Missione umanitaria Angelina Jolie vola in Perù per aiutare i rifugiati venezuelani

CoverMedia

24.10.2018 - 13:11

La star si è recata nel paese sudamericano per incontrare il Ministro degli Esteri, Nestor Popolizio.

Nuova missione umanitaria per Angelina Jolie.

L’attrice, regista e attivista americana, nonché Ambasciatrice delle Nazioni Unite, è volata in Perù per parlare con il Ministro degli Esteri, Nestor Popolizio, dei rifugiati arrivati dal Venezuela.

La 43enne star ha incontrato alcuni migranti, e illustrato il suo punto di vista al titolare del dicastero peruviano.

«Ogni venezuelano che ho incontrato, mi ha detto che nel loro Paese c’è una situazione disperata - ha detto la Jolie a Popolizio -. Ho sentito storie di persone morte a causa della mancanza di cure e medicine, pazienti affetti da cancro che si sono visti sospendere improvvisamente la chemioterapia, pazienti con diabete a cui non è più garantito l’accesso all’insulina, bambini senza i più basilari degli antibiotici, persone che stanno morendo di fame, oltre a una continua escalation di violenza e persecuzione».

«Nessuno dei venezuelani con cui ho parlato pretende carità. Vogliono solamente un’opportunità per ripartire. Il messaggio che mi hanno dato è stato: “Non volevamo andarcene, ma siamo stati costretti a farlo”. Dopo aver parlato con tante persone, è chiaro che non si tratti di uno spostamento per scelta».

Grazie al lavoro svolto a stretto contatto con i volontari, Angelina si è guadagnata una speciale posizione nell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).

A giugno, l’attrice si è recata a Mosul, la città irachena liberatasi dall’occupazione dell’Isis un anno fa, dicendosi «devastata» dall’incontro con alcuni superstiti del conflitto.

«Questa è la devastazione peggiore a cui abbia mai assistito da quando lavoro per le Nazioni Unite», ha detto la star, secondo People. «C’è gente che ha perso tutto: le loro case sono distrutte. Vivono in miseria. Non ci sono farmaci a sufficienza per i bambini e molte persone non hanno accesso all’acqua potabile e a servizi basilari. Sono ancora circondati da corpi sepolti tra le macerie».

«Le ragazze che ho conosciuto non sono andate a scuola per tanto tempo. Hanno assistito all’uccisione di molte persone e ancora si portano dentro la paura di lasciare le loro case. È profondamente disarmante vedere persone che hanno sopportato così tanta brutalità e che hanno ancora pochissime risorse per provare a ricostruire le loro vite da capo».

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