La truffa del rip dealUna celebrità svizzera finita nelle grinfie della mafia
Silvana Guanziroli
14.12.2018
Una personalità svizzera ha messo in vendita online la sua villa. E alla fine si è fatta rubare 86.000 franchi. È stata dunque vittima di un'autentica truffa, della quale parla per la prima volta a «Bluewin».
La donna* in questione è invitata regolarmente sui palcoscenici delle trasmissioni televisive. Nel suo campo è una luminare. Sembra sicura di lei, come se nulla potesse intimidirla. Tuttavia, un evento ha sconvolto la sua vita: «Questa storia rimane una macchia scura sulla mia esistenza», afferma nel tentativo di spiegare le proprie emozioni. Non smette di chiedersi come sia potuta cadere in trappola così banalmente. «E se mi fosse successo qualcosa di ben peggiore?», si domanda.
Ora vuole raccontare la sua storia, con l'obiettivo di chiudere questo capitolo. Tuttavia, preferisce non farlo direttamente in pubblico. «Temo che i miei oppositori politici - spiega per giustificare la volontà di mantenere l'anonimato - possano usare l'accaduto contro di me. Ma trovo importante che si ponga fine a questo genere di truffe e che si mettano in guardia le persone». È per questa ragione che ha deciso di sporgere denuncia: «Ho depositato un esposto presso il ministero pubblico zurighese».
L'iscrizione su un sito immobiliare
La storia di questa donna comincia circa due anni fa. All'epoca, aveva comprato una vecchia villa nella Svizzera romanda. Per anni, ha investito moltissimo denaro, tempo ed energie nella ristrutturazione del bene. «La realtà è che questi lavori hanno assorbito praticamente tutti i miei risparmi», spiega.
Nel maggio del 2008, aveva deciso di vendere la proprietà. La sua banca le consiglia di pubblicare un annuncio sul portale immobiliare «Homegate». Le domande di informazioni e le telefonate si moltiplicano, ma la donna non riceve all'inizio alcuna offerta. Finché non si manifesta una persona interessata.
«Si chiamava Kirilo Kostatin e ci ha fatto sapere che un certo investitore, Andrei Bellow, desiderava acquistare la casa», spiega la donna. La persona in questione aggiunge allora, in un tedesco quasi perfetto, di essere un uomo d'affari e di vivere a Berlino. Per parecchi giorni, mantiene contatti stretti, sia via mail che via telefono, con l'addetta alla clientela della propria banca: «Alla fine lei mi spiega che l'investitore Andrei Bollow voleva comprare la casa per la somma di tre milioni di franchi».
Kirilo Kostatin propone alla donna un incontro a Milano. «Voleva pagare - ricorda - un acconto di 300.000 franchi e firmare il compromesso di vendita alla prima occasione. Sembrava coerente. In seguito mi ha chiesto un favore. Mi ha detto che aveva bisogno di franchi svizzeri e mi ha chiesto se potessi dargliene 70.000 in cambio di euro». La donna si rivolge perciò di nuovo in banca e viene rassicurata dall'impiegata: «Mi ha detto questo genere di transazioni erano usuali. Mi sono fidata».
L'ordine di un orologio Rolex via telefono
L'appuntamento è fissato. Poco prima che la donna parta per l'Italia con l'agente bancaria, Kirilo Kostatin la contatta di nuovo al telefono. «Mi parla di un orologio Rolex - spiega la persona truffata - introvabile in Italia. Voleva assolutamente quel modello e mi ha detto che mi avrebbe ovviamente rimborsata. Sono perciò andata nella Bahnhofstrasse e l'ho comprato. Quando ci ripenso, non mi capacito di come possa aver fatto una cosa del genere». Il prezzo: 16.150 franchi.
Il giorno dopo, le due donne arrivano a Milano con 70.000 franchi in contanti in due valigie e il Rolex. Si recano nel luogo dell'appuntamento, il «Doria Grand Hotel», situato nei pressi della stazione centrale. «Mi ricordo molto bene che non ero molto in forma, quel giorno. Ma non tanto da dover tornare a casa», precisa.
Finiscono per ritrovarsi nella hall dell'albergo. «Un uomo piuttosto basso di circa 35 anni si presenta e si qualifica come Andrei Bellow. Indossava un abito scuro, capelli scuri e a prima vista ci ha ispirato fiducia», ricorda ancora la donna. Dopo i convenevoli, l'uomo avrebbe cominciato in breve a parlare di affari: «Ci ha mostrato il compromesso di vendita firmato e ci ha chiesto il denaro e l'orologio in cambio». La donna glieli consegna. Andrei Bellow la invita quindi ad accompagnarla fuori, poiché deve ancora ritirare gli euro che le deve nella banca di fronte. «A quel punto tutto è stato molto veloce. Improvvisamente si è voltato, si è messo a correre ed è salito su una piccola Fiat. Ero pietrificata, ma sono riuscita ugualmente a leggere la targa».
L'impiegata bancaria prende allora il proprio telefono, chiama il truffatore e tenta di farlo ragionare: «A quel punto ha cominciato a minacciarci. Ha detto che sarebbe accaduto qualcosa di grave se non fossimo tornate immediatamente in Svizzera. Abbiamo avuto molta paura».
Un fatto taciuto per vergogna e senso di colpa
Di acqua sotto ai ponti da quel giorno ne è passata. «Per la vergogna e il senso di colpa, ho tentato di tacere la storia. Pensavo di dover prendere il toro per le corna e semplicemente accettare che avevo perduto molto denaro».
