Le pagelle finali All'Eurovision vincono gli show e le presentatrici Studer, Brugger e Hunziker. Zöe Më regala dolcezza, come Lucio Corsi

Paolo Beretta

18.5.2025

Hazel Brugger, Michelle Hunziker e Sandra Studer hanno lasciato il segno sull'ESC 2025
Hazel Brugger, Michelle Hunziker e Sandra Studer hanno lasciato il segno sull'ESC 2025
KEYSTONE

L'Eurovision si è concluso con l'Austria vincitrice dell'ambito microfono di cristallo. Ma a trionfare sono state soprattutto le tre presentatrici con prestazioni quasi del tutto perfette. Ecco le pagelle, con le note da 1 a 10, dell'ESC 2025.

Paolo Beretta

Le tre serate, i tre show: 9,5. Ma noi Svizzeri davvero sappiamo fare degli show così belli? Non lo sapeva nessuno. Forse nemmeno i diretti interessati. Le tre serate sono state veramente spettacolari sotto ogni aspetto.

Sono state di altissima qualità a livello di contenuti e di tecnica. Ha funzionato tutto a meraviglia. Non si possono fare che i complimenti a tutti: produttori, cameraman, camerawoman, tecnici del palco (fenomenali!), delle luci, del suono e registi. 

Una grande pacca sulla spalla va data a chi ha ideato i vari contributi. A iniziare dal primo, spettacolare, svolto tra corni delle Alpi.

I complimenti sono doverosi anche a chi ha scritto i copioni, inzuppati nell'ironia autoreferenziale che è piaciuta davvero molto. L'auto-derisione rispetto alle proprie manie come la puntualità, la serietà, i soldi, le banche, e la cioccolata è stata proposta in modo molto intelligente. Basti pensare alla canzone «Made in Switzerland» e allo show correlato, che stanno andando fortissimo sul web.

Sarebbe stato un 10 su 10 se la fine della finale non fosse stata così lunga, con i riepiloghi delle canzoni presentati ben quattro volte. V'è il sospetto che al loro posto ci dovesse essere un'altra esibizione. Quella di Céline Dion, che magari ha dovuto dare forfait all'ultimo secondo?

Le pagelle

Sandra Studer: 10. Sa fare tutto, presentare, ballare e cantare e in almeno 3 lingue diverse: tedesco, italiano e inglese. Non la più piccola esitazione, non la più piccola delle sbavature. E il tutto con un sorriso contagioso sempre stampato in faccia.

E si concede il lusso di cantare il brano «Canzone per te», che portò «34 anni e 4 figli fa» a Roma all'Eurovision del 1991, con un «cambio d'abito» sul palco al fulmicotone, dimostrando che potrebbe benissimo ripresentarsi al concorso dell'Eurovision senza paura di impallidire davanti alle colleghe.

Padrona del palco dal primo all'ultimo minuto è lei che tira il carro e fa muovere la macchina nella buona direzione. E il tutto sembra riuscirgli senza il minimo sforzo, con una naturalezza contagiosa. Un fenomeno.

Hazel Brugger 9,5: Una forza della natura. Si vede che fa la comica e che ha centinaia di ore di palco alle spalle. Le sue battute sono taglienti, fanno ridere e arrivano, anche grazie a una sapiente scrittura di copione, al momento giusto.

Stile sbarazzino e che può sembrare irriverente, sa prendersi gioco di se stessa. Sul fatto che la si vede sorridere un poco meno della collega fa la battuta: «In Svizzera non abbiamo sentimenti, abbiamo soldi». 

Iconico il momento in cui si fa trasportare dal pubblico. L'immagine ripresa dall'alto è spettacolare e vale, visivamente parlando, il prezzo del biglietto.

Mezzo punto in meno della perfezione a causa dei suoi abiti. Un poco troppo eccentrici? Forse essendo all'ESC si ha la tendenza a dire di no, ma il fatto che poteva vestire «meglio» resta. Degustibus.

Michelle Hunziker: 9,5 Se ne fa un baffo (anche perché forse non sa che c'è stata) della campagna online che non la voleva, dimostrando ancora una volta di saper fare molto bene il suo mestiere di moderatrice. E come Sandra, parla benissimo le lingue. Il che è davvero un vantaggio in una competizione così internazionale.

