A Berlino una saga familiare cinese
In So Long, My Son dalla rivoluzione fino tv al quarzo
BERLINO, 14 FEB - In 'So Long, My Son' di Wang Xiaoshuai, ultimo film in concorso alla 69/a eBerlinale, una infinita saga familiare dai toni melò, dalla Cina anni '80 ai televisori al quarzo. Ovvero quando politica e privato si fondono in un tempo troppo accelerato per gestire, senza danni, i sentimenti di una famiglia. Protagonista del film soprattutto il tempo con le sue leggi, le sue rivoluzioni e il modo di aggirarle.
«Stiamo aspettando ormai solo di invecchiare» questo, in sintesi, l'atteggiamento di Yaoyun e di sua moglie Liyun. Erano infatti una famiglia felice fino a quando il loro unico figlio (come voleva appunto la legge) è annegato in uno stagno. E così la coppia ha lasciato la casa e si è tuffata nella grande città. Non va bene neppure con il loro figlio adottivo, Liu Xing, che un giorno scompare. Alla fine Yaoyun e Liyun decidono di tornare dove tutto era iniziato, alle loro speranze perse, dopo aver attraversato e sperimentato dalla post rivoluzione fino al turbo-capitalismo.
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