Spettacolo Cinema: una 'Picciridda' tra emigrazione a abusi

ANSA

4.3.2020 - 11:43

In sala il film di Licata tratto dal libro di Catena Fiorello

ROMA, 04 MAR – Lucia, graziosa ragazzina siciliana degli anni Sessanta, si ritrova a confrontarsi con una storia, tra emigrazione e abusi, più grande di lei. È quello che accade in 'Picciridda' di Paolo Licata, già in concorso al Taormina Film Fest e in sala da domani con Satine Film. Tratto dal romanzo omonimo di Catena Fiorello, il film mette in campo una 'gigantesca' Lucia Sardo (nei panni di nonna Maria) che si ritrova a crescere una nipotina, Lucia (interpretata da bambina da Marta Castiglia e, da adulta, da Federica Sarno), nella più solare e mediterranea isola di Favignana, nell'arcipelago delle Egadi. Di scena nella storia, ma solo sullo sfondo, il fenomeno dell'emigrazione passiva, che vede coinvolta appunto Lucia, bambina di dieci anni i cui genitori decidono di emigrare in Francia lasciandola in Sicilia con nonna Maria, una donna tanto buona quanto apparentemente anaffettiva. Ma nella famiglia dell'anziana donna, la più brava nel paese a vestire i morti, si scoprirà solo alla fine, c'è un segreto i cui effetti sono ancora pronti a mostrarsi in tutta la loro forza. E sarà proprio Lucia, con la sua curiosa semplicità, destinata a rivelare quell'oscuro mistero che pesa da anni sulla sua famiglia.

«Durante la lavorazione del film e nel corso delle riprese a Favignana – spiega il regista, alla sua opera prima – ho avuto modo di convincermi ancor di più di come questa storia sia un racconto attuale, simbolico ed emblematico. Adesso più che mai, ad ogni latitudine e in ogni epoca, l'infanzia, intesa come l'età della vulnerabilità, ma anche della formazione e dell'apertura a tutte le possibilità, può subire violenza e prevaricazione». E ancora Paolo Licata, già assistente alla regia de 'Il sole nero' di Krzysztof Zanussi e 'Rosso Malpelo' di Pasquale Scimeca: «Ho voluto in qualche modo rappresentare le atmosfere siciliane di quell'epoca – dice – . Dopo aver letto il libro di Catena Fiorello ho amato, oltre alla storia che trovo ancora molto attuale, proprio quei sapori, quelle atmosfere che vengono così bene rappresentate». (ANSA).

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