È morto oggi ad Ascoli Piceno Carlo Mazzone, storico allenatore italiano di calcio. Lo hanno confermato fonti di famiglia all'agenzia Ansa. Aveva 86 anni.
Conosciuto come Sor Carletto, è il detentore del record di panchine in Serie A, quasi 800. Nel 2019 gli è stata intitolata la nuova tribuna Est dello stadio «Cino e Lillo Del Duca» di Ascoli Piceno, una delle tante squadre allenate in carriera, e nello stesso anno è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.
In una scuola, quella italiana degli allenatori, che è una delle migliori del mondo, Mazzone, 'romano de Roma' e trasteverino, è stato il simbolo dei tecnici di provincia. Di sicuro non avrà vinto come altri suoi illustri colleghi, ma ha ottenuto il successo più grande: essere rimasto nel cuore di tutti, gente comune e addetti ai lavori, a prescindere dal tifo e dal colore della maglie.
Quando era calciatore, la Roma lo mandò ad Ascoli per 'farsi le ossa' e lui, invece, decise di rimanervi non solo a giocare ma anche a vivere. E ad Ascoli il suo nome rimarrà per sempre legato, perché fu lui, da allenatore, a regalare la prima storica promozione in Serie A alla squadra marchigiana, una delle prime in Italia a giocare un calcio totale 'all'olandese', come andava di moda in quegli anni '70.
In panchina, Mazzone era passione e grinta, simbolo di uno sport vero e genuino, senza tanti schemi, ripartenze e alchimie tattiche da 'professori', ma basato principalmente sulla cultura del lavoro, la voglia di andare in campo e di regalare gioia e divertimento ai tifosi. La sua carriera da allenatore è durata quasi 40 anni, sulle panchine di Ascoli, Fiorentina, Catanzaro, Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari, Roma (allenarla fu per lui un sogno realizzato), Napoli, Perugia, Brescia e Livorno, con cui ha stabilito il record di panchine nella storia del calcio italiano, 1278 ufficiali.
Nella memoria rimane l'iconica immagine della sua corsa sfrenata sotto la curva avversaria dopo il 3-3 in un derby Brescia-Atalanta, a sfogare la rabbia per gli insulti ricevuti. A farlo scattare «le offese fatte a mia madre, a Roma quelle parole sono una cosa molto grave», spiegò poi.
Mazzone è stato una figura centrale per la carriera e la vita di gente come Totti, Baggio, Guardiola (che gli dedicò la vittoria della Champions del 2009), Materazzi, Toni, Pirlo e tanti altri. Ma non è stato soltanto un allenatore di calcio, bensì, per molti ragazzi che hanno lavorato con lui, un secondo padre. Non a caso, un film dell'ottobre 2022 su di lui era intitolato proprio così: «Come un padre».