Di nuovo in pista Alessandro Siani torna con Lol 5: «Ho paura solo di deludere»

Covermedia

18.3.2025 - 13:00

Alessandro Siani torna in pista.
Alessandro Siani torna in pista.
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Da arbitro in «Lol» al giudizio dei social, Alessandro Siani racconta la sua gavetta con Geppi Cucciari, le regole che oggi frenano la comicità e il motivo per cui ha sempre rifiutato ruoli drammatici. «Ogni giorno riparto da zero. Serve coraggio».

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Alessandro Siani torna protagonista sul piccolo schermo, ma questa volta non nei panni del comico, bensì in quelli di arbitro e conduttore della quinta edizione di «Lol - Chi ride è fuori», in arrivo su Prime Video dal 27 marzo.

Accanto a lui, Angelo Pintus, con cui condivide la guida di un cast ricco di volti noti della comicità italiana. Ma per Siani, il ritorno in scena è anche l'occasione per riflettere, nell'intervista con il «Corriere della Sera», sull'evoluzione del mestiere del comico, sulle sfide imposte dai tempi televisivi, dal politicamente corretto e dal giudizio perenne dei social. Tra ricordi di serate disastrose, gavetta condivisa con Geppi Cucciari e il rifiuto di ruoli drammatici, il comico napoletano racconta il dietro le quinte di una carriera fatta di risate, paure e coraggio.

«La paura più grande per un comico è deludere, ma vale per tutti: cantanti, attori, giornalisti. Ogni giorno si riparte da zero, e più che una questione di timore, è il coraggio che deve restare alto». Siani non si sottrae mai al giudizio del pubblico, ma tiene a precisare: «Sono favorevole al giudizio, contrario al pregiudizio. Mi piace o non mi piace: funziona o no, è legittimo. Ma quando qualcuno dice «non mi fa ridere a prescindere, non vado a vederlo», quello è un atteggiamento che non condivido».

E i social? «Sono un paradosso. Tutti danno la loro opinione, tutti fanno gli opinionisti, e poi, alla prova del voto, in cabina elettorale, l'astensionismo supera il 50%. Dio ti vede, i social no». Una battuta che chiude una riflessione su quanto l'indignazione sia diventata oggi il vero termometro della comicità: «Una battuta sbagliata può generare freddezza o sdegno. Se fa indignare, vuol dire che hai sbagliato strada».

Nel nuovo «Lol», Siani e Pintus dovranno sorvegliare un gruppo di comici che, per vincere, devono trattenere le risate. In gara, tra gli altri, Enrico Brignano, Raul Cremona, Flora Canto, Valeria Graci e Geppi Cucciari. Proprio con Cucciari, Siani condivide i ricordi degli esordi: «Facevamo la fame, senza camerini, in locali minuscoli. Ma ci divertivamo, le risate ci portavano alle lacrime. La gavetta vera, quella dove la passione copre le mancanze».

Non mancano aneddoti sulle serate andate male: «Mi sono esibito davanti a cinque persone che sembrava stessi disturbando. Dovevo capirlo subito, quando mi chiesero 10 euro per entrare nello stesso spettacolo che dovevo fare io».

Oggi far ridere è più difficile, anche per via dei tempi imposti dalla tv. «Il tempo comico deve fare i conti con tempi televisivi ristretti, un freno inevitabile. Un tempo i comici dicevano ciò che gli altri non potevano dire, ora quel ruolo si è un po' sminuito. La stand-up nasce per sfidare l'ipocrisia, oggi ha ancora appeal ma ha perso spinta».

E sul passaggio al drammatico? «Ho ricevuto proposte da registi importanti, ma ho sempre pensato che fosse un confine da non attraversare. È difficile poi tornare in sala con film leggeri. Si rischia di passare dal capolavoro al dopolavoro. Oggi però, finalmente, si vede una risata in fondo al tunnel».

Anche «Benvenuti al Sud» portò qualche dubbio? «Io no, pensavo fossimo troppo edulcorati. Temevo togliessimo troppo. In realtà, siamo molto peggio di così».