Il crollo di Genova Nel 1979 l'ingegnere mise in guardia: il ponte era già pieno di ruggine 

AP/DPA/uri

21.8.2018

Parecchi decenni fa, l'ingegnere Riccardo Morandi, che progettò il ponte che porta il suo nome, lanciava già l'allarme: la struttura doveva essere sottoposta ad operazioni di manutenzione regolari. 

Nel 1979 l'ingegnere che ha concepito il ponte crollato a Genova aveva lanciato l'allarme sui rischi di corrosione. La struttura che porta il suo nome doveva essere sottoposta ad interventi di manutenzione regolari, aveva scritto Riccardo Morandi in un articolo, del quale domenica scorsa l'emittente italiana Rai ha pubblicato numerosi estratti.

Martedì 14 agosto, il collasso di buona parte del viadotto autostradale è costato la vita a 43 persone. Le circostanze che hanno portato alla tragedia sono oggetto di un'inchiesta. Ma già 40 anni fa, Morandi aveva scritto che l'acqua di mare e i gas inquinanti avevano cominciato a provocare una «perdita di resistenza superficiale del calcestruzzo».

I tiranti erano attaccati dalla ruggine

All'epoca, la struttura aveva soltanto 12 anni. Riccardo Morandi aveva dichiarato che, per garantire l'affidabilità della costruzione, «prima o poi sarà necessario procedere ad un trattamento che sia capace di eliminare le tracce di ruggine».

Di fronte alla degradazione del ponte per via della corrosione, l'ingegnere già temeva un incidente. Non aveva mai osservato un fenomeno simile su costruzioni di quel tipo. Per questo, aveva consigliato di coprire alcune porzioni del ponte con una resina plastica, al fine di consolidarlo.

Se le cause esatte del crollo non sono ancora state acclarate, gli specialisti pensano che sia la rottura di un tirante ad aver provocato la catastrofe. Secondo i media, era noto già dallo scorso febbraio che i cavi del ponte Morandi erano attaccati dalla ruggine. È ciò che è stato confermato anche da una relazione redatta da almeno sette ingegneri, per conto dello Stato italiano e dell'operatore Autostrade per l'Italia, come riferito dal settimanale L'Espresso nel corso del week-end.

I risultati dell'esame, però, non avevano condotto né alla chiusura, né ad una limitazione della circolazione sul ponte, ha sottolineato la testata. Secondo le informazioni fornite dal ministero dei Trasporti, anche tale circostanza è attualmente oggetto di accertamenti interni.

Roberto Ferrazza, capo della squadra di ingegneri, ha dichiarato che un primo esame ha permesso di identificare numerose cause possibili. Sembrerebbe che la trazione del ponte abbia subito delle variazioni. Per determinare ciò che ha potuto causare la rottura, gli specialisti dovranno però studiare la collocazione esatta delle macerie, ha spiegato Roberto Ferrazza all'agenzia di stampa italiana Ansa.

Rumori sospetti da ciò che resta del ponte

Per ragioni di sicurezza, i pompieri hanno dovuto interrompere temporaneamente i lavori su una delle due porzioni ancora in piedi del ponte. La struttura, che sovrasta alcune abitazioni ormai evacuate, ha cominicato ad emettere dei rumori diversi rispetto a quelli ascoltati nei giorni scorsi, ha confermato lunedì il portavoce dei vigili del fuoco Luca Cari, parlando alla Deutche Presse-Agentur. Gli abitanti delle case, perciò, non possono rientrare neppure per recuperare i loro oggetti personali.

Lunedì, le prime famiglie coinvolte sono state accompagnate in nuovi alloggi, secondo quanto annunciato dal presidente della regione Liguria Giovanni Toti su Twitter. Entro il 20 settembre, poi, altre 40 abitazioni dovrebbero essere messe a disposizione dei sinistrati: numero che dovrebbe arrivare a 100 entro la fine del mese. «Entro al massimo otto settimane, tutti avranno un tetto», ha promesso. Sono più di 500 i genovesi che hanno dovuto abbandonare le loro case.

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