profondità. L'obiettivo di queste scoperte scientifiche è dunque di dare alla politica i mezzi per intervenire. «Le nostre ricerche hanno l'obiettivo di stabilire delle zone di protezione.»

Robert Watson, presidente dell'organizzazione scientifica IPBES, la piattaforma intergovernativa sulla biodiversità, sottolinea l'importanza di proteggere gli spazi di vita nei grandi fondali e altrove nel mondo. «Dobbiamo studiare in quale misura minacciamo la loro sicurezza». Ciò vale ugualmente per gli organismi che, come gli abitanti dei grandi fondali, sono invisibili per la maggior parte della gente.

La responsabile del dipartimento di zoologia marina all'Istituto Senckenberg si interessa soprattutto di un organismo in particolare: l'isopode gigante. Contrariamente alle altre creature dei grandi fondali, generalmente piccolissime, può misurare fino a 47 centimetri. Angelika Brandt dà un'occhiata a un animale proveniente dalle collezioni dell'Istituto Senckenberg. E' conservato in un boccale in vetro.

«Non ho mai avuto la fortuna di poter studiare un isopode gigante», si rammarica. Comunque sia, ha potuto studiare dei vicini parenti della specie, anche se più piccoli, all'interno degli acquari.  

Una città sottomarina per 5000 persone

Le migliori fotografie sottomarine dell'anno

Tornare alla home page