Cinema Dal Covid-19 alla parità di genere: le sfide del cinema svizzero

zm, ats

5.8.2021 - 12:51

Il ministro della cultura Alain Berset in conferenza stampa al Locarno Film Festival, 5.5.2021.
Il ministro della cultura Alain Berset in conferenza stampa al Locarno Film Festival, 5.5.2021.
Keystone

In una conferenza stampa odierna nel quadro del Locarno Film Festival, il consigliere federale Alain Berset ha parlato delle sfide attuali del cinema svizzero. Fra i temi toccati, oltre a pandemia e collaborazione internazionale, anche la parità di genere.

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Nel 2020, l'Ufficio federale della cultura (UFC) ha commissionato uno studio sulla parità di genere nel cinema svizzero. I principali risultati sono stati presentati oggi a Locarno dal «ministro» della cultura Berset, dalla direttrice dell'UFC Isabelle Chassot e da Ivo Kummer, capo della divisione cinema dell'UFC.

Lo studio mostra che le donne non risultano più svantaggiate nel finanziamento dei film, cosa che era ancora d'attualità nel 2014. Al contempo continuano però ad essere sottorappresentate nel cinema professionale e vengono pagate meno dei loro colleghi uomini in settori come la regia, la sceneggiatura e la recitazione, ha indicato il Dipartimento federale dell'interno (DFI) in un comunicato odierno.

Oltre alle valutazioni attuali, lo studio mostra possibili misure per promuovere la parità di genere. Per esempio, la diversità dovrebbe essere sostenuta e resa più visibile, e le condizioni di lavoro dovrebbero essere migliorate. Alcuni dei provvedimenti proposti sono già stati attuati. I costi per la cura dei bambini e dei parenti bisognosi di assistenza possono ad esempio essere inclusi nel budget della produzione del film.

Cinema duramente colpito

Berset si è detto «felice di ritrovare il pubblico e entusiasmarsi davanti alla creatività culturale». Durante il suo discorso ha inoltre ringraziato i responsabili del festival per la loro flessibilità nell'organizzare l'evento e ha sottolineato quanto questo sia stato profondamente colpito dalla pandemia. Ha inoltre auspicato il prolungamento degli aiuti Covid-19 per il settore, per ora validi fino al 31 dicembre 2021.

Chassot ha precisato che 360 milioni di franchi sono stati versati alla cultura. In particolare, l'UFC ha ricevuto 30'000 richieste di sostegno, di cui 25'000 hanno già potuto essere accolte. La direttrice dell'UFC non ha negato che «la cultura è stata la prima ad essere colpita dalla crisi e sarà l'ultima ad uscirne».

Ivo Kummer ha evocato anch'esso i sostegni concessi durante la pandemia, come quelli per i film costretti ad interrompere la loro produzione durante la crisi Covid. Ha auspicato un rafforzamento della presenza del cinema sui canali digitali, una sfida che non può però sostituire il cinema in presenza ma solo completarlo.

Difficile ritorno alla normalità

Durante la pandemia, l'UFC ha inoltre adattato le sue misure di finanziamento nel settore del cinema. In collaborazione con la Società svizzera di radiotelevisione (SSR), la Fondazione romanda per il cinema Cinéform e la Zürcher Filmstiftung (Fondazione zurighese per i film), sono stati introdotti finanziamenti supplementari per coprire i ritardi nelle riprese e i concetti di protezione.

Nonostante tutto, il ritorno alla normalità sarà una grande sfida, concordano i partecipanti alla discussione. Poiché i film svizzeri devono reggere il confronto con una forte concorrenza internazionale (le produzioni rimandate appaiono ormai tutte nello stesso momento), l'UFC sostiene dieci opere nella distribuzione nelle sale e online. Inoltre, insieme all'Associazione svizzera per il cinema ed il noleggio (ProCinema), sta finanziando la campagna «Back to the Cinema», volta ad attirare il maggior numero possibile di spettatori nelle sale.