Ma c'è un'altra ragione per la quale finora non aveva sporto denuncia: l'impiegata bancaria. «Aveva paura che ciò le sarebbe costato il posto di lavoro. E non volevo che accadesse». Oggi, però, la donna deve pensare a sé stessa: «Se non lo faccio, non mi libererò mai di questa storia».
La donna ne è ormai cosciente: non è di certo la sola vittima. Questi malfattori agiscono in tutta Europa. Il «Landeskriminalamt» di Graz, in Austria, l'ha ringraziata: «Grazie ai dati che ci ha fornito in merito al rip deal che ha subito, abbiamo potuto stabilire del legami con altri casi. Il numero di telefono che ci ha dato, ad esempio, è lo stesso di un'altra inchiesta. Anche in quel caso la vittima è un cittadino svizzero». Inoltre, «tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 abbiamo potuto arrestare cinque truffatori, che riteniamo provengano dal gruppo».
La donna spera che con la sua denuncia la polizia avvii delle ricerche per ritrovare il Rolex. «In questo modo forse potremo tornare sulle tracce del malvivente. Se finora è riuscito a sfuggire alla giustizia, è ora che paghi nel modo giusto».
*La redazione è a conoscenza del nome
Questi criminali sono ancora ricercati dalla polizia
Questi criminali sono ancora ricercati dalla polizia
La polizia cantonale di Basilea ricerca questo rapinatore di aree di servizio dal novembre del 2017.
Immagine: Kapo Basel
Nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2010, un apprendista giardiniere di Zurigo, di 17 anni, è stato assassinato davanti ad un locale nel 5° distretto della città. L'inchiesta non è ancora chiusa. Nella foto, si può vedere il principale indiziato del delitto.
Immagine: Kapo Zürich
Sono tre anni ormai che la polizia cantonale di San Gallo è alla ricerca del detenuto evaso Pajtim Haziraj.
Immagine: Kapo St. Gallen
La polizia ricerca questo rapinatore che ha attaccato un'area di servizio sulla strada verso Bulle (Canton Friburgo), dal novembre 2017.
Immagine: Kapo FR
A Berna, sono 15 anni che la polizia ricerca l'assassino dell'albanese originario del Kosovo Irmi Djeledini, ritrovato morto nell'Altisbergwalg, a Kräiligen (Berna), nel 2003.
Immagine: www.police.be.ch
Il 19 aprile 2017, nel corso di una rapina in un negozio nel quale si trovavano due impiegati, un uomo armato e incappucciato si è appropriato di parecchie centinaia di franchi in contanti. Nessuno è rimasto ferito.
Immagine: Kapo Zürich
Questo uomo armato, che ha rubato parecchie centinaia di franchi nel corso di una rapina alla stazione di Bülach, il 3 marzo 2017, è ancora ricercato dalla polizia.
Immagine: Kapo Zürich
Il 24 ottobre 2017, questo sconosciuto ha attaccato una filiale bancaria Raiffeisen, nel quartiere bernese di Bümpliz.
La casa di Bruno Zwahlen a Kehrsatz (Berna), nel cui congelatore è stato ritrovato il cadavere di sua moglie all'inizio dell'agosto 1985. Foto scattata nell'aprile 1993.
Immagine: Keystone
Ritratto di Christine Zwahlen, assassinata nell'estate 1985.
Immagine: Keystone
Bruno Zwahlen in carcere per l'omicidio della moglie. Foto scattata il 17 aprile 1991 nel cortile della prigione di Thorberg, a Krauchtal (Berna).
Immagine: Keystone
Thorberg, a Krauchtal (Berna), 1991.
Immagine: Keystone
Dopo la scarcerazione, Bruno Zwahlen risponde alle domande dei giornalisti durante una conferenza stampa. Foto scattata il 20 aprile 1991.
Immagine: Keystone
Bruno Zwahlen, a sinistra, parla con Verena Sala, dell'associazione «Giustizia per Bruno Zwahlen». Foto scattata durante la conferenza stampa del 20 aprile 1991.
Immagine: Keystone
Davanti ai media, 20 aprile 1991.
Immagine: Keystone
Bruno Zwahlen lascia la Corte suprema del Canton Berna dopo la sua assoluzione, il 29 maggio 1993.
Immagine: Keystone
Bruno Zwahlen, al centro, fotografato in compagnia di Peter Saluz, a sinistra, e di Eva Saluz, a destra, il 1° giugno 1993. Bruno Zwahlen è stato assolto il 29 maggio 1993.
Immagine: Keystone
La Cassazione della Corte suprema del Canton Berna ha rigettato la domanda di ricorso contro Bruno Zwahlen presentata dal procuratore bernese Heinz W. Mathis nel gennaio 1996 in ragione di presunte «nuove informazioni sull'arma del delitto».
Immagine: Keystone
Bruno Zwahlen è tornato quindi ad essere un uomo libero e l'assassinio di sua moglie, commesso più di 12 anni prima, rimane un caso insoluto.
Immagine: Keystone
Seguito dai giornalisti, Bruno Zwahlen fa il suo ingresso nell'edificio della Corte suprema del Canton Berna, dove stava per riprendere il processo per l'omicidio di Kehrsatz, commesso nel 1985. Foto scattata il 14 aprile 1993.
Immagine: Keystone
Il caso Bruno Zwahlen (foto d'archivio del 1993) stava per entrare in una nuova fase. Il 2 giugno 1997, un sellaio di Kehrsatz dovette rispondere delle proprie azioni davanti al tribunale distrettuale di Berna-Laupen. L'uomo era accusato di falsa testimonianza durante il secondo processo a Bruno Zwahlen.
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