Si muove con disinvoltura, tanto da cantare «Volare», monumento della canzone italiana, in chiave moderna. La spontaneità e il sorriso che ne deriva sono la sua marca di fabbrica, riscontrata lungo tutta la serata.

Molto brava a non scivolare nel parlare in italiano quando intervista Lucio Corsi mentre si aspettano i voti. Non avesse mantenuto l'inglese, qualcuno avrebbe potuto sollevare un polverone su un «possibile favoritismo».

Si è infilata in modo discreto in un duo che stava andando alla grande facendolo diventare un trio brillante, malgrado le molte costrizioni imposte dalla situazione, come quello di dare in maniera costante il numero del concorrente da votare.

Il duo Studer-Brugger: 9. In pochi credevano che due persone così diverse e con stili cosi differenti, la prima graffiante, la seconda molto più «easy», potesse funzionare. Invece, fin da subito, hanno mostrato una sana complicità.

Si sono trovate talmente bene che si sarebbe detto un duo formato da decenni. Con i ruoli ben definiti, Studer padrona di casa, Brugger più incline alle scorribande fuori dagli schemi, almeno in apparenza, hanno potuto dare il loro meglio, a beneficio di tutti. 

Malgrado sia tutto scritto, passaggio per passaggio, frase per frase, le due non lo hanno mai fatto capire, risultando molto spontanee.

Il trio: 9. Il duo Studer-Brugger s'è abilmente trasformato in trio con l'arrivo di Hunziker per la serata finale di sabato. Il tutto è andato bene. La fluidità nei discorsi delle presentatrici è stata la medesima che nelle serate precedenti.

Gran merito va al loro talento, che ha permesso di non essere troppo invadenti l'una con le altre e nemmeno nei confronti degli artisti.

Sia il duo prima che il trio poi hanno saputo amalgamare in maniera incredibile fascino, umorismo e autenticità. Mica roba da poco.

Zöe Më: 9. Ha portato la Svizzera a un soffio dal secondo trionfo in due anni, che sarebbe stato clamoroso. Ha gestito alla grande la sua prestazione quando nella semifinale un problema tecnico a una telecamera rischiavano di compromettere la sua canzone.

La sua tenera «Voyage» è piaciuta molto agli esperti, agli addetti ai lavori della musica, che difatti l'hanno messa al secondo posto provvisorio prima del televoto.

Televoto che non le ha dato, clamorosamente, nemmeno un punto, suscitando incomprensione, non solo nel cervello dei componenti della delegazione elvetica, ma anche in quelli di molti telespettatori. «Come è possibile?», mi son detto. Mi piacerebbe saperlo.

Lucio Corsi: 9. Ha avuto il coraggio di rimanere se stesso fino all'ultimo, anche su un palco così importante come quello dell'Eurovision. La sua genuinità e la sua autenticità sono piaciuti tanto, ma non è stato abbastanza per vincere.

Apprezzato dalla critica, ha però pagato dazio nel televoto, non andato molto bene.

Il pubblico: 9. Ha partecipato attivamente al successo dell'ESC, forse anche perché il motto è «united by music» («uniti dalla musica») sia fuori che dentro la St. Jakobshalle.

La città: 9. S'è preparata nei minimi dettagli e tutto è filato liscio, senza inciampi di rilievo, tranne una manifestazione pro Palestina l'ultima sera, che però non ha dato particolari grattacapi.

È stata invasa da una folla variopinta, che ha saputo accogliere con vero entusiasmo e disponibilità.

Non fosse così cara a livello di prezzi, come invece hanno sottolineato praticamente tutti quelli che l'hanno visitata e che ho potuto sentire, avrebbe ottenuto mezzo punto in più.

La lunghezza della finale: 5. La finale è stata troppo lunga. Non se ne capisce bene il motivo. Si sono ricapitolate le canzoni per ben 4 volte. Che qualcosa sia andato storto, ma che nessuno di noi se ne sia accorto? Un peccato perché sarebbe stato tutto perfetto senza questi ritardi.