«Supersex» Alessandro Borghi interpreta Rocco Siffredi: «Un essere umano incredibile»

Covermedia

6.3.2023 - 11:00

Alessandro Borghi
Alessandro Borghi

L'attore si cala nei panni del pornodivo nella serie Netflix intitolata «Supersex» e si toglie un sassolino dalla scarpa: «Ci criticano e poi vanno a casa a guardarsi i porno».

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L’esperienza maturata sul set di «Supersex» ha cambiato la percezione di Alessandro Borghi nei confronti di Rocco Siffredi.

«C’è una grande differenza tra il personaggio pubblico e l’uomo. C’erano lati di Rocco non indagati e lui mi ha regalato onestà e fiducia, oltre alla felicità reciproca, per me di interpretarlo, per lui che fossi io», ammette Borghi raccontando i retroscena dell’incontro con il pornodivo.

«Avremmo potuto parlare di aneddoti, invece mi ha portato a casa sua, ha svuotato dieci hard disk di foto di famiglia, audizioni da ventenne, video con il cugino e i figli. Ho conosciuto un essere umano incredibile che ha una famiglia bellissima – spiega l’attore che nella serie targata Netflix interpreta proprio il re del porno -. Vive nel terrore di deludere gli altri, ha una dipendenza che lo ha ucciso e lo ha fatto passare da «io sono il maschio alfa che fa l’amore con cento persone» a «perché proprio a me il non poterne fare a meno»», continua il celebre attore nell’intervista riportata da Repubblica.

«(Per me è importante, ndr) Portare rispetto etico a Rocco, spero sia felice di ciò che vedrà: su 95 giorni di lavoro, 50 sono scene di sesso. Ma il racconto del porno è uno snodo narrativo, segna un cambiamento emotivo del personaggio. Questa è forse la grande intuizione della serie».

La polemica contro i bigotti

La polemica si accende però quando Borghi parla dei detrattori, che permeati di bigottismo, screditano il mondo del cinema hard, salvo poi fare indigestione di video hot al riparo da occhi indiscreti.

«Ho pensato a quanto sia fastidioso il bigottismo di questo Paese: il porno esiste, c’è chi a chi piace e a chi no, ci sono quelli che non lo considerano una parte della società, quelli che ci hanno negato le location perché era una serie su Siffredi, poi la sera vanno a casa e si guardano i porno».

Infine la riflessione cade sul parallelismo tra porno e violenza. «Nella serie Suburra ero un uomo che si faceva tatuaggi in testa e andava a sparare alla gente. Nessuno mi ha chiesto perché lo interpretassi: era normale, mentre erano tanti i dubbi su Rocco, che ha fatto lo stesso lavoro per tutta la vita per poi trovare la donna che ama e una famiglia».